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Agropoli, Alessandro Preziosi porta in scena il "Don Giovanni" di Molière

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Category: Spettacoli
Agropoli. Nuovo appuntamento al Cineteatro "Eduardo De Filippo" di Agropoli. Questa sera, alle ore 20.45 (ingresso a pagamento), andrà in scena Alessandro Preziosi che interpreterà il "Don Giovanni" di Molière, traduzione ed adattamento di Tommaso Mattei, con Nando Paone nel ruolo di Sganarello. Regia di Alessandro Preziosi, scene di Fabien Iliou, costumi di Marta Crisolini Malatesta, musiche di Andrea Farri, luci di Valerio Tiberi, supervisione artistica Alessandro Maggi. Un Don Giovanni moderno e attuale a cui Preziosi, attore, produttore e regista per l'occasione, riesce a dare una visione originale di questo classico. "In una società - ha scritto Preziosi nelle note di regia - che oramai, sembra implorare la finzione per raggiungere la felicità convivendo nella costante messa in scena di sentimenti emozioni, anche familiari, il Don Giovanni di Molière smaschera questo paradigma di ipocriti comportamenti, di attitudini sociali figlie di una borghesia stantia e decadente divenendo il maestro inimitabile della mimesi. Accumula, dunque, Don Giovanni su di sé, come una cavia, l'ipocrisia del mondo e diviene consapevolmente la vittima sacrificale e contemporanea della società in cui vive". Come si evince dalla scheda pubblicato su Teatro Pubblico Campano, le versioni del mito di Don Giovanni sono ben superiori alle donne sedotte dall'ammaliatore sivigliano e contano oltre 4000 riscritture. Numerosissime erano state le rappresentazioni teatrali con protagonista questo personaggio, la cui immensa fortuna letteraria era cominciata nel 1630, quando Tirso de Molina, probabilmente ispirandosi a racconti popolari che utilizzavano i padri Gesuiti, negli spettacoli edificanti dei loro piccoli allievi facendone il prototipo dell'eretico blasfemo per definizione, scrisse il suo Burlador de Sevilla.Venne in seguito ripreso dalla Commedia dell'Arte italiana, che lo incluse nel suo repertorio accentuando gli aspetti più comici della vicenda. Molière, attinge a queste fonti italiane e le rielabora per ricavarne un suo personale Don Giovanni, ritraendolo come un personaggio raffinato, cinico, dissacrante, in aperta opposizione con le convenzioni sociali, pronto a burlarsi anche della religione.Nella scelta del Don Giovanni Khora Teatro ha intravisto nella compresenza di toni drammatici e comici un materiale drammaturgico teso a coniugare l'esaltazione ed il senso tragico del personaggio archetipico, mito dell'individualismo moderno e le mirabili leve sulle parti comiche, necessarie per meglio andare incontro al gusto del pubblico, il testo ideale nel compimento di una particolarissima trilogia di ambientazione seicentesca, Amleto, Cyrano, Don Giovanni. Il Don Giovanni di Moliere non è un banale donnaiolo, collezionista di femmine per sfogo fisiologico o edonistico svago ma, a dominare, è una volontà di potenza, di affermazione di sé che nasce da un vuoto esistenziale, da una sorta di noia metafisica e, insieme, da un timore di fallimento, un Don Giovanni che ormai, prossimo al termine della sua carriera, sembra quasi svelare la maschera ipocrita della cinica empietà, per smascherare i cattivi pensieri e le ipocrisie della società in cui viviamo. La scelta artistica prende le mosse non solo dalla straordinaria contemporaneità del classico, la cui rilettura si rende necessaria in considerazione del dilagante relativismo dell'attuale società in cui impera l'immagine fine a se stessa e si continua a riscontrare il totale sgretolamento dei valori ma, soprattutto, nell'ottica della messa in scena come un omaggio sentito e coraggioso alla scrittura, al fascino dell'immaginazione e sopratutto al Teatro, in tutte le sue forme. In una società che, oramai, sembra implorare la finzione per raggiungere la felicità convivendo nella costante messa in scena di sentimenti emozioni, anche famigliari, il Don Giovanni di Moliere smaschera questo paradigma di ipocriti comportamenti, di attitudini sociali figlie di una borghesia stantia e decadente. Divenendo il maestro inimitabile della mimesi. Accumula, dunque, Don Giovanni su di se, come una cavia, l'ipocrisia del mondo e diviene consapevolmente la vittima sacrificale e contemporanea della società in cui vive. In sostanza, il personaggio letterario che, attraverso questo sacrificio, continua ad essere mito dell'individualismo moderno finisce per immolarsi, rifiutando la misericordia divina, per il pubblico di oggi e, per questo, rimanendo mito del ventunesimo secolo; non rimane che sperare che questa spettacolarizzazione dei vizi dell'anima crei nel pubblico, indispensabile per il Don Giovanni, un contraccolpo di reale riflessione sul senso e il mistero della vita: la salvezza dello spirito è radicalmente legata alla nostra autenticità. Quale migliore augurio per il teatro di oggi.
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