L'amicizia? Tutta questione di geni. E' la scoperta di due ricercatori delle Università di San Diego e Yale, secondo cui due amici hanno fra di loro una notevole affinità genetica, pari all'1%, simile a quella che accomuna due cugini di quarto grado. Una questione di compatibilità genetica, dunque, che conferma curiosamente il famoso detto "i buoni amici sono come fratelli". Per giungere a questa conclusione, Fowler e Christakis hanno analizzato il dna di circa 2 mila individui, scoprendo addirittura che fra i geni condivisi tra due amici ci sono quelli che controllano l'olfatto. Inoltre, i geni che sono più simili a quelli degli amici sembrano evolvere più velocemente degli altri, il che aiuterebbe a spiegare perché l'evoluzione umana sembra aver accelerato negli ultimi 30 mila anni: l'ambiente sociale e la socialità costituiscono pertanto una forza evolutiva. Secondo i ricercatori, avere geni simili aumenterebbe le possibilità di incontrarsi spingendo a frequentare gli stessi ambienti. Non solo, quindi, qualcosa che "nasce senza ragione", spinto da circostanze o che dipende da necessità psicologiche: l'amicizia ha un significato ben più profondo che risale al nostro patrimonio genetico. E' stato messo a punto, per finire, anche un curioso calcolo per il "punteggio dell'amicizia" che, a quanto pare, è attenibile quanto quello con cui oggi si prevedono geneticamente il rischio di obesità o la schizofrenia.
Il presidente tiranno
Donald Trump sta sfidando le peggiori categorie più consolidate della politica tradizionale,
...