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Intervista al prof. Gianfranco Rizzo, presidente di Musicateneo

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Category: Valle dell'Irno

musicateneodi Valentina Serra

Il professor Gianfranco Rizzo, docente presso il Dipartimento di Ingegneria meccanica, è presidente e fondatore di Musicateneo, l'associazione universitaria che da oltre dieci anni coordina le attività musicali del Campus e le formazioni musicali all'interno di esso, che sono otto: un numero così alto ha fatto guadagnare all'Università di Salerno il primo posto in Italia come orchestre d'ateneo, senza contare i numerosi dischi incisi, i concerti e le partecipazioni in Italia e all'estero, come il prestigioso Umbria Jazz.

Il Campus di Fisciano dal 1996 ha visto con gli anni nascere orchestre che suonano i generi musicali più disparati: jazz, funky, blues, pop, etnica. «Forse manca solo la lirica», dice scherzosamente il professor Rizzo, una personalità poliedrica: provenendo da una formazione decisamente tecnica, ha saputo esprimere al meglio anche il suo talento artistico e la passione per la fisarmonica. (nella foto, tratta da www.musica.unisa.it il prof. Rizzo alle prese con lo strumento).

Qual è il bilancio di questi undici anni di vita per Musicateneo?
«Dopo dieci anni posso parlare di quest'esperienza come di qualcosa di entusiasmante. Siamo stati i primi in Italia ad avere un'orchestra jazz nel Campus. Avere un'orchestra che cresce in una piccola realtà come quella di Salerno è qualcosa di straordinario, un valore aggiunto, che non occorrerebbe invece ad altre realtà più vaste come ad esempio Milano. Sicuramente la qualità e la continuità hanno giocato a nostro favore. Sapevo dall'inizio che stavamo facendo qualcosa che si sarebbe ampliato».

Com'è nata l'idea di portare la musica nel Campus?
«Tutto nacque circa dieci anni fa da un'intuizione, in un Campus molto diverso da come è ora: si trattava di qualche prefabbricato in un'area battuta del vento. La prima orchestra a nascere è stata quella jazz. Siamo partiti con un genere e poi ci siamo ampliati. Lo spunto mi era venuto non solo dal mio passato di musicista, ma anche dai miei viaggi negli Stati Uniti, presso la Stanford University della California, dove si svolgevano tantissime attività fuori dalle aule».

Come siete arrivati come gruppo amatoriale, formato da studenti e docenti, «ad esibirvi ad Umbria Jazz nel 2002 e nel 2003?
«Avevamo capito che per far funzionare questo progetto dovevamo porci obiettivi ambiziosi, altrimenti non avremmo raccolto la disponibilità dell'università ad appoggiare in modo significativo l'iniziativa e non avremmo potuto dare agli studenti un obiettivo abbastanza stimolante che ne giustificasse i sacrifici. Ovviamente è stata preziosa l'esperienza di Stefano Giuliano, che oltre ad essere un musicista ed un formatore è anche un organizzatore di eventi, come il Baronissi Jazz, ed ha quindi vasti contatti nell'ambiente musicale».

Perché secondo lei la musica è uno dei linguaggi più utilizzati dai ragazzi?
«La musica è un linguaggio seguitissimo dai ragazzi per la sua universalità e mette insieme le diverse culture, non conosce diversità. L'orchestra inoltre ha uno scopo fortemente educativo; mentre l'attività universitaria finalizzata allo studio si concentra sull'individuo, il suonare nell'orchestra, producendo una musica "suonata assieme", cura il gruppo, abitua a non prevaricare l'altro ed allena allo spirito di collaborazione, così richiesto nel mondo del lavoro».

Quali sono i progetti in cantiere delle orchestre di Musicateneo?
«C'è un quarto cd in preparazione, sul quale sta lavorando il coro pop. Anche il gruppo di percussioni ne sta preparando uno. I Blues Brothers Reloaded (altra formazione, ndr) vogliono realizzare un musical mentre l'orchestra jazz sta pensando un ritorno ad Umbria Jazz. Per quanto riguarda le tournèe si parla di un posto lontano...la Corea...».

 

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