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Washington DC (Usa). "America, sono onorato che tu mi abbia scelto per guidare il nostro grande Paese". Con queste parole Joe Biden ha annunciato su Twitter la vittoria arrivata dopo tre giorni di incertezze e un conteggio lentissimo e ancora in corso. La chiave di volta è stata la Pennsylvania, che ha dato al candidato democratico i 20 grandi elettori necessari per sfondare la soglia dei 270, arrivando a 273. Joe Biden, 77 anni, è il 46esimo presidente degli Stati Uniti. Nel conteggio finale Biden arriva a 306 delegati, ben al di là di 270, la soglia minima della maggioranza, considerando che sono 538 i rappresentanti del Collegio elettorale. L'affluenza straordinaria di circa 150 milioni di elettori, contro i 137,5 milioni di quattro anni fa ha portato Biden ad ottenere più consensi di sempre: 73 milioni. Il suo avversario, Donald Trump, è il secondo con 70 milioni ed ha accumulato circa 5,7 milioni di preferenze in più rispetto al 2016. Ma era, ed è rimasto, un leader minoritario nel Paese. Nonostante non sia arrivata l'attesa "onda blu" prevista da alcuni sondaggisti, Biden si è presentato agli elettori con una coalizione larga e con una novità epocale: Kamala Harris, la prima vice presidente di colore della storia. Il ticket Biden-Harris ha promesso di riunificare il Paese, nel mezzo della pandemia e della crisi economica. Come previsto, il presidente in carica Donald Trump ha scatenato la guerriglia giudiziaria, annunciandolo in diretta televisiva giovedì nella serata americana. Difficile ora prevedere quanto potrà durare la rissa nei tribunali innescata da Trump. Il sospetto è che il presidente in carica stia cercando non solo di rimanere disperatamente alla Casa Bianca, facendo leva sui giudici conservatori della Corte Suprema (tre di sua nomina), ma di avere una "exit strategy" meno indolore possibile lasciando la Casa Bianca dopo un solo mandato. Un disastro, in termini strettamente politici. Per Biden non sarà facile governare, questo è certo. Il Senato è ancora in bilico e probabilmente lo sarà fino al 5 gennaio, quando ci sarà il ballottaggio per i due seggi della Georgia. Al momento il tabellone è 48 a 48. I democratici devono arrivare a 50 su 100. A quel punto Kamala Harris potrà spezzare l'equilibrio, come presidente del Senato. Intanto, è stato chiuso lo spazio aereo sopra la residenza di Biden e si guarda al calendario istituzionale. Entro l'8 dicembre i singoli Stati dovranno certificare i voti e designare i loro grandi elettori; il 15 si riunirà il Collegio elettorale per nominare formalmente il presidente; il 6 gennaio 2021 il Congresso riconta i voti e dichiara formalmente chi è il vincitore; il 20 gennaio entrerà in carica il nuovo presidente.
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Minneapolis (Usa). La morte di George Floyd, il nero soffocato lunedì dal poliziotto bianco Derek Chauvin, è diventata ormai la scintilla di una rivolta nazionale. Chauvin è stato arrestato e incriminato per omicidio di terzo grado, e sua moglie ha deciso di divorziare. Questo non è bastato a placare le proteste della comunità nera (e non solo) che stanno ormai dilagando in tutti gli Stati Uniti. A Minneapolis, che sembra una zona di guerra dopo la mobilitazione della Guardia Nazionale, e in tutta l'America, da New York a Denver, dove i manifestanti sembrano determinati a fare i conti dopo anni di abusi. Saccheggi e aggressioni, dunque, ma anche condivisione e sostegno delle forze dell'ordine alle persone che in piazza chiedono giustizia per la morte di George Floyd. In tutti gli Stati Uniti molti ufficiali di polizia si sono inginocchiati insieme ai manifestanti in segno di solidarietà.
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Ginevra (Svizzera). "Il Covid-19 si diffonde velocemente e sappiamo che è letale, dieci volte più letale del virus responsabile della pandemia di influenza del 2009". Lo ha dichiarato il direttore generale dell'Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus, in un briefing con i giornalisti a Ginevra. "Lo sviluppo e la distribuzione di un vaccino sicuro ed efficace - ha sottolineato Ghebreyesus - sono necessari per interrompere pienamente la trasmissione. Questo è un virus nuovo ed è la prima pandemia causata da un coronavirus. Possiamo quindi solo agire e aggiustare la nostra strategia sulla base di quello che conosciamo". "Le mascherine - ha puntualizzato il direttore dell'Oms - non sono alternative al lockdown. Non vogliamo che le persone debbano pensare che indossare la mascherina sia la stessa cosa che stare a casa. E' qualcosa a cui prestare attenzione".
