Gli odierni trentenni sono figli di genitori che a trentanni erano già sposati da qualche anno, possedevano un'auto, pagavano un mutuo e non un fitto, facevano un lavoro che non avrebbero mai potuto perdere, si permettevano un mese di ferie all'anno, avevano dei figli, erano cioè lanciati a pieno titolo nel mondo degli adulti. Lasciamo stare il fatto, per il momento, che votavano Democrazia Cristiana! E oggi non è più così. Sempre meglio che andare in guerra. Si ma che p...le!
Quello che v'invito ad andare a vedere è un film italiano simpaticamente godibile perché vi trasmetterà il poco stimolante status di una fetta considerevole di gioventù italiota alle prese, quotidiane, con l'insicurezza, da una parte, e la certezza di compiere scelte che si riveleranno, inevitabilmente, sbagliate, dall'altra.
Voglio proprio vedere chi e come si pronunzieranno al prossimo contesto elettorale se chi si vuol far eleggere pensa, prima di tutto, a rubare posti di lavoro (visto che di soldi nisba...) per i suoi familiari (quelli della quarta generazione compresi) e poi, se ci resta qualcosuccia, forse pensa anche ai poveri e sfigati elettori che non hanno potuto, o non hanno voluto, eleggere membri della loro famiglia.
Triste, triste, triste essere stati resi professionali dal sistema e da esso stesso non accettati perché "figli di...nessuno" e scavalcati, dimenticati e nel più piccolo dei drammi, valutati primi tra gli esclusi. Tran tran, quello descritto che vale, in termini economici quando è un buon lavoro, 1000,00 euri al mese. Tra affitti insostenibili, continue corse per raggiungere i due, se non tre, lavori che si è costretti a fare, tra curricula continuamente da aggiornare, in una fase storica che verrà descritta dagli studiosi del quarto millennio come: "L'età della formazione permanente". Già perché non si finisce più se si entra nel gioco dei corsi abilitanti, o semplicemente formativi, che sono solo, alla fine della fiera, una tangente per continuare ad esistere nelle infinite graduatorie dei centri per l'impiego, dei provveditorati, delle agenzie interinali, forse anche per i loculi nei cimiteri...
Essere Milleurista significa dover vivere con l'ansia, mettersi continuamente in gioco e avere l'affanno di chi nell'Ottocento viveva solo per lavorare, con l'aggravante oggi di non riuscire a sbarcare il lunario.
Quando parlavo di cinema della crisi, qualche articolo fa a proposito del film "Due partite", parlavo proprio di questa crisi sociale che non vogliamo vedere ma che invece ci ha sommersi e dalla quale solo in pochi verranno afferrati per i capelli e salvati. Non i migliori, ma i più raccomandati. Meglio ridersela sulla sventure che capitano ai vari personaggi del film, nel buio di una sala cinematografica, anziché starci a pensare.
Ah, scusate! La recensione.
A Milano, meta ultima di tante giovanili speranze, Matteo (Alessandro Tiberi) si trova a dover fare i conti con un lavoro che non gli piace ed un affitto inevitabilmente da pagare. Vive con Francesco (Francesco Mandelli) che oltre ad essere il coinquilino è il suo migliore amico. Ma Matteo è anche un laureato in matematica che per amicizia, stima o forse perché semplicemente gli piace, tiene seminari di matematica presso il corso di un noto docente universitario (Paolo Villaggio) che si rivelerà essere determinante nella scelta sentimentale alla quale Matteo è sottoposto dal fato.
Vi consiglio un libro...
Ma no, andate a lavorare!!!