di Anna Maria Noia
“L’arte è – secondo Scarano, che dipinge con successo da circa sessantasei anni e i cui scorci preferiti sono paesaggi e angoli di strade, nonché discese e prospettive centrali – un’espressione visiva ricca necessariamente di emozioni; deve dimostrare, come la mia pittura, che il linguaggio della stessa arte è universale, viaggia attraverso il tempo, non deve aver bisogno di spiegazioni.” “L’arte è in sostanza – ci dice l’intervistato, pittore tradizionalista (scuola di Posillipo) e provocatore nei confronti dell’arte moderna, a suo parere senza un valore di rappresentazione emotiva – è appunto il potersi ritrovare dentro quel determinato quadro da parte del visitatore, che è in effetti colui che vive, guardandola, l’opera, anche se l’artista esprime la propria ariosa o ansiosa emozione.” Ha aggiunto: “Quando si parla di arte moderna, soprattutto di avanguardia, che guarda solo al futuro mentre la visiva guarda anche al passato e al presente, si nota come essa sia povera di stimoli; la mia arte, come quella degli artisti più sensibili fa opera di ricostruzione filologica.” Questa frase è stata scritta – a mo’ di giudizio – dal prof. Angelo Calabrese.
Ed ora passiamo ad illustrare i dipinti dell’artista napoletano, un uomo che ha saputo “rubare” l’atmosfera alla vita e al sogno. Il Nostro, di anni 74 ma ancora giovanile nell’animo, ha esposto in diverse importanti occasioni in varie retrospettive tenutesi in tutto il mondo, ad esempio a Londra, Parigi, S. Pietroburgo. In quest’ultima location è avvenuto un aneddoto, un fatto positivo riguardo la pittura di Scarano. Il tutto ha riguardato il fatto che i quadri “non erano alla portata” dei Russi, anche se di prezzi bassi (1.500 euro); così Scarano dipinse Napoli e il Vesuvio regalando ad un’enorme folla questi disegni appunto sulla Campania. Il giorno dopo la mostra e il dono – per lui pittore di fama – delle visioni di Napoli e del suo paesaggio tutte le persone, avendo letto su Internet la celebrità di Scarano, volevano farsi fotografare con lui. Ha espresso il maestro: “Ho regalato ai Russi i miei disegni perchè a me non interessano i soldi, mi piace l’arte al di sopra di ogni cosa. Ho fatto dunque bella figura e questo per me conta più del denaro: ho avuto tante soddisfazioni, tramite la pittura.” Per Scarano, che si definisce: “modestamente pittore”, la pittura è una malattia vera e propria, una passione che dura da una vita, da piccolo.
I quadri di Claudio Scarano rappresentano anche S. Severino, con un’intimistica veduta di via degli Orefici e del Ponte di Zi’ Rocco (via Giulio Cesare). Un’altra veduta, un altro scorcio vicino al quadro del Ponte di Zi’ Rocco invece riprende(va) Parigi e gli Champs Elysees, un ritratto di questa città e della sua aristocratica gente molto lucido, anche se malinconico, languido: “Parigi è di per sé malinconica – ha detto. Particolarmente toccanti i manufatti di paesi sotto la pioggia. Poi un altro quadro rappresentante con colori plumbei Palazzo Vanvitelli di S. Severino, in una visione non antropocentrica della piazza Ettore Imperio senza comunque persone, solitaria, triste: i luoghi non sarebbero ad una prima vista vuoti o privi di partecipazione, anzi ci sembrerebbero essere intesi in una (quantunque particolare) maniera sociologica di isolamento da parte delle figure che non compaiono molto nei dipinti di Scarano - almeno in quelli esposti a S. Severino – ma che fanno percepire una qualche presenza. Un bel ritratto del chiostro del monastero di S. Chiara (1300) di Napoli però viene a contraddire questa nostra fallace impressione: l’autore infatti predilige i luoghi appartati, semplici, ricchi di solitudine, anche se metaforici. Il Nostro ha impersonato viaggi dell’anima e nella natura (soprattutto), una natura che “l’uomo sta distruggendo nel nome del presunto progresso – dice lui. Il pittore si è inoltrato nello spirito delle piazze, dei posti del mondo che più lo hanno ispirato e commosso; luoghi di cui conserva sempre un caro ricordo. Ciò si evince da tutti gli altri quadri della personale. Atmosfere rigidamente sincere, schiette, solide, concrete eppur poetiche e liriche per questo grande artista delle nostre zone. Posti magici, antichi, soffusi nelle opere di Scarano, appassionato dei paesaggi campani. “I miei quadri – dichiara l’artista – possono rappresentare un documento visivo per le generazioni future: l’uomo ha distrutto il suo habitat, ricco di paesaggi così belli.” Raffaele Iannone, istruttore di volo (caposteward) socio del Circolo “Vanvitelli”, ha “approfittato” dell’aver portato a S. Severino Claudio Scarano per una piccolissima “mostra nella mostra”, da “appassionato d’arte” – dice di lui stesso. Anche nelle (poche) opere esposte da Iannone ritroviamo una ricerca concreta di luminosità , cromatismo, sognante e baluginante della “Napoletanità ” e della “Mediterraneità ”, soffusa e interessante per dei manufatti pregevoli.
ANNA MARIA NOIA