
Salerno. Prosegue con grande fermento il Premio Charlot: il prestigioso riconoscimento tributato alla comicità quest'anno spegne 29 candeline e di certo non si può dire che il vicino trentennio lo veda giù di tono, anzi, le belle sorprese sono sempre dietro l'angolo. Nella serata di ieri l'Arena del Mare di Salerno, una delle location più belle che può vantare la città di San Matteo, ha ospitato i comici formatisi durante lo Charlot Lab, il laboratorio che prepara gli artisti della comicità e dalla cui scuola sono usciti dei veri talenti. La prima parte della serata è stata affidata a Salvatore Gisonna, unico cabarettista che è riuscito a conquistare per due volte l'ambito titolo Charlot Giovani. A calcare il palco per primo è stato il trionfatore di quest'anno, Luca Bruno, che ha scaldato il pubblico con le sue divertentissime gag. Spazio anche ai vincitori delle edizioni 2015 e 2016, ovvero Gennaro De Rosa e Vincenzo Comunale, che hanno deliziato il parterre dei presenti con esilaranti episodi di vita vissuta, per poi lasciare spazio a Marco Cristi che si è soffermato sulle differenze tra uomini e donne. Chiusura in bellezza con il Mago Elite che ha dato vita ad uno spettacolo a tratti commovente, ripercorrendo la sua infanzia e il momento preciso in cui ha scelto di dedicarsi a questo mestiere.
Attesa palpabile tra i presenti per il live di Ermal Meta ma prima della sua esibizione a salire sul palco è stata una cantautrice napoletana, Flo, che si sta facendo conoscere grazie alle sue indiscusse doti canore. Nonostante la giovane età, Flo ha già un bagaglio di esperienze professionali di tutto rispetto. Dopo il diploma in canto presso il Conservatorio di Napoli, ha collaborato con artisti del calibro di Daniele Sepe e Stefano Bollani. Una lunga gavetta alle spalle come interprete di musical in "C'era una volta scugnizzi" per poi esordire come cantautrice nel 2014 con l'album "D'amore e di altre cose irreversibili", un successo di ampie proporzioni che ha consentito a Flo di farsi apprezzare anche in Francia, Germania, Spagna e Portogallo e che ha dato seguito ad una belle tournée europea. Senza dubbio quest'artista ha un'ottima padronanza del palco, grazie ad un repertorio musicale di altissimo che trae ispirazione dalle suggestioni napoletane ma che ha chiare influenze francesi e spagnole, declinate da una voce che sa calibrare sapientemente sussurri delicati e acuti potenti. Decisamente una bella scoperta per la città di Salerno e per tutti coloro che non avevano ancora la fortuna di conoscerla.
Ermal Meta non ha bisogno di presentazioni, il suo nome è ormai una garanzia nel panorama musicale italiano. Abbiamo già parlato di lui in occasione del suo instore a Salerno e del concerto svoltosi presso il Teatro Acacia di Napoli lo scorso 17 maggio, una delle tappe del "Vietato Morire Tour", per cui preferiamo soffermarci su questo graditissimo ritorno in città, un ritorno fortemente voluto dai suoi fan, è bene precisarlo. Uno scrosciante applauso ha accolto Ermal sul palco dell'Arena del Mare in compagnia di Marco Montanari, amico e chitarrista che lo accompagna non soltanto nel tour ma anche nei live acustici in giro per l'Italia. Apertura con "Lettera a mio padre", brano autobiografico e di grande suggestione, che nella sua versione originaria assume connotazioni ancora più forti. Prosieguo con "Pezzi di paradiso", uno dei successi presenti in "Umano", ovvero il precedente album. Proprio quando Ermal stava per intonare "Ragazza Paradiso", il singolo estivo che sta spopolando nelle radio nelle ultime settimane, una spettatrice presente in tribuna ha avuto un malore. L'artista, visibilmente preoccupato per la giovane, non ha esitato a lasciare la sua postazione ed è sceso dal palco per accertarsi delle sue condizioni di salute. Solo quando si è avuta la certezza che il malore era passeggero, e che la ragazza era stata opportunamente soccorsa, Ermal ha fatto ritorno sul palco per continuare il suo live. Emozionante l'interpretazione di "Smile", brano originariamente strumentale composto da Charlie Chaplin il cui testo fu successivamente scritto da John Turner e Geoffrey Parsons, un inno al sorriso e un tributo delicatissimo che un artista come Meta ha offerto con grande sensibilità al pubblico salernitano. Fan in delirio per "Odio le favole", brano sanremese del 2016, ma il momento più divertente si è avuto con "New York": Ermal ha dimenticato parte della prima strofa, ha interrotto la performance e, scherzando, ha raccontato che in realtà il brano è stato composto insieme a Marco Montanari ed è dedicato proprio alla fidanzata di quest'ultimo ecco perché "provo sempre un senso di disagio quando devo cantare questa canzone" ha aggiunto Ermal ridendo. Per introdurre "Voodoo love" l'artista ha spiegato che in realtà "è la normalità il vero incantesimo e che, traendo insegnamento dai nostri nonni, bisognerebbe preservare e custodire un amore soprattutto dinanzi alle difficoltà". Con "Piccola anima", brano nella cui versione originaria Meta duetta con Elisa, il cantautore ha voluto che fosse il pubblico ad intonarlo, un momento fortemente intimista nonostante il folto numero di presenti. "Invecchio" - ha spiegato ad un tratto Ermal - è una canzone dedicata a mia nonna e preferisco cantarla dal vivo, non ho mai voluto inciderla", un testo meno conosciuto, una piccola perla ancora più unica se si pensa che l'artista decide di donarla solo in occasione di alcuni live. Rush finale con "Volevo dirti" e "A parte te" - quest'ultima dedicata ai suoi lupi - senza dimenticare "Vietato morire", un brano ugualmente autobiografico e strettamente connesso a "Lettera a mio padre". Ciò che colpisce nel brano sanremese di quest'anno, che è valso ad Ermal Meta il terzo posto e il prestigioso Premio della Critica, è la delicatezza usata nel trattare un tema estremamente duro come quello della violenza e ascoltando il testo si percepisce una diffusa speranza che invita a disobbedire ad ogni forma di sopruso che vincoli la libertà dell'essere umano. La serata si è conclusa con la struggente "Amara Terra Mia", canzone di Domenico Modugno a cui Meta ha dato nuova linfa vitale grazie ad un'interpretazione personalissima. Dolore e bellezza racchiusi nella voce di Meta, una voce che riesce ad emulare le tonalità femminili e che raggiunge vette altissime trasportando chi l'ascolta in una dimensione quasi soprannaturale. E' un umano "contenitore di infinito" Ermal - volendo parafrasare una frase che egli ama ripetere spesso riferendosi all'uomo - un giovane artista con una lunghissima gavetta alle spalle e molti sacrifici, che conosce bene il suo mestiere come dimostra la sua scrittura sapiente delle musiche e dei testi. Un live durato oltre un'ora e non una semplice ospitata, chi ha imparato a conoscerlo sa infatti che il cantautore ama donarsi completamente al suo pubblico, senza sconti. Un'esibizione che ha impreziosito ulteriormente il Premio Charlot confermando la lungimiranza del patron Claudio Tortora. E adesso Salerno ha un motivo in più per sperare in un prossimo ritorno di Ermal Meta in città.
Fotografie a cura di Marina Lo Bue e Monica Russo
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