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Ginevra (Svizzera). "Il Covid-19 può essere definito una pandemia". Così ha affermato il direttore generale dell'Organizzazione Mondiale della Sanità, Tedros Adhanom Ghebreyesus. "Non abbiamo - ha detto - mai visto una pandemia di un coronavirus, questa è la prima. Ma non abbiamo mai visto nemmeno una pandemia che può, allo stesso tempo, essere controllata. Dei 118 mila casi di Covid-19 segnalati a livello globale in 114 paesi, oltre il 90% dei casi si trova in soli quattro paesi e due di questi, Cina e Corea del Sud, hanno registrato una significativa riduzione dell'andamento dell'epidemia. Ottantuno paesi non hanno segnalato alcun caso di Covid-19 e 57 hanno riportato 10 episodi o meno. Non possiamo dirlo abbastanza forte, abbastanza chiaramente, o abbastanza spesso: tutti i paesi possono ancora cambiare il corso di questa pandemia". "Italia e Iran sono in prima linea ma nei giorni e nelle settimane a venire, prevediamo che il numero di casi di Covid-19, il numero di decessi e il numero di paesi colpiti aumenteranno ancora di più". "Pandemia non è una parola da usare con leggerezza o negligenza. È una parola che, se usata in modo improprio, può causare paura irragionevole o accettazione ingiustificata che la lotta è finita, portando a sofferenze e morte inutili. Descrivere la situazione come una pandemia non cambia la valutazione dell'Oms sulla minaccia rappresentata da questo coronavirus. Non cambia ciò che l'Oms sta facendo, e non cambia ciò che i paesi dovrebbero fare". "L'Oms è profondamente preoccupata sia dai livelli allarmanti di diffusione e gravità, sia dai livelli allarmanti di inazione. Siamo grati - conclude - per le misure adottate in Iran, Italia e Corea del Sud per rallentare il virus e controllare l'epidemia di Covid-19. Sappiamo che queste misure stanno mettendo a dura prova le società e le economie, proprio come hanno fatto in Cina". La Covid-19 è la seconda pandemia di questo secolo, comparsa a undici anni dalla pandemia dell'influenza A/H1N1. Come allora, ogni Paese è tenuto a rispondere mettendo in atto dei piani per gestire l'organizzazione di ospedali e terapie, in linea con quanto previsto dall'Oms. Non è stabilito in modo chiaro il momento in cui un'epidemia diventa una pandemia e in generale si parla di pandemia quando in più Paesi avvengono epidemie con una trasmissione molto sostenuta, che non può più essere messa in relazione con il focolaio originario della nuova malattia. L'ultima dichiarazione di pandemia da parte dell'Oms risale al 2009, quando l'influenza H1N1 colpì circa un miliardo di persone nei primi sei mesi causando 600 mila morti.
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Ginevra (Svizzera). "I nostri epidemiologi stanno monitorando continuamente gli sviluppi e abbiamo aumentato la valutazione del rischio di diffusione del contagio: il rischio di impatto del Covid-19 a livello globale è molto alto". Lo ha detto Tedros Adhanom Ghebreyesus, direttore generale dell'Organizzazione Mondiale della Sanità durante la conferenza stampa di aggiornamento sull'epidemia di Coronavirus. L'aumento del rischio è collegato alla diffusione del Covid-19 in un numero maggiore di Paesi, molti casi dei quali legati proprio agli italiani. L'approccio alla situazione attuale non cambia, ma continua a essere prioritario contenere la diffusione del virus. In Cina sono stati riportati 78.959 contagi, comprese 2.791 vittime. Fuori dalla Cina i casi sono in totale 4.351 in 49 Paesi, con 67 vittime confermate. Intanto, sta progredendo il lavoro su più di 20 vaccini in via di sviluppo a livello globale e diverse terapie sono in fase di sperimentazione clinica. I primi risultati si prevedono tra qualche settimana.
