La biografia amorosa e spirituale di Luis Cernuda può essere adattata bene per illustrare le ambizioni della Spagna formato 2016, sospesa a metà strada tra la realtà ed il desiderio. Esauritosi nelle vittorie a ripetizione il "siglo de oro", con gli addii contemporanei di "Luis de Gòngora" Xavi e "Francisco de Quevedo" Xabi Alonso, rifugiatosi nel buen retiro americano David Villa, le Furie Rosse ballano tra gli ultimi lampi dei reduci del decennio trionfale (Casillas, Iniesta e David Silva su tutti), i bagliori di stelle ancora fulgide (Piqué, Busquets, Ramos) e i primi crediti maturati dagli attori pronti a contendersi la scena dei prossimi anni (Thiago, Koke, Morata e la petite jeunesse non convocata per la rassegna francese). Le certezze di Vicente del Bosque poggeranno ancora sui solidi pilastri del passato più recente: la coppia Ramos-Piqué al centro, quella barcelonista Iniesta-Busquets in mezzo, Silva a ballare tra le linee. In porta sembra agli sgoccioli l'epopea di Iker Casillas, costretto dall'età e da riflessi che non rispondono più come ai bei tempi a figuracce che forse non meriterebbe, specie in Portogallo. Largo, con ogni probabilità, a David De Gea, che a 26 anni è finalmente pronto a prendersi la grande occasione e i galloni del titolare. A destra, fuori Carvajal infortunatosi nella finale di Milano, il terzino titolare sarà Juanfran, alle cui spalle preme la spensierata gioventù di Héctor BellerÃn, pronto ad impadronirsi di quella fascia per i prossimi anni a venire. Sull'altro out, inamovibile Jordi Alba. Se Busquets resta l'imprescindibile volante davanti alla difesa, Del Bosque non ha che l'imbarazzo nello scegliere chi deve accompagnarlo. Accanto ad Iniesta non dovrebbe mancare Fabregas, ma il ct iberico potrebbe anche optare per un centrocampo più folto e denso di palleggiatori, schierando al tempo stesso Don Andrés, il regista del Chelsea, Thiago Alcantara e Silva, con Koke - stagione folgorante la sua - vero e proprio jolly letale aggiunto. Con una decisione che ha provocato malumori e diversi improperi nei suoi confronti, Del Bosque ha optato per lasciare a casa Isco, spento e macchinoso nella stagione al Real, oltre a Juan Mata e soprattutto a Saúl ÑÃguez, la vera rivelazione dell'Atletico e in generale del calcio spagnolo. La Spagna non rinuncerà comunque al suo gioco ormai codificato, fatto di palleggio ed improvvise verticalizzazioni per gli avanti che, silurato anche Fernando Torres, significano soprattutto Alvaro Morata, il "bello di notte" del nuovo millennio. Dietro di lui un veterano come Aritz Aduriz.
Chiuso il girone qualificatorio al primo posto, dopo aver contribuito alla clamorosa débâcle dell'Olanda, la Repubblica Ceca giunge in Francia in sordina e con un percorso netto preparatorio poco rassicurante. Le amichevoli disputate di recente hanno acuito i dubbi sulla compagine di Pavel Vrba, ancora immatura per prescindere da due grandi vecchi come Petr ÄŒech e TomáÅ¡ Rosický. Quest'ultimo è reduce dall'ennesima stagione tribolata all'Arsenal, l'ultima con la maglia dei Gunners, ma a 35 anni suonati è ancora pronto a caricarsi sulle spalle una squadra povera di quelle qualità che lo hanno fatto brillare sin da giovanissimo. Come molte selezioni dell'Est, la Cekia fa del blocco-squadra la sua forza, ma a differenza di altre squadre appartenenti all'area ex sovietica il talento non è ben distribuito in rosa, a differenza di un passato più o meno recente che recava il nome di Pavel NedvÄ›d. In difesa il giocatore migliore è il terzino destro Pavel KadeÅ™ábek, messosi in luce all'Europeo Under 21 casalingo dello scorso anno. Al centro dovrebbe giocare la coppia piuttosto farraginosa Sivok-Kadlec: entrambi militano in Turchia e, sebbene piuttosto fisici, non tradiscono una certa permeabilità agli attacchi frontali ed ai rimorchi da dietro. Con Limberský a sinistra, la coppia di frangiflutti davanti alla prima linea sarà formata da Jaroslav PlaÅ¡il e Vladimir Darida, il fuoco della manovra ceca, che agirà alle spalle dello sparigliacarte Rosický. A Ladislav KrejÄà il compito di convergere dall'esterno al centro, a TomáÅ¡ Necid invece quello di mettere nel sacco i pochi palloni che graviteranno nella sua zona. Non sarà facile agganciare il treno degli ottavi, anche perché Turchia e Croazia sono sulla carta superiori.
