Salerno. Volge al termine la quarta edizione del Festival "Salerno Letteratura", una kermesse che anche quest'anno ha stupito positivamente per i tantissimi appuntamenti e per il calibro degli ospiti giunti in città. Questa mattina alle ore 11.30, all'interno del Tempio di Pomona, ha avuto luogo l'incontro con la professoressa Eva Cantarella, grecista italiana che in passato ha già onorato il Festival con la sua presenza. "L'importante è vincere", edito da La Feltrinelli, ultimo libro scritto dalla Cantarella a quattro mani con il nipote e giornalista sportivo Ettore Miraglia, ha consentito un ampio excursus relativo alle Olimpiadi nel mondo greco e nel mondo moderno e l'appuntamento odierno è stato condotto dalla professoressa Paola Volpe Cacciatore, docente di Letteratura Greca presso l'Università degli Studi di Salerno. "Eva coglie sempre il momento attuale e il volume che ci presenta oggi lo dimostra - ha esordito la professoressa Volpe - . Dai giochi di Olimpia a quelli di Rio de Janeiro si evince quanto sia fondamentale il ruolo della cultura classica, soprattutto in un periodo in cui si tende a svalutare l'importanza del liceo classico in Italia. Eva Cantarella è una grecista mentre Ettore Miraglia è un giornalista, il connubio tra i due autori, con interessi diversi tra loro, ha prodotto un risultato eccellente". "Sono felice di essere qui e che a presentare il mio libro sia Paola - ha detto la professoressa Cantarella - e ritengo che, contrariamente a quanto afferma qualcuno, il latino ed il greco non siano lingue di destra bensì di sinistra perché è necessario che siano studiate da tutti proprio per evitare che la cultura sia qualcosa di elitario destinato a pochi privilegiati. Il libro, come sempre, è nato per la mia curiosità nel trovare agganci tra passato e presente. A mio nipote Ettore ho proposto di curare la parte del volume relativa all'epoca moderna vista la sua lunga esperienza presso la redazione della "Gazzetta dello Sport" ma purtroppo oggi, considerata la sua assenza, vi parlerò solo dei contenuti di cui mi sono occupata io. La frase di Pierre de Coubertin, "L'importante è partecipare", non sarebbe stata compresa dal mondo greco in cui la competizione era molto sentita, basti citare il poeta Pindaro che in un suo componimento parla di un atleta che andò alle Olimpiadi e che provò profonda vergogna per non aver vinto la competizione. L'eroe omerico per eccellenza - ha sottolineato la Cantarella - doveva essere dotato di "aretè", ovvero essere sempre superiore agli altri ed Achille incarna alla perfezione questo ideale per la sua forza fisica, il coraggio in guerra e la volontà di sopraffare gli altri perché per i greci l'unica immortalità possibile era data dal ricordo che veniva affidato ai poeti attraverso i loro componimenti. Nel mondo classico ai giochi olimpici poteva partecipare solo chi proveniva da famiglie altolocate ed il premio finale era solo di natura simbolica come la corona di alloro, fu poi Solone a ideare una ricompensa in denaro e così la competizione divenne democratica". "In quale momento - ha chiesto la professoressa Volpe - le donne ottengono maggiore considerazione?". "Le donne - ha risposto Eva Cantarella - non potevano partecipare né assistere alle Olimpiadi però praticavano la corsa. Ad Atlanta, per esempio, si riteneva che la corsa aiutasse la fecondità femminile mentre a Sparta le giovani donne correvano e rivolgevano inni ad Elena di Troia nel corso di particolari cerimonie. Per le donne spartane la corsa era un rito di passaggio dal forte valore simbolico, in questo caso contava partecipare e arrivare insieme al traguardo, dimostrando di avere la maturità necessaria per entrare nell'età adulta". "Nel 1896 - ha ricordato la Volpe - hanno avuto inizio le Olimpiadi moderne e, come afferma Miraglia, al giorno d'oggi i giochi si svolgono ma le guerre continuano, cosa che non accadeva in epoca classica quando i conflitti si placavano per tutta la durata della competizione. Parlaci delle differenze tra le Olimpiadi greche e quelle attuali". "Se un greco si recasse oggi a Rio - ha detto la professoressa Cantarella -comprenderebbe ben poco perché l'evento non ha nulla di religioso. All'epoca, gli atleti erano convocati almeno due mesi prima per allenarsi e il tedoforo, al contrario di quanto si pensi, è stata un'invenzione di de Coubertin e non dei greci. Anche la maratona è una gara odierna perché Maratona, in epoca classica, era la città a cui è legata la vicenda che noi tutti conosciamo. Ciò che però non è mutato - ha concluso Eva Cantarella - è il desiderio di superare i propri limiti, oggi come allora". Come sempre, i lavori della professoressa Cantarella si contraddistinguono per l'originalità e per la ricchezza dei contenuti e, di certo, anche questo volume non mancherà di stupire e di offrire una panoramica a tutto tondo su un argomento di notevole fascino.
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