A cento anni esatti dall'operazione Gericht, che insanguinò il fronte occidentale della Grande Guerra sino alla svolta strategica di Verdun, Francia e Germania saranno ancora rivali, sebbene sul più sano e tranquillo rettangolo verde. La nazionale teutonica, campione del mondo in carica, approda all'Europeo con i galloni di favorita insieme ai padroni di casa ed i cerotti dovuti alle fresche débâcle di alcuni uomini piuttosto rappresentativi. Dopo aver dovuto rinunciare al Mondiale, Marco Reus è costretto a casa dall'ennesimo intoppo muscolare di una carriera fin qui frizzante e luccicante come il cristallo che ne avvolge il fisico. Pep Guardiola, all'atto del passaggio al Manchester City, ha preteso come primo tassello di una rivoluzione in fieri l'acquisto di Ä°lkay GündoÄŸan, fermato ancora una volta da un serio infortunio muscolare quando la stagione del suo vecchio Borussia Dortmund doveva ancora arrivare alla conclusione. Eppure se c'è una selezione che può sopperire a simili mancanze - oltre a quella di Antonio Rüdiger, comunque una seconda linea dello scacchiere pensato da Joachim Löw - ebbene quella è proprio la Germania. Il neue kurs del calcio tedesco è figlio naturale della rivoluzione intrapresa all'inizio degli anni 2000, dopo la götterdammerung al Mondiale di Francia ed all'Europeo di Belgio-Olanda, canti del cigno di campioni storici ma ormai spenti come Klinsmann, Matthaus e Möller. Precedenza ai vivai nazionali - anche a costo di qualche figuraccia internazionale - una politica sportiva chiara ed efficace, stadi moderni e di proprietà anche in vista del Mondiale casalingo del 2006, il volano della nuova era. Così sono nati prima i Lahm, poi i Reus fino ai Leroy Sané. In Francia i giocatori più anziani saranno Lukas Podolski - un inamovibile per Löw nonostante il presente grigio che lo ha relegato sulle rive del Bosforo, una sorta di preparazione al cimitero degli elefanti - e Bastian Schweinsteiger, il capitano irretito dalla cura Guardiola ed intristito ad Old Trafford sotto la guida del vecchio mentore Louis Van Gaal. Curioso che entrambi, dodici anni fa, nemmeno ventenni, fossero gli elementi di punta della rincorsa ai vertici continentali della prima, nuova Germania. E così davanti al numero uno - in tutti i sensi - Manuel Neuer agiranno Jérôme Boateng e Mats Hummels, presto compagni anche al Bayern. A sinistra il tecnico ha deciso di affidarsi alla "molla" del Colonia Jonas Hector, bocciando il duo di Dortmund Schmelzer-Durm, mentre sull'altro fronte potrebbe agire Emre Can, in corsa per il ruolo col "valenciano" Shkodran Mustafi, dalle attitudini più chiaramente difensive. In mezzo Löw non rinuncerà all'inamovibile Toni Kroos, con ogni probabilità affiancato dallo juventino Sami Khedira, giocatore dall'intelligenza tattica esagerata. Entrambi candidano Schweini alla panchina, laddove si accomoderanno le nuove leve classe '95 del centrocampo della Mannschaft: Joshua Kimmich - che il Bayern ha pescato dalla squadra più hipster del continente, il Red Bull Lipsia neopromosso in Bundesliga - e soprattutto Julian Weigl, metronomo eccezionale impostosi a Dortmund dopo la maturazione al Monaco 1860. In attacco, nonostante la presenza di un Mario Gomez piuttosto rinfrancato dall'esperienza vincente al Besiktas, dovrebbe agire Mario Götze, uno dei delusi dell'Allianz Arena, dietro cui si muoverà un arsenale di stoccatori e passatori senza eguali: Thomas Müller, Mesut Özil e - molto probabilmente - André Schürrle, favorito rispetto al più talentuoso Julian Draxler. Senza dimenticare che, dalla faretra della panchina, il tecnico potrà estrarre anche la freccia Leroy Sané.
