Roma. "Sulla legge Severino a decidere è il magistrato ordinario". La decisione della Cassazione non lascia margini di interpretazione circa la competenza a decidere ex lege sulla candidabilità, escludendo così la vigilanza in materia del tribunale amministrativo, ma non chiarisce se Vincenzo de Luca potrà o meno insediarsi alla guida della Regione, in caso di vittoria alle elezioni. De Luca, come si ricorderà, fu sospeso dall'incarico di sindaco di Salerno in seguito alla condanna per abuso d'ufficio riportata nel processo sul termovalorizzatore, proprio in virtù dell'applicazione automatica della Severino. La sospensione fu però annullata dal Tar a strettissimo giro di posta, con l'accoglimento del ricorso presentato dai legali del politico lucano. Una dinamica che oggi, quindi, alla luce della decisione della Suprema Corte, non avrebbe ragione di esistere. Di conseguenza decadono anche le questioni di legittimità costituzionale della Severino sollevate dal giudice amministrativo, perché non più competente. Anche Luigi de Magistris, sindaco di Napoli e protagonista di una vicenda analoga a quella di de Luca, è ancora in carica solo grazie al provvedimento del Tar: per lui, con ogni probabilità, si aprirà ora un nuovo iter procedurale dinanzi al giudice ordinario. Cosa succederà ora se De Luca dovesse vincere le elezioni? La domanda non è di poco conto. La legge Severino, facendo rinvio agli Statuti regionali, permette che in Campania il nuovo presidente possa nominara giunta e vice sin dalla prima seduta del consiglio. La questione, come si vede, non è solo giuridica: implica, soprattutto, l'equilibrio e la delicatezza della governance politica.
Il presidente tiranno
Donald Trump sta sfidando le peggiori categorie più consolidate della politica tradizionale,
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