
Sono già diversi mesi che gli uffici della Gori di Fisciano stanno fronteggiando il clima di esasperazione dei cittadini fiscianesi, appartenenti alla gestione idrica dell'ATO 3, che lamentano l'onerosità delle bollette idriche e la mancanza di trasparenza della gestione affidata alla Gori. Da quando si sono visti recapitare le nuove bollette del nuovo gestore, gli utenti hanno fatto l'amara scoperta degli aumenti sia tariffari sia delle quote fisse, per non dire, in moltissimi casi, di vere e proprie bollette pazze. Aumenti che non trovano assolutamente riscontro nell'efficacia ed efficienza del servizio idrico offerto, tanto che, la civica amministrazione fiscianese, con delibera comunale n. 12 del 6 febbraio 2009, ha preso una netta posizione di protesta nei confronti di Gori. Il nuovo regolamento del servizio idrico della Gori, oltre ad aggravare il bilancio dello stesso Comune con aumenti rilevanti dei canoni degli sbocchi antincendi degli edifici comunali, ha introdotto il pagamento della quota fissa di 25,00 euro più altri 35,00 euro per la depurazione, per un totale di 60,00 euro anche in assenza di consumo, delle pertinenze, che in base alla delibera CIPE del 4/4/2001 n. 52, devono essere considerate alla stregua dell'abitazione principale, e quindi senza pagare il canone, ma che la Gori indica genericamente come "uso diverso". Inoltre vi è stato un aumento della parte variabile della tariffa, ingiustificata rispetto alla quota di depurazione. E' lo stesso amministratore della Gori, Stefano Tempesta, ad ammettere un buco nella gestione del 2008 di circa 33 milioni di euro, in gran parte derivante dai rimborsi causati dalla sentenza della Corte Costituzionale n. 335 dell'8 ottobre 2008 che dichiara illegittima la richiesta dei canoni di depurazioni delle acque reflue quando i relativi impianti mancano o sono anche temporaneamente inattivi (somme incassate indebitamente dalla Gori e che deve restituire). Di conseguenza, proprio per garantire l'efficienza, l'efficacia e l'economicità della gestione della Gori, la stessa ha proceduto con aumenti che si aggirano mediamente intorno al 38%, e che i cittadini si sono poi ritrovati fatturati in bolletta. Sono tanti i Comuni in Campania, che hanno cercato e cercano di trovare una scappatoia per uscire dagli ATO.La Legge Galli istituì i vari Ambiti Territoriali Ottimali con il compito di provvedere alla riorganizzazione del servizio idrico integrato. Dal 2000, l'ATO 3 "Sarnese-Vesuviano", che comprende 76 comuni, di cui 59 nella provincia di Napoli e 17 in quella di Salerno, ha affidato la gestione del servizio idrico alla Gori spa, società controllata per il 51% dall'Ente d'Ambito Sarnese-Vesuviano, per il 37% dalla Sarnese -Vesuviano Srl (società satellite della più nota ACEA SpA.), e per la restante parte del capitale da parte dell'ASAM di Castellammare di Stabia, ASATA di Torre Annunziata, ASM di Pomigliano D'Arco, ARIPS di Sorrento, fino al 2032. Una decisione che non è mai andata giù ai tanti amministratori, che si vedono svuotati dei poteri in materia di gestione del servizio idrico, ma che spesso si ritrovano a gestire il malcontento dei cittadini esasperati. A Roccapiemonte, sono dovuti intervenire i Carabinieri per evitare il linciaggio dei funzionari Gori, (nota Gori dell'1/4/08) ad opera dei cittadini rocchesi. Col passaggio"obbligatorio" al Servizio Idrico Integrato, gli utenti non hanno più usufruito della quota gratuita di metri cubi, che solitamente i Comuni garantivano in base al nucleo familiare. Quella quantità di metri cubi che una volta era gratuita, oggi si paga con una quota fissa di euro 24,00 per l'uso domestico ed euro 60,00 per uso non domestico, oltre al noleggio del canone del contatore ed altre spese non ben specificate. Inoltre se la tariffa, come recita la L. R. n. 14 del 21/5/1997 art. 10 " è determinata secondo quanto previsto dall'art. 13 della legge 5 gennaio 1994 n. 36. Specificatamente la tariffa è determinata dagli Enti Locali ... " e al comma 2 " la tariffa è applicata dai gestori nel rispetto della convenzione contemplando agevolazioni per i consumi domestici essenziali e per le categorie di reddito più basso", è evidente che tutto ciò viene disatteso dalla Gori (interrogazione al consiglio regionale prot. 2008.0007403/A) che, tra l'altro, adotta un metodo per il recupero dei crediti dei consumi idrici, attraverso società di recupero crediti , che addebitando spese ed interessi di mora, minacciano il distacco del servizio (una sorta di estorsione legalizzata) in caso di mancato pagamento, anche per bollette mai arrivate e con evidenti errori di fatturazione. A più riprese e da diverse amministrazioni sono partiti esposti, interrogazioni parlamentari e varie forme di protesta, per liberarsi dalla "privatizzazione" dell'acqua, che almeno fin'ora ha provocato solamente aggravi di costi sia per le amministrazioni sia per i cittadini che pagano un'acqua sempre più "salata", che devono "combattere" contro la macchina burocratica delle fatturazioni della Gori e con benefici in termini di qualità del servizio, pressocchè inesistenti.