Non è un caso che, tra le nazioni emerse dalla dissoluzione dello spazio sovietico, l'Ucraina sia stata nel corso del tempo quella capace di raccogliere più piazzamenti e lanciare i più interessanti prospetti. Sarà perché gli atleti ucraini sono cresciuti forgiati dall'indelebile ricordo della partita della morte del '42 tra l'occupante nazista ed una selezione locale, che ispirò anche la pellicola "Il terzo tempo" di Evgenij Karelov. Già ai tempi della monolitica URSS, infatti, Kiev aveva regalato alla nazionale unica fuoriclasse del calibro di Oleh Blochin e Valerij Lobanovs'kyj, prima dell'epopea indipendentista culminata con il Pallone d'Oro ad Andrij Å evÄenko. Dopo la fine del socialismo reale, l'Ucraina è stata la selezione che ha faticato meno ad imporsi sulla scena internazionale: fasi finali del Mondiale 2006 col raggiungimento dei quarti, Europea casalingo insieme alla Polonia nel 2012, ancora una volta una fase finale continentale nel 2016 nel segno delle due star del calcio ucraino odierno: Andrij Jarmolenko, ormai pronto a lasciare la culla della Dinamo per coltivare sogni ed ambizioni in lidi più mainstream, e Jevhen Konopljanka, che il Siviglia ha sottratto alle grinfie del Dnipro dopo averlo ammirato da avversario nella finale di Europa League del 2015. L'anello debole della nazionale allenata da Mychajlo Fomenko è il portiere: uscito dal giro il vecchio Å ovkovs'kyj, ancora numero 1 a Kiev nonostante i 41 anni suonati, il movimento non ha saputo produrre un estremo migliore del mediocre Andrij P″jatov, più volte costato punti preziosi al suo Å achtar Donetsk e spesso rimpiazzato dal collega Kaniboloc'kyj. Davanti a lui si piazzeranno altri due compagni di club, Oleksandr KuÄer e il vecchio V″jaÄeslav Å evÄuk, che formeranno il reparto con Artem Fedec'kyj e Jevhen ChaÄeridi. Difficile che l'esperto Anatolij TymoÅ¡Äuk, capitano simbolico della spedizione e uno dei migliori interpreti del calcio locale degli ultimi 20 anni, parta nell'XI: in mezzo Fomenko si affiderà al duo della Dinamo Kiev, Denys HarmaÅ¡ e Serhij SydorÄuk, protetto da Taras Stepanenko. Davanti, tra le star Jarmolenko e Konoplijanka, l'ariete sarà Roman Zozulja. Gli assi nella manica sono due astri nascenti: la mezzapunta classe '86 del Donetsk Viktor Kovalenko - che ha serie possibilità di partire anche titolare, specie se Fomenko volesse rinunciare al centravanti fisso a favore di uno di movimento - ed Oleksandr ZinÄenko, sul quale si sono già accesi i fari della Premier League. Il testa a testa con la Polonia per la seconda piazza sarà la chiave emotiva del girone.
Sì, la Polonia si scontrerà con i cugini ucraini per il secondo posto, dietro la favorita Germania. E non è improbabile che 

entrambe possano raggiungere gli ottavi, con una delle due qualificata tra le migliori terze piazzate. Il commissario tecnico Adam NawaÅ‚ka porta in Francia una squadra che miscela classe, esperienza internazionale e promesse. Le prime due sono assicurate dagli uomini simbolo della selezione: il capitano ed implacabile centravanti Robert Lewandowski, uno dei migliori interpreti del pianeta, chiamato allo step definitivo con la maglia della Polska; e Grzegorz Krychowiak, cui sono affidate la maglia numero 10 e le chiavi della manovra. E la coppia Krychowiak- Zieliński, cerniera ed asse centrale, è uno degli elementi di maggior interesse della prima fase del torneo. C'è classe, inventiva, foga e dinamismo, ci sono letture preventive in entrambe le transizioni: da qui si parrà la nobilitate della Polonia, oltre che dalla buona vena del centravanti del Bayern. In porta NawaÅ‚ka sceglierà Wojciech SzczÄ™sny, che all'Europeo casalingo di quattro anni fa fu soppiantato, a torneo in corso, da PrzemysÅ‚aw Tytoń, nemmeno convocato. A destra il terzino del Dortmund Åukasz Piszczek, sull'altro out JÄ™drzejczyk o Wawrzyniak, anche se il tecnico - specie in gare dove dovrà attaccare - potrebbe decidere di arretrare SÅ‚awomir Peszko. I centrali: il torinista Glik e Pazdan. Nel probabile 4-4-1-1, ai lati della citata coppia di box-to-box dovrebbero giocare Jakub BÅ‚aszczykowski - grigia la sua annata fiorentina - e Kamil Grosicki. Dietro Lewa ecco Arkadiusz Milik, centroboa piuttosto mobile chiamato ad un delicato ruolo di raccordo tra i reparti, una delle nuove leve del calcio polacco con Bartosz Kapustka e Karol Linetty.
L'Irlanda del Nord è alla prima partecipazione assoluta ad un campionato europeo, dopo aver timbrato il cartellino a ben tre edizioni della Coppa del Mondo (1958, con gli storici quarti di finale, 1982 e 1986). E' una nazionale che ingloba tutte le principali caratteristiche di una selezione anglosassone: prestanza ed impeto fisico, vigoria dei mezzi, compattezza dello schieramento. Rispetto alle altre nazionali dell'area geografica, ivi compreso il Galles, il tasso tecnico non è di primo pelo, anche in considerazione della mancanza di veri talenti individuali. Il giocatore più rappresentativo è il mediano del Southampton Steven Davis, che è anche il capitano. L'Irlanda del Nord ha disputato un'ottima fase qualificazione, chiudendo al primo posto - davanti alla Romania - in un girone piuttosto livellato verso il basso. Durante questi incontri, il ct Michael O'Neill ha spesso schierato un compatto 4-5-1, affidando il ruolo d'ariete al'ex Palermo Kyle Lafferty. Accanto a Davis si sono sistemati Norwood e l'ex Manchester Johnny Evans, un difensore spesso avanzato per proteggere ancor più il solido ma compassato pacchetto difensivo. E' probabile che O'Neill ricorra ancora a quest'arma, trovandosi ad affrontare nazionali superiori alla sua. Sarà dura smentire l'etichetta di Cenerentola che tutti le hanno affibbiato.
Il pronostico: Germania prima, Polonia ed Ucraina entrambe qualificate.