Padula. La poliedricità è la caratteristica che ogni artista dovrebbe possedere, qualunque sia l'ambito in cui esprime il suo estro, e Pietro Di Bianco incarna al meglio questo aspetto. Nato a Padula, in provincia di Salerno, 33 anni fa, Pietro ha studiato pianoforte presso il Conservatorio "G. Martucci" di Salerno diplomandosi con il massimo dei voti nel 2004 ma la strada della musica gli riservava ben altre sorprese. Del tutto casualmente, così come ci ha raccontato nel corso di una lunga e bella intervista, ha scoperto il canto raggiungendo vette elevatissime in pochi anni a dimostrazione del suo innato talento. Nel 2009 Pietro Di Bianco si diploma in canto presso il Conservatorio de L'Aquila e l'anno successivo entra nell'Accademia Rossiniana del Rossini Opera Festival dove interpreterà Don Alvaro ne "Il viaggio a Reims" continuando a perfezionarsi e partecipando al progetto OperaStudio dell'Accademia Nazionale di "Santa Cecilia" dove interpreta il ruolo di Don Alfonso nel "Così fan tutte" di Mozart. Dopo esperienze a Siena e a Sofia, nel 2012 entra a far parte dell'Atelier Lyrique de l'Opéra National de Paris dove interpreterà, all'Amphithéâtre Bastille, le "Quatre chansons de Don Quichotte" di Jacques Ibert, le "Chansons populaire" di Maurice Ravel ed alcune arie per basso di Handel. All'Opéra Garnier, insieme all'Orchestra dell'Opéra di Parigi, canta l'aria di "Don Profondo" tratta da "Il viaggio a Reims" di Rossini mentre nel 2014, al Teatro "Petruzzelli" di Bari, veste i panni di Beaupertuis ne "Il cappello di paglia di Firenze" di Nino Rota e, nello stesso anno, vince il primo premio al Paris Opera Awards presso la Salle Gaveau a Parigi. Nel 2015 è Don Profondo ne "Il viaggio a Reims" di Rossini al Teatro Coccia di Novara e Hidraot in "Armide" di Lully alle Festwochen der Alten Musik di Innsbruck con" Les Folies Françoises" di Patrick Cohën-Akenine mentre quest'anno ha interpretato il ruolo di Fiorello ne "Il barbiere di Siviglia" presso l'Opéra Bastille di Parigi ed ha vinto il premio AROP (Association pour le Rayonnement de l'Opéra National de Paris) come miglior artista 2015 dell'Atelier Lyrique. Ma cosa riserverà il futuro a Pietro Di Bianco? E' stato lui stesso a raccontarcelo.
- Quando e come è nato in te l'interesse per la musica?
E' nato a soli 4 anni quando ho visto mia sorella Caterina, anche lei diplomata in pianoforte, andare a scuola di musica. Ad 8 anni chiesi a mio padre di poter prendere lezioni di pianoforte, così ho studiato per tre anni da privatista a Padula sostenendo poi l'esame di ammissione nel 1994 presso il Conservatorio di Salerno e classificandomi secondo.
- Quando hai capito che la musica poteva diventare la tua strada?
E' stato un percorso graduale, in realtà nella mia vita ogni scelta è avvenuta in funzione della passione per la musica. Dopo aver frequentato la Sicsi ed essermi abilitato come docente di musica e di sostegno, ho anche insegnato a Roma per alcuni anni ma, nel frattempo, proseguivo i miei studi musicali presso l'Accademia di "Santa Cecilia" e, quando si è presentata l'occasione di intraprendere seriamente la mia carriera, non ho avuto dubbi, ho lasciato il mondo della scuola perché sapevo quale era la mia vera strada.
- Tu hai iniziato con lo studio del pianoforte diplomandoti presso il Conservatorio "Martucci" di Salerno ma poi ha intrapreso lo studio del canto lirico come basso baritono. Spiegaci il perché di questa tua scelta.
Quando ero a Salerno e mi esibivo come pianista avevo un'amica che studiava canto e, spesso, l'accompagnavo a lezione. Per curiosità provai a cantare ed ebbi occasione di conoscere il suo maestro il quale, sentendo la mia voce, credette che io avessi già studiato canto in passato. A questo punto sostenni l'esame di ammissione senza nemmeno essermi preparato ma, nonostante ciò, superai la prova senza difficoltà. Ho iniziato lo studio del canto privatamente con Giuliana Valente e poi sono passato all'Accademia di "Santa Cecilia" dove ho conosciuto Anna Vandi che è stata mia docente al Conservatorio "Alfredo Casella" de L'Aquila per un anno.
- Durante la nostra chiacchierata informale hai detto che ti senti come un albero che più cresce e più mette radici per ancorarsi al suolo. Ciò dimostra il tuo forte legame con i luoghi di origine e, conoscendoti, si nota quanto tu sia rimasto umile. Pensi che le tue scelte e la tua esperienza possano servire da stimolo ad altri?
Non so ancora se ho realizzato un sogno, credo la vita vada vissuta giorno per giorno senza pensare a lungo termine. Per me non è un discorso di umiltà ma di buonsenso, non mi interessa fare carriera per arrivare alle stelle ma voglio fare qualcosa che piace a me e che, al contempo, arricchisca anche gli altri. Che senso ha arrivare all'apice ed avere poi una vita infelice? Sono una persona ambiziosa, lo ammetto, perché non mi accontento mai ma ciò non significa che per me arrivare in alto sia una questione di vita o di morte. Non credo di fare un lavoro particolare, anche se vedendomi dall'esterno lo si potrebbe pensare. Ritengo che esista la complementarietà dei ruoli, per me lavorare significa avere un ruolo nella società e con la mia professione sono parte di un sistema.
- Quali sono i progetti che ti attendono a breve e quali mete ti prefiggi per il futuro?
In questi giorni partirò per Palermo per il nuovo progetto "Opera Camion" in collaborazione con il Teatro dell'Opera di Roma ed il Teatro Massimo di Palermo. Porteremo in scena "Il barbiere di Siviglia": si tratta di un progetto innovativo che intende avvicinare un pubblico diverso da quello che solitamente si interessa all'opera. Il camion, al cui interno è celata una scenografia che, all'occorrenza, viene fuori, si fermerà nelle principali piazze dove noi artisti ci esibiremo. Subito dopo partirò per l'Irlanda dove parteciperò al Festival di Wexford ed interpreterò Don Annibale ne "Il campanello" di Donizetti mentre sarò Nicholas nell'opera di Vanessa Barber. Infine, a dicembre, sarò impegnato alla Filarmonica di Berlino in un concerto organizzato dalla Radio Classic tedesca dove ci sarà anche la Sony.
- Vedi il tuo futuro solo in ambito europeo o proiettato anche al di là di questi confini?
A dire il vero mi era stato già chiesto di andare a Città del Messico per portare nuovamente in scena "Il viaggio a Reims" ma ho dovuto rinunciare a causa di impegni presi in precedenza. Non escludo di andare negli Stati Uniti, penso ad esempio ai grandi teatri di New York, Los Angeles, Dallas senza dimenticare il Giappone o l'Australia. Prima di tutto, però, devo costruirmi una solida carriera, poi si vedrà.
Ringraziamo Pietro Di Bianco per la sua grande disponibilità e gli auguriamo mete sempre più ambite.