Fisciano. "Beni confiscati", è questo l'argomento della penultima puntata del format radiofonico "L'Italia e le Mafie", ideato da Vincenzo Greco e Marcello Ravveduto. La trasmissione radiofonica andrà in onda mercoledì 2 maggio, dalle ore 12.00 alle ore 13.00. Ospiti della trasmissione saranno Don Giacomo Panizza,Tiziana Apicella e Silvio Lugnano. Perché un argomento così spinoso e per certi aspetti tecnico? La spiegazione, per la giovane redazione giornalistica, è semplice: "I beni confiscati rappresentano uno snodo fondamentale nella lotta alla criminalità organizzata. Non si può, infatti, fare a meno di soffermarsi sul forte valore simbolico che il legislatore ha imposto all'uso dei beni confiscati: tutti devono essere utilizzati per scopi collettivi, legati al recupero sociale ed alla diffusione della legge". Eppure ci sono difficoltà, per lo più di carattere burocratico, che ritardano la partenza dell'attività produttiva; per non parlare di un controllo a maglie larghe che produce stridenti contraddizioni: l'assegnazione a prestanome vicini ai mafiosi o, in altri casi, le delibere mai rese esecutive. "Purtroppo - dichiara Adriana Musella, presidente di Riferimenti-Coordinamento Gerbera Gialla - non è la prima volta che gli immobili confiscati ai mafiosi continuino a rimaner a loro disposizione". Ma di quanti beni parliamo? Sono 3.416 i beni interessati da confisca definitiva e sono concentrati in tre regioni: Calabria, Sicilia e Campania. E' quanto si evince dalla relazione presentata dall'Anbsc (l'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata). Con l'esclusione della Valle d'Aosta e dell'Umbria, gli immobili confiscati sono dislocati in tutte le regioni italiane, con una distribuzione che risulta: Nord 11,19% Centro 5,44% Sud 83,37% .
Il presidente tiranno

Donald Trump sta sfidando le peggiori categorie più consolidate della politica tradizionale,
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