E lo stesso Favino nella sua carriera ha recitato in film storici che gli hanno consentito di mostrare tutto il suo talento: dall’ultimo “Miracolo a Sant’Anna” di Spike Lee, che parla di una strage di civili compiuta dalle SS nel 1944, alla battaglia di El Alamein della Seconda guerra mondiale, nell’omonimo film, passando per “Romanzo Criminale”, ambientato negli anni di piombo, quando la banda della Magliana si impossessava di Roma e sfuggiva al controllo della polizia, impegnata a combattere le Brigate Rosse. Ma ciò che più interessa a Pierfrancesco Favino nel suo lavoro non è raccontare le grandi imprese, quanto gli uomini qualunque, che sono proprio quelli che fanno la storia. Per quanto riguarda il film “El Alamein”, dice l’attore: « mi interessa più capire non perché siano stati condotti lì per una battaglia, ma come un uomo ha fatto due anni nel deserto a non impazzire».
L’uomo qualunque non deve essere per forza una figura positiva, e Pierfrancesco Favino risponde alle critiche rivolte al suo personaggio nel film di Spike Lee, definito da molti controverso, affermando che all’attore non deve interessare il valore etico di un ruolo, ma deve essere “l’avvocato di quel personaggio», e aggiunge: «Il mio mestiere è capire cosa passa per la testa degli uomini semplici, non degli eroi».
Favino poi, rivolgendosi ai ragazzi, tiene a ricordare come la cultura sia sempre più importante, sia per un giovane attore sia per qualsiasi altro ragazzo che tenta di realizzare i suoi sogni: «La cultura – dice – non è morta. Puoi non aver fatto la scuola, ed essere un mostro, ma a parità di bravura tra due attori o due registi, la cultura è ciò che fa la differenza».