
Padula. Ad un anno esatto di distanza il giornalista Sandro Ruotolo torna a Padula e la sua visita completa, in un certo senso, il percorso iniziato 12 mesi fa. Ruotolo infatti, nel 2015, ha ricevuto il prestigioso premio "Joe Petrosino" che annualmente viene conferito a coloro che si sono distinti nella lotta alla mafia e all'illegalità. Tante le collaborazioni che il celebre cronista può annoverare: la sua carriera ha avuto inizio nella redazione de "Il manifesto" per poi continuare alla Rai dove ha rivestito il ruolo di inviato per il Tg2 e per il Tg3. Lunga e proficua la sua collaborazione con Michele Santoro ma Ruotolo ha lavorato anche in programmi di approfondimento come Annozero, Sciuscià e Samarcanda. Nel 2009 entra nel mirino delle organizzazioni criminali, soprattutto dopo aver intervistato Massimo Ciancimino. Sandro Ruotolo è noto, inoltre, per le sue inchieste relative alla Terra dei Fuochi, inchieste che gli hanno attirato non poche inimicizie da parte del clan dei Casalesi. Nel pomeriggio di ieri Ruotolo ha visitato innanzitutto la Casa Museo di Joe Petrosino, un baluardo assoluto della legalità, recentemente riaperta al pubblico dopo i lavori di ristrutturazione che hanno ampliato i suoi ambienti. Ora infatti la Casa Museo non si concentra unicamente sulla vicenda personale di Petrosino, illustre figlio di Padula e precursore della lotta alla mafia, ma abbraccia un discorso molto più ampio che coinvolge tutti gli antagonisti della criminalità organizzata del Novecento. La visita di Ruotolo è stata fortemente voluta dal professor Marcello Ravveduto, docente presso l'Università degli Studi di Salerno, ed è stata accolta favorevolmente anche dall'amministrazione comunale di Padula, nella persona del sindaco Paolo Imparato e dell'assessore alla cultura Filomena Chiappardo, alla presenza del dottor Giovanni Alliegro e dell'avvocato Caterina Di Bianco, consiglieri di minoranza dell'attuale giunta cittadina. La sezione della Casa dedicata alla legalità è un vero e proprio museo multimediale dove, attraverso schermi computerizzati e pannelli esplicativi, è possibile conoscere ed approfondire la storia della mafia ma, soprattutto, dell'antimafia avvalendosi anche della preziosa documentazione fornita dagli archivi di Rai Teche. Grande entusiasmo da parte di Ruotolo che si è così espresso: "Joe Petrosino mi ha accompagnato sin dagli inizi della mia carriera. Per comprendere la sua vicenda è fondamentale il racconto scritto ma anche quello visivo, basti pensare alle famose fiction su di lui con Adolfo Celi e Beppe Fiorello come protagonisti. Un Paese senza memoria è un Paese senza futuro, ricordiamolo! E' straordinario vedere gli oggetti appartenuti a Petrosino e alla sua famiglia perché sono oggetti vivi, che parlano quasi. Mi preme sottolineare - ha proseguito Ruotolo - che la mafia è nata nel Meridione italiano e poi è arrivata al Nord ma tutti coloro che l'hanno combattuta erano figli del Mezzogiorno, basti citare Boris Giuliano, il generale Dalla Chiesa e lo stesso Petrosino, e questo deve essere un motivo di orgoglio". A Ruotolo è stato chiesto se al giorno d'oggi fossero più pericolose per l'Italia le organizzazioni criminali come la mafia e la camorra o la mentalità delle persone comuni e degli stessi amministratori locali. Ecco la sua risposta in merito: "Deve esserci una cultura della legalità. Se lo Stato non è affianco alla gente comune e non si impegna in prima persona nella lotta contro chi delinque non potrà mai risolversi nulla. Non possiamo pretendere atti di coraggio dalle persone comuni, piuttosto è giusto che le istituzioni sostengano il popolo, solo così cambierà seriamente qualcosa". Sandro Ruotolo si è poi recato al Museo Civico Multimediale proseguendo la sua visita del centro storico cittadino.