E' successo ieri sera durante l’ultima serata del Festival. I finalisti, i tanto fischiati Filiberto, Pupo e tenore annesso, poi Valerio Scanu, ultimo virgulto del vivaio de Filippi, poi divenuto trionfatore, e Mengoni, quello che ha l’X factor, hanno sbaragliato tutti gli altri. Tutti gli altri sono cantanti con una lunga esperienza alle spalle, una carriera musicale costruita anno dopo anno, elementi con presenza scenica, originalità, contenuti e qualità vocali oggettivamente superiori.
Gli orchestrali a questo punto si rifiutano. Scoppia una insolita rivolta, tra l’altro televisivamente riuscita, in quel lato del teatro che tutte le altre volte è rimasto in silenzio ad eseguire.
Sembra di essere non all’Ariston ma allo stadio. I musicisti dell’orchestra spiegano che le loro votazioni erano nettamente differenti. Disaccordo totale.
È vero che il ‘popolo ha decretato’ , che si fa di tutto per democratizzare la scelta di un vincitore, per coinvolgere chiunque, esperti e non, ma alla fine succede che l’unico mezzo di comando diventi esclusivamente il cellulare.
Da una cultura inaccessibile alle masse ci stiamo muovendo verso una cultura vietata ai competenti.
Il rischio è che chi ne sa un po’ di più invece di donare il suo sapere debba autocensurarsi per non peccare di saccenza, per non annoiare, per far scegliere al ‘popolo’. E di solito va a finire che il popolo sceglie solo ciò che conosce, e di solito conosce le cose che vede (per la stragrande maggioranza) passare in televisione. E chi decide cosa passa in televisione?
Il meccanismo si è inceppato perché ormai è da tempo che ci sta arrivando un messaggio sbagliato: la popolarità di un breve periodo conta più di anni di sudore, sacrifici, studio che possano rendere una persona di valore.
Tra poco ci faremo convincere che è così: basta vedere i tanti laureati e ‘masterizzati’che stanno a spasso senza una realizzazione che li premi per il loro sforzo, mentre la televisione paga fior di euro a tanti, ma tanti personaggi che non sanno neanche parlare, eppure hanno un gran stipendio e la nostra immeritata considerazione. E i fior di euro provengono anche dai nostri sms.