E spesso proprio le figlie diventano l'oggetto delle loro mancate conquiste. Su queste, infatti, grava la delusione delle madri che per un matrimonio e per la maternità hanno occultato le loro aspirazioni. L'uomo, il marito, è il destinatario di tutti i reclami. Traditore, distratto, troppo impegnato, mai a casa. Una di loro ha l'amante, l'altra è risaputamene tradita. Tutte cercano qualcos'altro in un libro, in un'altra casa, in un altro letto. Questo è solo quello che si raccontano le quattro amiche negli anni'60. Le figlie, quelle che nel secondo tempo recitano vivendo i giorni nostri, non se la passano meglio. Anzi!!!
Piccola curiosità: questo film trae spunto dall'omonimo spettacolo teatrale scritto e diretto da Cristina Comenicini nel quale pure si confronta il mondo femminile di oggi con quello degli Anni 60, solo che a teatro le attrici nei panni delle madri poi, nel cambio di scena, indosseranno quelli delle figlie.
Nel film l'amarezza che tiene in ostaggio tre delle amiche porta la quarta alle doglie ed agli spasmi per l'inopportunità di far nascere, quella creatura che porta in grembo, in un mondo così tanto insofferente. Il secondo tempo si apre col funerale, dopo il suicidio, di una delle quattro madri e quel che seguirà è il soliloquio delle figlie con i fantasmi del presente, difficili da rincorrere, e i dubbi sul passato, che a volte sembrano essere gli unici punti saldi.
Dei nostri tempi, non troppo diversi nella sostanza ma molto cambiati nelle forme, forme non si salveranno nemmeno quelle. Più barbare, meno rassicuranti, finanche nell'arredamento. Minimal come minimal è divenuto il vivere umano: al limite della sopravvivenza!
Malgrado i decenni trascorsi, l'identità femminile, umana, sembra inalterata. Forse più impacciata, maggiormente disancorata, oltremodo disincantata.

A quanti ricorrono ai libri come unico sostegno all'ancoraggio quotidiano consiglio:
Due partite di Cristina Comencini, Milano, Feltrinelli, 2006. Prezzo 9,00 euro. Interessante a prescindere dalla visione del film.

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