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Pechino (Cina). "La più grande emergenza sanitaria nella storia della Cina dalla fondazione del sistema comunista nel 1949 a oggi", è quanto dichiarato dal presidente Xi Jinping in merito all'epidemia del Coronavirus, nel corso di un collegamento avuto oggi in videoconferenza con 170 mila funzionari statali di livello centrale, locale e militare. Una riunione ad ampio raggio "senza precedenti", secondo il tabloid Global Times, con l'obiettivo di coordinare la risposta dello Stato. Il presidente cinese ha ammesso che la Cina deve trarre una lezione dalle carenze emerse nella risposta alla crisi del nuovo coronavirus. Un'ammissione di questo genere è molto rara da parte del leader incontrastato della seconda economia mondiale, in un Paese dove la dirigenza comunista ha ricevuto diverse critiche per le mancate risposte alla crisi. L'epidemia ha contagiato finora 77 mila persone in Cina, uccidendone 2.400.
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Pechino (Cina). Sale a 56 il bilancio delle vittime del coronavirus in Cina e si avvicina a 2 mila il numero di persone infette in tutto il Paese. E' l'ultimo bilancio diffuso dalle autorità, salito a poche ore dall'ultimo bollettino. Il sindaco di Wuhan, da dove è partito il contagio ha detto alla tv di Stato di aspettarsi "almeno un migliaio di contagi in più". Nelle ultime 24 ore, sono morte 15 persone e almeno 688 nuovi casi sono stati confermati, secondo la Commissione nazionale per la Salute. Dei nuovi decessi, 13 si sono verificati nella provincia di Hubei, quella di Wuhan. Xiaowe, ministro della Commissione sanitaria nazionale di Pechino, non nasconde la preoccupazione. "La capacità di diffusione del virus si stia rafforzando e il periodo di incubazione può variare tra 1 e 14 giorni", ha detto. Xiaowe h apoi aggiunto che questo coronavirus, su cui "si hanno al momento conoscenze limitate", si trasmette "anche durante l'incubazione, diversamente da quello della Sars". Le persone in arrivo alle stazioni ferroviarie di Shantou saranno sottoposte a screening e "invitate a tornare indietro", hanno affermato le autorità cittadine che però escludono l'isolamento. Autobus, traghetti, trasporti pubblici e taxi resteranno fermi, hanno annunciato le autorità di Shantou sul loro account ufficiale sui social media. Le misure mirano a "non risparmiare sforzi per la prevenzione e il controllo" dell'epidemia, hanno detto i funzionari di Shantou, e a "tagliare i canali di diffusione del virus". E' Xi'an la terza città cinese a vietare gli autobus a lunga percorrenza nell'intento di fermare la diffusione del coronavirus. Lo hanno annunciato le autorità locali sulla piattafoma Weibo (il Twitter cinese), e poco dopo hanno dato un analogo annuncio le autorita' della provincia di Shandong. Il divieto entrera' in vigore a Xi'an, città con 10 milioni di abitanti, alle 18 di oggi, ora locale. Stesso divieto è già stato annunciato da Pechino e Tianjin. Il presidente cinese, Xi Jinping, non ha nascosto la propria preoccupazione per quando sta avvenendo nel Paese, sottolineando che "la situazione è grave perché l'epidemia sta accelerando". Gli ha fatto eco il ministro della Sanità, Ma Xiaowei, affermando che la capacità di diffusione del coronavirus sembra diventare più forte e che non sono ancora chiari i rischi della sua mutazione. In una conferenza stampa, Ma ha spiegato che il periodo di incubazione è tra 1 e 14 giorni ed è probabile che il numero di casi continui ad aumentare.
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Sidney (Australia). Incendi boschivi senza precedenti stanno devastando intere regioni dell'Australia provocando la morte di 24 persone e danni considerati ingenti dalle autorità. Fino ad ora sono almeno tre i milioni di ettari bruciati: una superficie equivalente a quella del Belgio. Questo è il bilancio degli incendi nella regione sudorientale dell'Australia, il New South Wales, dove si trova anche il capoluogo Sydney, con 5,2 milioni di abitanti. Ieri a Sydney ci sono state temperature record che hanno toccato i 47 gradi. A Canberra la temperatura ha raggiunto i 44 gradi, una rilevazione senza precedenti secondo un portavoce dei servizi meteorologici australiani. E le implacabili condizioni meteorologiche fanno temere una vera catastrofe. Centinaia di proprietà sono state distrutte e un uomo è morto nel tentativo di salvare la casa di un amico, mentre il Paese ha vissuto uno dei giorni peggiori da quando sono iniziati gli incendi a settembre. Nel sud-est del Paese il cielo è ormai nero e piovono le ceneri del rogo. Migliaia di persone, tra cui molti turisti, si sono rifugiate sulle spiagge del sud-est australiano, una fascia lunga circa 200 chilometri, a causa degli incendi che hanno colpito zone turistiche e isolato intere città. Si stima inoltre che siano circa 8 mila i koala dispersi nelle fiamme, che nella costa nord del New South Wales hanno già ucciso circa il 30% dell'intera popolazione di questa specie. E' stato dichiarato lo stato di emergenza.