Nell'immaginario roster delle possibili outsider, chi scrive ritiene di poter inserire in prima battuta la Turchia. Il devÅŸirme praticato dall'"Imperatore" Fatih Terim, con il monitoraggio e la pesca di tutti i migliori giocatori turchi sparsi per i campionati europei, ha pagato con ricchi frutti dopo un inizio piuttosto traballante. L'emblema della nuova politik è senza alcun dubbio Emre Mor, ala o seconda punta classe '97 che in breve tempo è passato dai campi ghiacciati di Danimarca alla convocazione per l'Europeo sino alla firma col Borussia Dortmund. La difesa miscela ore di volo ed effervescente gioventù, ma soprattutto caratteristiche atletiche e tecniche. Se Gökhan Gönül e Hakan Balta garantiscono affidabilità e prestanza, Semih Kaya e Caner Erkin partecipano con velocità e senso della posizione. Il profeta di Klopp Nuri Åžahin assicura, insieme al capitano del Galatasaray Inan, protezione e geometrie alla tracotante batteria di poderosi fantasisti: Arda Turan in primo luogo, voglioso di riscattare il bruciante passaggio dalla sponda del Manzanarre al Camp Nou; quindi il bombardiere Hakan ÇalhanoÄŸlu, cecchino sui calci piazzati e stoccatore dalla media invidiabile; infine la maledetta e salvifica verve di OÄŸuzhan Özyakup, poliedrico tessitore del BeÅŸiktaÅŸ in grado di disimpegnarsi su tutta la verticale centrale tra la mediana e la trequarti, ed il tedesco naturalizzato Yunus Malli, che ha appena chiuso una eccellente stagione a Magonza. Occhio ad Ozan Tufan, dinamico intermedio del Fenerbahçe a cui Terim ha dato spesso fiducia e che potrebbe partire titolare nella cerniera dei due mediani. In attacco la freschezza di Cenk Tosun potrebbe essere preferita alla comodità griffata da Yuan cinese di Burak Yilmaz. Che bello il vis-à-vis con la Croazia: peccato arrivi subito alla prima giornata.
A proposito di Croazia. Che peccato non poter ammirare Alen Halilovic, forse il talento più fulgido - insieme a Coman - della carrellata dei '96. Il ct Ante ÄŒaÄić, incalzato dai cronisti, ha battuto - in maniera piccata - sulla estrema gioventù del talento blaugrana, lasciando intendere che le occasioni da cogliere sarebbero state ancora tante. Strano, perché Ante Ćorić, centrocampista della Dinamo Zagabria, è un classe '97 e fa parte regolarmente della spedizione. Certo è che la qualità non manca ai Vatreni, specie se questa può essere condensata nell'aggettivo "sublime", l'unico in grado di descrivere un giocatore come Luka Modrić, anima e corpo del Real Madrid e della selezione in maglia a scacchi. Come se non bastasse la seconda linea croata potrà disporre di Ivan Rakitić, che nel biennio trascorso a Barcellona ha compiuto l'upgrade necessario a collocarlo tra i grandi della pur breve storia calcistica del paese balcanico. A guidare la compagine di ÄŒaÄić è l'eterno capitano Darijo Srna, giunto al suo quarto ed ultimo Europeo, con in tasca una carriera superba da leader dello Å achtar Donetsk e il rimorso, forse, di una gita mai fatta nel calcio che conta. Å ime Vrsaljko, vista la mission impossible di scalzare il leader dello spogliatoio, troverà spazio sulla catena di sinistra, per poi trasferirsi a fine Europeo tra le fila dell'Atletico Madrid. I due difensori centrali davanti al portiere SubaÅ¡ić saranno Vedran Ćorluka (che radiomercato dà vicino al Bayern) e Domagoj Vida. Detto di Modrić e Rakitić (che giocherà più avanzato rispetto alla classica posizione di intermedio destro occupata al Camp Nou) , il terzo posto in mediana sarà appannaggio del fiorentino Badelj. Ad assistere Mario Mandžukić - leader emotivo e carismatico con Srna, specie quando la palla comincia a farsi calda - penseranno Ivan PeriÅ¡ić e -udite udite - Mateo KovaÄić, una carriera finora senza infamia e senza lode: la peggiore, forse, che si possa augurare.
Il pronostico: Spagna prima, Croazia e Turchia qualificate.