Donald Trump sta sfidando le peggiori categorie più consolidate della politica tradizionale, incarnando quel mostro anti-democratico che mescola accentramento del potere con retorica populista e deregolamentazione neoliberista. Il suo modello non è quello del despota che impone il terrore, ma del fanatico che sfida le istituzioni nel nome di una gloria effimera. Trump è un leader senza un vero programma politico, ma con una narrazione inquietante che esalta il nazionalismo e uno spregiudicato self-made man. La sua "anarchia" è solo apparente: dietro il rifiuto delle élite e delle regole si cela una visione radicale in cui il mercato e il denaro diventano gli unici arbitri della società (vedi Ucraina e questione palestinese). La religione stessa è strumentalizzata a fini propagandistici, non per un valore etico, ma come arma di consenso e divisione. Questa estetica del populismo trova il suo spazio in una democrazia sempre più fragile, incapace di rinnovarsi e di offrire alternative credibili. Trump non vince grazie alla forza di un’ideologia, ma grazie al deserto lasciato dalla politica stessa, in piena crisi, ridotta a spettacolo e priva di una visione capace di opporsi al "fascino" dell’uomo forte.
Turchia, arrestato l'avversario politico di Erdogan: insorge la piazza

Istanbul. Il tribunale ha confermato la condanna a Ekrem Imamoglu, sindaco di Istanbul e leader
...