Scafati. Scafati. I Carabinieri del Nucleo Operativo Ecologico di Salerno, agli ordini del Maggiore Giuseppe Ambrosone, hanno apposto i sigilli di sequestro ad una noto impianto di trattamento rifiuti speciali, pericolosi e non, di Scafati. L'attività di polizia giudiziaria eseguita dai Carabinieri, effettuata anche a seguito di numerose segnalazioni per la presenza di esalazioni maleodoranti e molestie olfattive patite dagli abitanti della zona, e che ha portato al sequestro preventivo odierno in esecuzione del decreto del Gip del Tribunale di Nocera Inferiore, Luigi Levita, è stata coordinata dal sostituto Procuratore Mafalda Daria Cioncada, della sezione reati ambientali della Procura Nocerina, guidata dal Procuratore Capo Amedeo Sessa. La Procura della Repubblica ha anche emesso informazione di garanzia a carico del legale rappresentante e gestore della società interessata per le violazioni emerse in ordine ai reati previsti dal codice dell'Ambiente e dal codice penale. Difatti il legale rappresentante in carica della società industriale deve rispondere per avere, in particolare, non osservato, nell'esercizio dell'impianto di trattamento dei rifiuti, le prescrizioni imposte nei provvedimenti autorizzativi, e più precisamente: non venivano adottate tutte le cautele per impedire la formazione e la dispersione di odori; venivano utilizzate per il deposito di rifiuti speciali aree non autorizzate, ed infine venivano stoccate quantità di rifiuti speciali pericolosi e non oltre i limiti massimi stabiliti. Ad esempio, nel solo caso dei rifiuti biodegradabili venivano stoccate circa 80 tonnellate a fronte del limite massimo giornaliero di 60. La Procura della Repubblica di Nocera Inferiore contesta inoltre al legale rappresentante d'impresa la violazione dell'articolo 674 del Codice Penale, perché omettendo di adottare adeguate misure per contenere ed eliminare cause dell'inquinamento, cagionava reiterate emissioni diffuse di esalazioni maleodoranti atte a sortire effetti molesti e nocivi per le persone. In ultimo, i Carabinieri del Nucleo Operativo Ecologico hanno accertato che la società teneva in esercizio l'impianto essendo sprovvista del prescritto certificato di prevenzione incendi e più precisamente per avere svolto attività di deposito per la cernita di rifiuti di carta e cartone con quantitativi in massa oltre 50.000 kg, di detenzione di rifiuti di indumenti usati e prodotti tessili con quantitativi in massa superiori a 10.000 kg, e di lavorazione e deposito di rifiuti di plastica con quantitativi in massa oltre 50.000 kg, così violando norme che prescrivono il possesso del certificato di prevenzione incendi. Infine, il Gip ha poi proceduto alla nomina di un amministratore giudiziario anche al fine di impedire il totale arresto dello stabilimento e dell'attività d'impresa, con conseguenti ricadute negative sulla gestione economica della compagine e sui relativi livelli occupazionali, ma con il preciso compito di assicurarne la continuità operativa aziendale, salvo la rimozione delle irregolarità rilevate.
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