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Brasilia (Brasile). Vasti roghi in queste stanno devastando il polmone verde della Terra. La foresta Amazzonica è il più grande ecosistema del Pianeta in quanto contiene il 40% delle foreste tropicali e tra il 10 e il 15% delle specie animali e vegetali. Gli incendi delle ultime settimane sono particolarmente allarmanti poiché gli alberi sono la prima linea di difesa del pianeta contro il riscaldamento globale. Attraverso il processo di fotosintesi l'albero sottrae infatti la anidride carbonica dall'atmosfera, il principale gas ad effetto serra, fissandola nel legno che è composto per circa il 50% di carbonio. Purtroppo, come precisa l'Istituto Nazionale di Ricerca Spaziale (Inpe) del ministero della Scienza brasiliano, quest'anno c'è stato un aumento dell'84% egli incendi rispetto allo stesso periodo del 2018. Solo nell'ultima settimana sono stati rilevati oltre 9.500 incendi, per un totale di 74.000 incendi da Gennaio ad Agosto 2019. Come spesso accade, all'origine degli incendi non c'è la siccità o altri fatti naturali, ma l'opera dell'uomo, deciso a sgombrare il terreno per creare nuovi pascoli e terreni da coltivare. Non ci sono più dubbi su come la deforestazione, in vertiginosa crescita, renderà ancora più difficile, se non impossibile, mantenere il riscaldamento globale ben al di sotto dei 2 gradi rispetto ai livelli preindustriali, come richiesto dall'Accordo di Parigi per il clima. Probabilmente stiamo arrivando a un punto di non ritorno, passato il quale, le conseguenze sul clima e sull'ambiente diventeranno ingestibili con ripercussione sulla nostra società.
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Parigi. È scoppiato nel pomeriggio di ieri, lunedì 15 aprile 2019, un vasto incendio alla Cattedrale di Notre Dame a Parigi. Il fuoco avvolge gran parte dell'edificio e le telecamere hanno registrato in diretta televisiva il crollo della grande guglia di quarantacinque metri che poggia sul tetto, che è andata interamente distrutta. La guglia, frutto delle ricostruzioni ottocentesche di Viollet-le-Duc (quella duecentesca originaria fu demolita nel 1792) è rovinata al suolo, mentre il tetto è collassato all'interno. Al momento non risultano feriti e l'area è stata completamente evacuata: isolata l'intera Île de la cité, l'isola sulla quale sorge Notre-Dame, mentre gli elicotteri sorvolano la zona. Nell'edificio di culto erano in corso lavori di restauro e l'ipotesi, confermata dai vigili del fuoco di Parigi, è che l'incendio possa essere collegato all'intervento che la cattedrale stava subendo. La polizia di Parigi intanto fa sapere che l'incendio durerà ancora a lungo. Notre-Dame è una delle più antiche e maestose chiese della Francia: costruita tra il XII e il XIV secolo, è di proprietà dello Stato francese che la concede in uso alla Chiesa cattolica, e fa parte del Patrimonio dell'Umanità dell'Unesco dal 1991. Sui social sono tantissime le immagini dei parigini e dei turisti, postate sui social network, per documentare quello che sta accadendo alla cattedrale che è anche uno dei simboli di Parigi, oltre che uno dei monumenti più visitati del mondo.
