Istanbul. Il tribunale ha confermato la condanna a Ekrem Imamoglu, sindaco di Istanbul e leader carismatico dell’opposizione, arrestato senza processo con l'accusa di corruzione. La sentenza, vista come un tentativo di Erdogan di eliminare un avversario pericoloso, ha scatenato proteste di massa in tutto il Paese. A Istanbul, 300 mila cittadini si sono riversati in piazza, seguiti da manifestazioni a Smirne, Ankara e Diyarbakir. L’arresto di Imamoglu, già protagonista della storica sconfitta elettorale inflitta all'Akp nel 2019, ha spinto l’opposizione a compattarsi, indicandolo come leader naturale per sfidare Erdogan. Il Chp ha deciso di candidarlo alle primarie con un consenso senza precedenti, sostenuto da 15 milioni di turchi. Nel frattempo, la repressione governativa si è inasprita: numerosi sindaci dell’opposizione sono stati rimossi e rimpiazzati da commissari nominati dal ministero dell’Interno. L’escalation autoritaria di Erdogan, che già in passato ha colpito avversari come Osman Kavala, sta trasformando la crisi politica in una mobilitazione nazionale. Imamoglu, in carcere a Silivri, ha lanciato un appello ai suoi sostenitori: “Non arrendetevi, questa è solo una battaglia”. La tensione cresce e il voto del 2023 si preannuncia come il più incerto dell’era Erdogan.
Il presidente tiranno

Donald Trump sta sfidando le peggiori categorie più consolidate della politica tradizionale,
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