Salerno. Secondo appuntamento per la stagione lirica del Teatro Municipale Giuseppe Verdi di Salerno. Dal 13 al 17 maggio è in scena Andrea Chénier. Dopo le opere di esordio Marina, Mala vita e Regina Diaz, tra cui la seconda commissionatagli da Sonzogno, aveva riscosso un notevole successo, Umberto Giordano si dedicò a quello che sarebbe stato il suo capolavoro, Andrea Chénier, in un momento economicamente non facile vista la cattiva accoglienza della sua terza opera che aveva persino convinto Sonzogno a licenziarlo. Il libretto dello Chénier ad opera di Luigi Illica era stato destinato nella sua "tela" iniziale ad Alberto Franchetti ma questi ne vendette poi i diritti all'amico Giordano (lettera di Franchetti a Giordano datata Napoli 20 aprile 1894), cominciando così un'intensa collaborazione, a partire dal luglio 1894, tra librettista e compositore per la realizzazione dell'opera, auspice Sonzogno nuovamente interessato al lavoro del giovane compositore foggiano per l'attuale progetto. "E' la prima volta - dichiara il regista Riccardo Canessa - che firmo la regia del lavoro di Giordano, ma si tratta di una delle prime opere a cui ho assistito da piccolo ed alla quale, quindi, sono legato da un profondo senso di familiarità e di appartenenza. Ricordo con grande tenerezza come nell'innocente fantasia di bambino, immaginavo che tutti i personaggi che avevo osservato in scena, con i quali avevo sofferto e sospirato, continuassero a vivere quelle stesse emozioni, quegli stessi turbamenti anche al di fuori della scena; una volta calato il sipario avrebbero continuato le loro vite di Andrea Chénier, di Maddalena, di Carlo Gérard, senza mai abbandonare il personaggio loro assegnato. Spesso accadeva che a fine spettacolo gli artisti si ritrovassero nella mia casa paterna. Fu così anche per Andrea Chénier. Io mi ritrovai quindi a trascorrere del tempo con loro che poco prima avevano "raccontato" in palcoscenico le loro vite, e il fatto che avessero abbandonato gli abiti di scena per indossare "divise" borghesi era un particolare assolutamente trascurabile per me. Ho avuto così il raro privilegio di imparare, quasi tramite un ideale processo di osmosi, dai grandi interpreti del passato, la passione viscerale per la teatralità e di poter assorbire, pieno di entusiasmo, tutto il loro carisma che ha poi finito per influenzare la mia sensibilità artistica".
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