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- Giovanni Apadula By
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Stoccolma. Doveva essere un exploit dell'estrema destra, quasi a confermare il trend che vede il cuore dell'Europa nella morsa del populismo xenofobo ed antieuropeista. E invece le elezioni svedesi dello scorso 9 settembre si sono risolte in un sostanziale nulla di fatto per ciò che riguarda i rapporti di forza tra gli schieramenti politici locali. Nel paese scandinavo, che da oltre un secolo è contrassegnato da una forte tradizione socialdemocratica, a spuntarla è stato ancora una volta il Partito Socialdemocratico, seppur ottenendo il peggior risultato elettorale della sua storia, con il 28,4% delle preferenze. Staccati di poco più di otto punti i conservatori del Partito Moderato, le cui origini attecchivano su posizioni fortemente nazionaliste ma che nell'ultimo scorcio dello scorso secolo si è attestato su posizioni più liberali. Il pericolo maggiore per la stabilità dell'assetto politico svedese veniva, appunto, dai Democratici Svedesi di Jimmie Åkesson, il movimento apertamente ostile alle immigrazioni ed euroscettico. Gli exit poll, infatti, prevedevano una cavalcata quasi trionfale i DS, forse non tale da insidiare le traballanti sicurezze dei Socialdemocratici ma comunque in grado di conseguire numeri da far pesare all'interno del Riksdag, la camera legislativa nazionale. Alla fine Sverigedemokraterna ottiene il 17,6 per cento dei voti, il 4,7% in più rispetto alla tornata del 2014, confermandosi con buon margine come terza forza del panorama politico, ma ben lontana dai risultati sperati alla vigilia dello spoglio. Sull'altro versante, tuttavia, i numeri incassati dai Socialdemocratici - in combinazione con i risultati della coalizione di centrosinistra, sommando un totale di 144 seggi - non permettono di disegnare un governo monocolore. Il centrodestra, infatti, porta a casa 143 seggi, pur senza l'apporto dei Democratici Svedesi, in un ‘alleanza più volte esclusa tanto alla vigilia che al termine delle elezioni. L'ipotesi Grosse Koalition sembra così profilarsi all'orizzonte, nonostante le difficoltà date dai numeri che nemmeno in questo caso garantirebbero la maggioranza dei seggi necessaria alla stabilità amministrativa. Un ostacolo aggirabile, magari includendo nell'alleanza i movimenti centristi, ma che in ogni caso non incute quelle preoccupazioni che, in caso di exploit della destra DS, avrebbero scosso il termometro politico svedese, nonché la credibilità e la solidità di oltre un secolo di storia politica.
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- Pierfrancesco Maresca By
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Harare. Lunedì 26 agosto la città di Harare si è svegliata festeggiando l'inizio di un nuovo corso con il giuramento del neopresidente Emmerson Mangagwa del partito Zanu-Pf, acronimo di Zimbabwe African National Union, che lo scorso 30 luglio era riuscito ad averla vinta sullo sfidante Nelson Chamisa. All'interno dello stadio nazionale si è celebrata la cerimonia di insediamento durante la quale Mangagwa ha dichiarato alla folla esultante che "un domani luminoso" si prospetta per il Paese. Mangagwa vanta un ricco curriculum nelle istituzioni, infatti è stato a capo di più ministeri nel corso degli anni, tra cui quello della Giustizia e della Difesa, nonché vicepresidente della Repubblica nel triennio 2014-2017 fino a quando, lo scorso 6 novembre, il presidente Robert Gabriel Mugabe lo accusò di cospirare contro di lui tanto da costringerlo alla fuga, nominando sua moglie Grace Mugabe nuovo vicepresidente. Ma la reazione di Mangagwa non si fece attendere. Vantando un passato patriottico nella guerra a fianco di Constantino Chiwenga (ora capo dell'esercito) durante la guerra civile contro il dominio bianco, lo scorso 14 novembre, grazie al suo sostegno, i militari si mobilitarono per impedire a Grace Mugabe di essere nominata futuro presidente. Dopo aver preso posizione nei punti chiave della capitale i militari presero in consegna i due coniugi presidenziali relegandoli nella propria residenza senza spargimento sangue. Nella tv di Stato Zbc un portavoce dell'esercito, il generale Sibusiso Moyo, annunciò che quello in corso non era un golpe bensì un momento di transizione per permettere di preservare la costituzione e la libertà (da tempo negata) al Paese e di dare il prima possibile il via a nuove elezioni democratiche. Ciò permise a Mangagwa di rientrare in patria mentre ai due coniugi venne concessa la possibilità di rimanere nel Paese con i propri beni e privilegi in cambio di un ritiro spontaneo dal governo. Infatti, dopo aver ottenuto l'indipendenza dal regime coloniale nel 1980, l'allora Rhodesia, poi ribattezzata Zimbabwe, vive sotto la guida del partito marxista leninista Zanu-Pf di Robert Mugabe. Un regime dittatoriale quello instauratosi, come denunciato da Amnesty International, la quale segnala sul proprio sito la violazione dei diritti umani, della libertà di espressione, riunione e associazione. Manifestazioni e scioperi repressi nel sangue dalla polizia, come quella contro la cessione dell'estrazione diamantifera da parte di aziende cinesi, nonché un clima di corruzione, arresti arbitrari e una recessione senza fondo che ha fatto precipitare il Paese nella povertà. Se questo ha caratterizzato il governo di Mugabe sua moglie non sembra essere da meno: la donna, infatti, è attualmente sotto indagine da parte delle autorità giudiziarie perché sospettata di capeggiare una rete di contrabbando di diamanti, oro e avorio grazie alla propria posizione politica, faccenda che preoccupa molto la comunità internazionale essendo lo Zimbabwe sede di numerosi elefanti. Quindi si può confidare che il Paese possa sperare in un futuro prospero e democratico? Emmerson Mangagwa è membro dello stesso partito di Mugabe, lo Zanu-Pf, che è al governo dagli anni '80. La sua vittoria del 50,8% ha scatenato una dura reazione da parte dell'opposizione di Nelson Chamisa che ha richiesto l'annullamento dell'esito delle elezioni per la presenza di frodi e brogli elettorali; inoltre, durante una protesta, l'esercito ha aperto il fuoco causando tre morti. Ciò che si teme, quindi, è che il terrore abbia soltanto mutato nome.
