Una simile eventualità è pari a una disgrazia, forse peggio, nel mondo di alcuni dirigenti americani narrati nel film, che considerano il lavoro l’unico motivo per vivere. Controllati dai tizi dell’Ufficio Immigrazione, i due sono costretti in pochi giorni a conoscersi davvero. Andrew, quindi, minacciato di essere licenziato in caso di rifiuto, è costretto alla menzogna, e porta in Alaska dai parenti la donna che da tre anni lo mette in croce sul luogo di lavoro. In uno scenario diverso, un villone in mezzo alla neve, montagne, boschi, suggestivi porticcioli e casette di legno, si consumano esilaranti equivoci e scene abbastanza scontate, che portano ad un finale davvero troppo forzato. Film piacevole, reso più divertente dall’interpretazione della Bullock, che si diverte a fare il verso non solo alle donne manager, firmate dalla punta dei capelli a quella delle scarpe e senza uno straccio di affetto, ma all’intero ambiente dei luoghi di lavoro. Qui regna la paranoia, l’ ipocrisia, inesistente lo spazio per il fattore umano, ma enorme è la capacità di sopportare anche i compromessi più umilianti. Se il caro Andrew, infatti, così “angelico†non fosse stato così dannatamente ambizioso, anche a costo della sua stessa dignità , non avrebbe certo fatto per il suo capo “corse notturne disperate alla ricerca di un Tampaxâ€.
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