Il contratto di mezzadria riguardava una parte della Starza, una piantagione chiusa e ben difesa,
poco fuori dal paese di Bolano. Una distesa immensa di " don Andrea", divisa tra tre coloni, un tempo raggiungibile tra viottoli e qualche tornante, oggi, invece, circondata da palazzi, ville e scuole.
Una pianura coltivata a vigneto e poco alberata.
Il contratto, in sintesi, prevedeva il raccolto dell'uva al padrone, mentre al colono tutto ciò che produceva il terreno coltivato.
Il mezzadro arava, potava la vite disposta a squadra, piantava il magliolo, vendemmiava, piggiava le uve, portava il mosto in cantina e seminava la terra; tutto ciò che raccoglieva, invece,- salvo piccole prestazioni di prodotto che andavano al proprietario- era di esclusiva spettanza del mezzadro, al quale peraltro spettava anche una piccola percentuale di mosto.
Quindi, grano, granturco, patate, fagioli, fave, frutta, broccoli e rape compensavano il mezzadro del proprio faticoso lavoro, nel quale partecipava sempre Teresella.
Al proprietario, invece, la rendita veniva dalla vendita del vino i cui proventi servivano per i bisogni di vita per un intero anno; anno che era pure pieno di incertezze, di ansie, di trepidazioni che dipendevano dai capricci metereologici, sarebbe bastata una grandinata inaspettata o acqua inopportuna per far crollare le rosee aspettative...Anche per le " prestazioni" bisognava far ricorso al cavillo, al sofismo...ingannando la logica...Sapeva bene don Andrea che, chi di schiena e chi di petto...tutti abbiamo qualche difetto, del resto diceva sempre che, - guarda caso- il suo portone era di legno e vi sarebbe entrato solo chi ne fosse...degno!
Aveva avuto tante richieste di mezzadria ma aveva scelto Bernardino perché lo riteneva un buon lavoratore, onesto sì ma alquanto babbeo, sciocco e quasi schiappa...Faceva proprio al caso suo...

Vedere la felicità di don Andrea quando vendeva il vino. Con cupidigia e con Orazio, proprio come Buccillo, da raffinato e gaudente, invitava a godere i piaceri " Godi il presente-canticchiava-cogli la giornata e bevi, bevi e ripeti le bevute che ti smorzano la sete" e centellinava il suo bicchiere...
Altre volte si lamentava che le ricchezze non assicurano, di per sé, la felicità, pure se è innegabile il vantaggio che se ne ricava.
Il tempo è troppo lento per chi aspetta ( la vendemmia), troppo rapido per chi ha paura ( i capricci metereologici), troppo breve per chi gioisce ( i soldi introitati non bastano mai...)

In quel luogo, quasi per cercarvi un approdo, la memoria correva come luogo dello spirito. Don Andrea in quella distesa immensa, più che nelle altre proprietà trovava complicità infinite. Correva più che altrove, si compiaceva in sé del buon lavoro del mezzadro, ma non parlava mai di gratitudine- la dote morale-, anzi...il colono era considerato sempre sciatto e plebeo.
Chi vive nella prosperità è avido dei beni altrui e mal vedeva finanche che il mezzadro, dopo la vendemmia, racimolava gli ultimi grappoletti o spigolava le spighe da terra dopo la mietitura.

Bernardino con l'aiuto di Teresella appioppava le viti ai pioppi, si rallegrava nel vedere i fiori e i frutti dell'albero e si consolava con la fatica, l'alimento del suo spirito generoso.
Non sapeva odiare nessuno, tanto meno il suo " benefattore". Era contento, pure se sotto la " sferza".

La miseria offre e la società accetta... "il lavoro è sì cosa nobile, ricchi siamo e nessuno lo sa, ma come il gallo e la gallina che cantano chicchirichì e coccodè, pure sciatti e senza niente, altro bisogno non c'è"...

Era andata avanti la cosa per anni...
Poi, chi vuole le rose deve rispettare le spine e la violenza, con la maldicenza, da qualunque parte venga, deve essere ripudiata...
I tempi mutavano, eravamo già nel 1968 e Bernardino diceva" Noi non vogliamo abbandonare la terra per l'industria. I contratti sono pure anacronistici, sono arretrati...I sindacati si sono svegliati.
Bisogna adeguarsi ai nuovi tempi ed un giorno d'inverno mentre Bernardino udiva gli uccelli cantare e ammirava il cielo dorato, il sole tra gli alberi, i pochi fiori sui rami spogli, sentì da lontano la voce stizzosa ed invadente del padrone che inveiva proprio contro Bernardino perché qualcosa non andava...

L'uomo ricco si ritiene sapiente, ma " il povero intelligente" gli fa l'esame!
" Tu sei volpe, io son tasso, tu sei furbo ma io ti passo"
" Signore,- l'inalberato Bernardino che con un occhio quasi rideva e con l'altro quasi piangeva- il diritto che trionfa non ha nessun bisogno di essere violento e violento non sarò perché non vi sbatto fuori, ma chi vi autorizza ad entrare nel terreno di cui sono il colono? Forse che non vi pago? E perché volete spiarmi entrando nel terreno che è vostro e nessuno ve lo nega, ma per il quale vi pago quanto vi devo e profumatamente ?"

Allibito, frastornato, il poveretto Andrea, deluso da tanta insolenza e con sofferta ira, borbottò ma non ebbe la forza di replica. Troppo violento, se pur pacato l'improvviso affronto. Costeggiando i muretti calcinati degli orti, si infilò in un intrico stretto e tortuoso e, annichilito, col mento che andava su e giù, si introdusse nel portone di casa e, piangendo, sbottò " Era un paradiso, ma ora è la casa del diavolo!"