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Mae Sai (Thailandia). Sono cominciate ieri mattina le operazioni di salvataggio dei 12 ragazzi di una squadra di calcio intrappolati nella grotta di Tham Luan Nang Non, a Mae Sai, nel nord della Thailandia, insieme al loro allenatore. Contando i quattro recuperati nell'operazione di soccorso di domenica, al termine della seconda giornata sono otto i giovani calciatori salvati. Ad attenderli fuori elicotteri e ambulanze. Ricoverati in ospedale, non hanno ancora potuto riabbracciare genitori e amici, ma hanno avanzato le prime richieste: "Riso con il basilico e chili e pollo fritto" è il primo desiderio dei giovani rimasti per giorni bloccati nella grotta nel nord del Paese. Qualcuno è più allegro e in salute di altri, ma nessuno è in pericolo di vita. Per fare uscire i ragazzi dalla caverna si sta seguendo il metodo ipotizzato nei giorni scorsi: verranno messi in salvo uno per volta, e ognuno di loro verrà guidato da due sub nel passaggio che porta all'uscita. Il condotto è stato descritto come complicato da attraversare anche per sub esperti. Numerosi infatti sono gli ostacoli, in primis il fango, visto che dovranno nuotare per ore in acque mosse e fangose complicate anche per i più esperti sub. Non solo, i bambini dovranno passare da un punto noto come Sam Yak, che è molto stretto e tutto sott'acqua: sotto pressione e concentrati senza fare sbagli per almeno 6 ore, il tempo minimo per poter uscire dalla grotta dove sono ora. Da ultimo, il fattore panico potrebbe causare non pochi problemi: sarebbe difficile, anche se accompagnati, gestire quel panico in quelle condizioni. AGGIORNAMENTI IN CORSO.
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Madrid (Spagna). Sarà la Spagna ad accogliere la Aquarius, la nave con oltre 600 migranti soccorsi al largo della Libia e fermata mentre è in corso un braccio di ferro tra Italia e Marta sul porto. Lo ha fatto sapere lo stesso premier spagnolo, Pedro Sanchez. "È nostro obbligo aiutare ad evitare una catastrofe umanitaria e offrire un porto sicuro a queste persone", ha dichiarato il premier spagnolo nell'annunciare di voler accogliere la nave nel porto di Valencia. La sindaca di Barcellona, Ada Colau, e il sindaco di Valencia, Joan Ribo, avevano offerto entrambi di accogliere nelle rispettive città la nave Aquarius, unendosi così ai sindaci di numerosi porti italiani. "Non possiamo guardare dall'altra parte", ha detto Colao al Forum di Nueva Economia, lanciando un appello a collaborare al nuovo governo spagnolo di Pedro Sanchez. "Ringrazio le autorità spagnole per aver accolto la nave Aquarius nel loro territorio", dice Giuseppe Conte al suo arrivo ad Accumoli per visitare i luoghi colpiti dal terremoto del 2016. "Avevamo chiesto un gesto di solidarietà all'Europa, e questo gesto di solidarietà è arrivato", aggiunge il presidente del Consiglio. "Diamo il benvenuto alla decisione del governo spagnolo di permettere a nave Aquarius disbarcare a Valencia per ragioni umanitarie. Questa è la vera solidarietà messa in pratica, sia verso questo queste persone disperate e vulnerabili, che verso stati membri partner". Il commissario europeo Dimitris Avramopoulos su twitter commenta la decisione del premier spagnolo Pedro Sanchez di aprire il porto di Valencia allo sbarco dei migranti a bordo dell'Aquarius.