Salerno. Sabato 29 marzo alle ore 21:00, al Teatro Genovesi di Salerno andrà in scena lo spettacolo teatrale "Mammema", scritto e interpretato dall'attore e regista Eduardo Ricciardelli al fianco di Irma Ciaramella. Una madre è sempre stata la radice di ogni vita umana e come tale ha e ha subito il peso delle proprie responsabilità. Sarà questo il punto di partenza di "Mammema", il lavoro, prodotto da Teatraltro in collaborazione con Etérnit, che ha debuttato nel 2012 al Teatro dell'Orologio di Roma, nell'ambito della rassegna Exit. La pièce riflette il rapporto tra madre e figlio attraverso due personaggi che abitano in uno spazio comune e in continua trasformazione simbolica. Cinque scene o micro atti, scanditi dai continui cambi d'abito e di situazione che lasciano allo spettatore la possibilità di leggere oltre gli stereotipi e oltre le convenzioni. Lo scenario della vicenda è stato tradotto in una messa in scena essenziale, fatta di elementi che hanno evocato i dettagli di un interno contemporaneo e hanno riportato al bisogno di sentirsi ancorati ai desideri forti dell'adolescenza. "Lo spettacolo propone il tema dell'essere madre - ha spiegato il regista - nel rapporto con due figli. Entrambi non facili da gestire sia emozionalmente che praticamente. La madre ossessionata dalla paura che il figlio non mangi, esprime la sua netta forza e la sua fragilità in un contesto fatto di assenza. Nonostante la lingua utilizzata sia tendente al dialetto napoletano il contesto appartiene ad una figura materna che potrebbe essere anche del Nord Europa. Infatti una delle fonti di ispirazione poetico-metrica è il racconto dell'irlandese James Joyce "Eveline" tratto dai "Dubliners". I Luoghi di riferimento sono, invece, precisi angoli e strade che fanno da cornice ad uno spettacolo da definire "commedia nera" dove il luogo comune fa da trampolino ad un ironia sarcastica. Gli elementi della scenografia e dei costumi sono semplici e non ci sono musiche di scena. I soli elementi presenti in questo lavoro sono le voci i corpi e le luci". "Il dialetto - ha scritto Alfredo Agostini nella sua recensione - è puro colore, ma è particolarmente efficace a far risuonare l'eco di luoghi comuni ancestrali, le preoccupazioni per un nutrimento sufficiente, le raccomandazioni contro il freddo, la minaccia di una punizione, reiterati fino a essere svuotati di senso".Il presidente tiranno
Donald Trump sta sfidando le peggiori categorie più consolidate della politica tradizionale,
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