Esordire a 71 anni suonati con un bestseller dai contorni complessi, anzi, decisamente filosofici, non è impresa facile, ma il famoso regista canadese del "body horror" David Cronenberg sembra aver centrato l'impresa. Cronenberg non sbaglia un colpo e dalle pagine del suo thriller emerge un racconto visionario, contemporaneo, che sembra quasi descritto con una telecamera in mano. Edito da Bompiani ed uscito lo scorso ottobre, "Divorati", non è una storia scritta di getto ma frutto di ben sette anni di lavoro, alternati ai suoi ultimi cinque capolavori cinematografici, tra cui ricordiamo "A dangerous method" e "Maps to the stars". Le sue ossessioni rimangono invariate: le vite di due spregiudicati giornalisti, Nathan e Naomi, coppia disinibita in amore e nel lavoro, sono destinate ad incrociarsi grazie a due casi apparentemente diversi su cui lavorano in due parti differenti del mondo. Nathan, che si dividerà tra Budapest e Toronto, investigherà in primis sul controverso chirurgo Mòlnar, divenendo l'amante di una delle sue pazienti e poi, dopo aver contratto una malattia venerea, trasmessa anche a Naomi, sul Dottor Roiphe e sulla sua stravagante figlia Chase, che nasconde un segreto inconfessabile. Naomi invece si dividerà tra Parigi e Tokio, dove seguirà gli sviluppi del presunto omicidio a sfondo cannibalistico del filosofo Cèlestine Arosteguy ad opera del marito Aristide, che diverrà amante della giornalista. Sullo sfondo complotti di carattere internazionale, che prendono di mira anche la Repubblica democratica della Corea del Nord, marxismo, cannibalismo, sperimentazioni biologiche su insetti che divorano il corpo, ma soprattutto l'ossessione per la tecnologia e su come questa diventa prolungamento dei sensi umani: computer, macchine fotografiche, cellulari, registratori e videocamere - di cui vengono citati perfino nomi e modelli, in una sorta di spot pubblicitario postmoderno - e l'immancabile connessione ad internet sono il quid che sostanzia e permette alla storia di proseguire in crescendo e rivelarsi mai completamente, neanche nel finale, che rimane aperto. Nel passaggio dalla cinepresa alla carta Cronenberg non abbandona i temi a lui più cari come le mutazioni del corpo e l'orrore dell'uomo di fronte ad esse e la relativa speculazione filosofica: lui stesso ha più volte affermato che l'ispirazione per il suo pionieristico cinema deriva da alcune letture filosofiche e dagli autori della Beat generation. In "Consumed" - questo il titolo originale dell'opera, il cui booktrailer girato dal regista in persona, è uno dei più cliccati su Youtube - c'è l'investigazione sulla condizione umana, l'esplorazione delle conseguenze psicologiche dell'invadenza della società high-tech sul corpo e sulla mente: Cronenberg potrebbe essere quasi definito un "filosofo esistenzialista" alla Sartre. Non manca neanche l'attenzione al corpo, realtà prima ed imprescindibile e la sua ribellione alla mente e alla cultura: l'apotemnofilia, una patologia che spinge a voler amputare una parte del proprio sé perché avvertita come "malata" rivestirà un ruolo importante nella vicenda, insieme a tanti bizzarri disturbi e patologie che sottolineano quanto l'influenza della società plasma e caratterizza il punto di vista anche sul corpo, strumento primario per affrontare la quotidianità. Dalle pagine emerge anche una critica non troppo velata al giornalismo postmoderno, di cui Nathan e Naomi sono l'emblema: rozzi, un po' ignoranti ed estremamente dipendenti da Google, i due svolgono la professione con un pizzico di cialtroneria. Il regista canadese confessa di aver scoperto - anzi, riscoperto, dato che da giovane ha scritto un gran quantitativo di racconti fantascientifici - una passione per la scrittura, cresciuta anche grazie all'ambiente molto più disteso dell'editoria, dove i problemi legati al denaro e ai gusti dei produttori sono minori rispetto al mondo cinematografico A chi si chiede se il romanzo diverrà il ventiduesimo film della sua controversa e scintillante carriera, Cronenberg fa sapere di aver già declinato ben cinque offerte da altrettanti produttori: "Conosco già la storia, meglio che ci pensi qualcun altro" ha detto.
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