Il film ripercorre la vita di Charles partendo dalla sua difficile infanzia (segnata in modo indelebile dalla morte del fratello) e dalle prime lotte per essere trattato in maniera equa e per farsi strada da solo, alla scoperta da parte dell’Atlantic Records e alla successiva ascesa fino alla fama mondiale, dalla lotta contro la droga alle sue appassionate storie sentimentali. La vita privata di questo genio appare avvincente nella sua tragicità quanto la sua folgorante carriera.
Hackford è stato spinto a dirigere non solo per l’amore che ha sempre nutrito per la musica di Ray Charles ma anche dall’aver scoperto la storia difficile che stava dietro al successo del musicista. Nel suo lungo lavoro di ricostruzione del puzzle della vita di Ray il regista è stato aiutato dal figlio di Charles, Ray Charles Robinson Jr., che è diventato uno dei coproduttori del film.
La regia è sapiente (bellissime le scene di flash back dell’infanzia), ottima è la colonna sonora. Ma la carta vincente di questo film è senza dubbio la scelta di Jamie Foxx per il ruolo di Ray. Si resta sorpresi per il livello di spontaneità e di naturalezza della sua interpretazione. Foxx non resce solo ad imitare Charles ma piuttosto cattura parte del suo spirito. L’attore lavora sui dettagli: la musicalità , il calore, il senso dell’equilibrio, la postura che tutti insieme hanno contribuito alla ricostruzione della fisicità del personaggi.
Il successo di questa biografia filmata è stato suggellato, del resto, da Ray Charles stesso che, pochi mesi prima della scomparsa, dichiarò: “Taylor ha fatto un buon lavoro; ha raccontato in maniera precisa la mia vita. Vorrei che la gente capisse le sofferenze che ho patito, da quando ero bambino fino al momento in cui mi sono affermato professionalmente e tutto quello che mi è accaduto nel corso degli anni...”.