Siamo giunti all'atto finale. Domani, alle ore 21:00, Germania e Argentina si contenderanno la Coppa del Mondo nella finalissima del Maracanà di Rio de Janeiro. Le due Nazionali arrivano a questa partita dopo aver affrontato un percorso differente ma che le ha viste ad ogni modo protagoniste.
GERMANIA FAVORITA. La squadra che ha maggiormente impressionato tifosi e addetti ai lavori è sicuramente la selezione di Joachim Loew e lo confermano i numeri: 17 reti fatte e solo quattro subite, condite da cinque vittorie (una ai supplementari contro l'Algeria) e un pareggio, per un Campionato del Mondo finora dominato. Ne sono testimonianza il 4-0 rifilato al Portogallo di Cristiano Ronaldo; il 7-1 in semifinale che ha umiliato i padroni di casa del Brasile, uscito ridimensionato e con le ossa rotta da quell'incontro che, al contrario, ha consolidato la potenza dei teutonici; lo dimostrano i 16 gol messi a segno dal 36enne Klose, re indiscusso di tutti i goleador dei Mondiali. Una macchina perfetta quella tedesca, che tiene bene la strada e che sembra non potersi guastare arrivati a questo punto. Eppure, quello che vediamo oggi, è il frutto di una lunga e attenta programmazione che ha avuto il via dopo l'eliminazione ad Euro 2004, portata avanti prima da Klinsmann e da Loew poi. Il segreto? Un progetto serio che ha posto l'accento sui giovani, valorizzando le nazionali minori. Infatti, quasi tutti gli attuali calciatori tedeschi che hanno preso parte alla spedizione brasiliana sono cresciuti nelle squadre under. E' il caso di Muller, autore di cinque gol, messosi in evidenza sin dall'Under 19 o quello di Toni Kroos, che brillava già con l'Under 17. Il tutto è avvalorato dalle statistiche: la Bundesliga è il campionato con meno giocatori sopra i 30 anni: questo ha favorito la maturazione di giovani talenti come quelli di Ozil, Podolski e compagnia bella. Perciò, se il calcio fosse una scienza esatta, la soluzione dell'equazione mondiale sarebbe facile: non c'è nessuno come la Germania, i pronostici di vittoria sono dalla sua parte. Ma il football non è matematica, la variabile c'è ed è rappresentata dal caso che arriva così, inaspettato. Come l'Argentina.
ARGENTINA OUTSIDER. La formazione di Sabella non ha mai dominato in questo torneo, è andata avanti di misura. Tanto Messi nel girone, poi ci hanno pensato i vari Di Maria, Higuain e in ultimo Romero, il pararigori della semifinale contro l'Olanda, che da 'scarto' della Sampdoria e riserva nel Monaco di Ranieri è diventato eroe nazionale per qualche giorno in patria, a discapito proprio della Pulce. Otto gol fatti e tre subiti, Messi e compagni non hanno impressionato ma sono comunque arrivati all'atto finale. E il cerchio potrebbe chiudersi lì dove l'avventura carioca ha avuto inizio, al Maracanã, quando l'Argentina ha battuto 2-1 la Bosnia con una magia proprio di Messi, che nella partita successiva ha piegato con l'ennesima invenzione anche il modesto Iran per poi regalarsi una doppietta nella vittoria per 3-2 contro la Nigeria. Con Svizzera e Belgio la risolvono, rispettivamente, Di Maria (infortunatosi) ed il Pipita Higuain. Con l'Olanda, come detto, decisivo Romero. E adesso? Il quesito che si pongono tutti è: Messi tornerà ad essere decisivo? Offuscato in semifinale, il quattro volte Pallone d'Oro, in carriera, ha disputato 13 finali secche, vincendone 10. In ben otto di queste è andato a segno. Nel 2005, appena diciottenne, portò l'Argentina a vincere il Mondiale Under 20 contro la Nigeria siglando una doppietta su rigore che gli garantì il titolo di capocannoniere e di miglior giocatore del torneo.
I PRECEDENTI. Due sono i precedenti in una finale di Coppa del Mondo: il 29 giugno del 1986, all'Estadio Azteca di Città del Messico, Argentina e Germania danno vita ad un elettrizzante match con l'Albiceleste che passò in doppio vantaggio con Brown e Valdano, quindi pareggio dei tedeschi con Rummenigge e Voller prima del gol decisivo di Burruchaga, lanciato a rete da Maradona, eletto miglior giocatore della competizione non solo per quella prodezza. Quattro anni dopo la rivincita ad Italia '90: dopo aver eliminato gli Azzurri in semifinale, la Seleccion si arrende al rigore di Brehme poco prima dello scadere, fischiato dall'arbitro messicano Mendéz subito dopo aver ignorato nell'altra area un intervento più che sospetto su Dezotti. Invitabili le polemiche in una delle finali più brutte della storia ma il bilancio è di una Coppa a testa.
TABU' SECONDA MAGLIA. L'Argentina, per ritornare alla vittoria, sfida la sorte e ha deciso che scenderà in campo al Maracanã con la seconda maglia di color blu, proprio come nella finale del 1990 persa contro la Germania. La squadra sudamericana ha indossato la seconda divisa per 14 volte nel corso della sua storia, vincendo sette volte, pareggiando cinque partite e ha subito due sconfitte, tra cui la finale del '90. La sfortuna non fa paura.
ARBITRA UN ITALIANO. Un po' d'Italia sarà presente in finale grazie all'arbitro Rizzoli, chiamato per la sfida decisiva del torneo iridato dopo Sergio Gonella nel '78 e Pierluigi Collina nel 2002. Quarantadue anni, originario di Mirandola in provincia di Modena (ma appartenente alla sezione Aia di Bologna), Rizzoli è considerato ormai da qualche anno il numero uno dei fischietti italiani (ha vinto due volte il premio di miglior arbitro Aic, nel 2012 e nel 2013). Ed è ormai molto considerato anche in ambito internazionale, come dimostrano la sua designazione per la prima finale della nuova Europa League nel 2009 (bissata anche nella stagione successiva) e per la finale di Champions League nel 2013, oltre alla partecipazione agli Europei di Polonia e Ucraina nel 2012. Adesso arriva la definitiva consacrazione. Rizzoli entra nel gotha dei pochi arbitri che possono vantarsi di aver diretto una finale mondiale. Un riconoscimento anche per la scuola italiana.