- Come mai avete pensato a questo nome?
San Severino una volta si chiamava "Rota", perchè era un punto di riferimento commerciale e chi vi transitava era tenuto a versare un dazio, che era appunto chiamato "rotaticum". Noi abbiamo chiamato così il nostro festival perchè vorremmo che San Severino tornasse ad essere un punto di riferimento, ma dal punto di vista artistico.

- Quanti componenti siete?
Una quindicina...più o meno.

-Com'è nata in voi la passione per il teatro?
L'esperienza della scuola è stata fondamentale. Ci ha fatto crescere umanamente, artisticamente e ci ha fatto capire l'importanza di emozionarci ed emozionare... credo che oggi noi facciamo teatro per questo.

- C'è qualche autore che preferite in particolare e perchè?
Nessun autore in particolare. Facciamo da Edgar Lee Master ad Edoardo...

- Cosa avete portato in scena ultimamente?
Quest'estate abbiamo portato in giro uno spettacolo composto da quattro atti unici, di cui due di Edoardo, e due tratti dalla Smorfia di Troisi. Lo spettacolo si intitolava "Adda passà a serata".

- A cosa state lavorando adesso?
Per questo 'Rota in Festival' la nostra compagnia invece si esibisce in una commedia brillante di Oreste De Santis che si chiama "Io, Alfredo e Valentina".

- Il pubblico di San Severino vi segue?
Fortunatamente abbiamo un buon seguito, non possiamo lamentarci. I nostri spettacoli vanno sempre molto bene. Speriamo che anche le compagnie che chiamiamo da fuori abbiano lo stesso seguito. Spesso nel Rota in festival scegliamo gruppi giovani, testi nuovi ed a volte alternativi alla commedia brillante, un po' più seri. Questi spettacoli hanno dimostrato di avere meno impatto sul pubblico, ma noi crediamo sia giusto proporre una varietà che rispecchi a tutto tondo le nuove realtà creative. Diamo spazio a tutti i generi privilegiando la qualità e non precludendoci ad alcun genere, purchè sia ben fatto e possa arricchire noi e chi ci segue. L'intento del Rota in festival è anche quello di sensibilizzare le persone, con il tempo, a tutti i tipi di teatro, uscendo un pò dallo stereotipo delle commedia napoletana e proponendo delle altrenative.

- Cosa vi piace di più della vostra vita da "teatrante"? e quello che vi piace di meno?
Domanda difficile...D'impatto diremmo che quello che ci piace di meno sono le condizioni "disagiate" a cui deve stesso sottostare l'attore che gira per i paesini: dover montare e smontare le scene prima e dopo ogni spettacolo e recitare freschi e tosti come se si fosse appena arrivati, oppure il doversi adattare a tutti i tipi di palchi e di pubblico (abbiamo recitato nelle sagre, piuttosto che sui gradini di una chiesa), i soldi che non bastano mai e dovere elemosinare sempre e comunque le due lire che ci danno, che poi rappresentano semplicemente un rimborso spese....insomma le cose che non vanno ci sono e sono tante. Tuttavia rifaremmo tutto, rivivremmo ogni istante, ricalcheremmo ogni sgangherato palco, rimonteremmo ogni singola scena, e tremeremmo e grideremmo solo per provocare una piccola emozione in ogni singolo spettatore. Quello che ci piace?? Credo tu l'abbia capito....