
Lo si può solo amare una volta che sei rapito dalla sua voce inconfondibile, capace di tutto sia di sussurrare dolcemente sia di diventare improvvisamente un torrente impetuoso di note calde e profonde.
La sua enorme mole negli ultimi decenni lo costringeva a tenere i concerti su una sedia imperiale, dove dispensava rose e sermoni e ammiccava al pubblico accarezzandolo con la sua sensualità, come un novello semidio sceso direttamente dal regno del soul.
Nasce il 21 marzo del 1940 a Filadelfia e cresce con la madre e la nonna che subito lo introducono nella "Church of God for All People" dove inizia a cantare e lo fa così bene cosi da essere chiamato "Wonder Boy preacher". Già a undici anni tiene il suo primo sermone ed è vescovo a 21 anni (stiamo parlando di una piccola e locale chiesa protestante). Bess Berman, a metà degli anni cinquanta, lo prende sotto la sua tutela e Salomon incide per la Apollo il suo primo singolo "Christmas Presents From Heaven" a solo 14 anni.
Gli anni sessanta segnano l'inizio vero della sua carriera incontrando a New York Jerry Wexler dell'Atlantic dove incide i suo primi e indimenticabili hits: "Cry to me", "The price" e "Everybody Needs Somebody to Love" il pezzo stampato nella mente di tutti grazie alle numerose cover la più fortunata delle quali è quella incisa dai Blues Brothers.
Dagli anni settanta in poi inizia una carriera a corrente alternate, da segnalare "Soul Alive" del 1981, un disco live dove dà il meglio di sè e "Soul of the blues" del 1993, che riascolto sempre con piacere anche se fatto di tracce semplici ma immediate e che esprimono al meglio la sua musica e dove la sua voce è al massimo della sua bellezza.
Nel 2000 Burke ritorna imperioso alla ribalta fino a vincere nel 2003 un Grammy per il "Best Contemporary Blues Album", con "Don't Give Up on Me", accompaganto da grandi artisti del calibro di Bob Dylan, Brian Wilson e Van Morrison.
Il lavoro è il più patinato e ricercato di Salomon ma personalmente non credo sia il suo migliore anche se molto bella è la stessa Don't Give Up on Me" e splendida "None of Us Are Free" con i blind boys of alabama. Nel suo ultimo lavoro prodotto da Willie Mitchell, "Nothing's Impossible" ci lascia un epitaffio che è veramente il suo testamento spirituale: "Sono stato perseverante di fronte alle difficoltà perchè l'amore rende la vita degna di essere vissuta".
Addio Salomon e continua a cantare per noi tra le stelle.
La sua enorme mole negli ultimi decenni lo costringeva a tenere i concerti su una sedia imperiale, dove dispensava rose e sermoni e ammiccava al pubblico accarezzandolo con la sua sensualità, come un novello semidio sceso direttamente dal regno del soul.
Nasce il 21 marzo del 1940 a Filadelfia e cresce con la madre e la nonna che subito lo introducono nella "Church of God for All People" dove inizia a cantare e lo fa così bene cosi da essere chiamato "Wonder Boy preacher". Già a undici anni tiene il suo primo sermone ed è vescovo a 21 anni (stiamo parlando di una piccola e locale chiesa protestante). Bess Berman, a metà degli anni cinquanta, lo prende sotto la sua tutela e Salomon incide per la Apollo il suo primo singolo "Christmas Presents From Heaven" a solo 14 anni.
Gli anni sessanta segnano l'inizio vero della sua carriera incontrando a New York Jerry Wexler dell'Atlantic dove incide i suo primi e indimenticabili hits: "Cry to me", "The price" e "Everybody Needs Somebody to Love" il pezzo stampato nella mente di tutti grazie alle numerose cover la più fortunata delle quali è quella incisa dai Blues Brothers.
Dagli anni settanta in poi inizia una carriera a corrente alternate, da segnalare "Soul Alive" del 1981, un disco live dove dà il meglio di sè e "Soul of the blues" del 1993, che riascolto sempre con piacere anche se fatto di tracce semplici ma immediate e che esprimono al meglio la sua musica e dove la sua voce è al massimo della sua bellezza.
Nel 2000 Burke ritorna imperioso alla ribalta fino a vincere nel 2003 un Grammy per il "Best Contemporary Blues Album", con "Don't Give Up on Me", accompaganto da grandi artisti del calibro di Bob Dylan, Brian Wilson e Van Morrison.
Il lavoro è il più patinato e ricercato di Salomon ma personalmente non credo sia il suo migliore anche se molto bella è la stessa Don't Give Up on Me" e splendida "None of Us Are Free" con i blind boys of alabama. Nel suo ultimo lavoro prodotto da Willie Mitchell, "Nothing's Impossible" ci lascia un epitaffio che è veramente il suo testamento spirituale: "Sono stato perseverante di fronte alle difficoltà perchè l'amore rende la vita degna di essere vissuta".
Addio Salomon e continua a cantare per noi tra le stelle.