
Salerno. Una serata all'insegna dell'arte e del mistero quella svoltasi ieri presso il Punto di Portarotese. Stiamo parlando del terzo appuntamento organizzato questo mese dalla neonata associazione "Salerno Crea", luogo di ritrovo per gli artisti del capoluogo. Ad aprire l'evento è stata l'inaugurazione della personale di pittura che raccoglie le opere di artisti specializzati in diversi settori dell'arte: il Presidente di "Salerno Crea", Giuseppe Carabetta, ha partecipato con una raccolta dei suoi paesaggi più suggestivi; Francesca Massa, giovane fotografa, ha illustrato brevemente le sue fotografie caratterizzate dalla prepotente presenza del blu dell'acqua in cui corpi femminili nuotano a simboleggiare la purificazione attraverso l'elemento liquido; Maria Pellegrino ha presentato alcuni pannelli e opere da tavolo caratterizzati dalle geometrie e dai colori vivacissimi mentre Silvio Amato, artista del legno, ha spiegato, attraverso alcune delle sue creazioni, come utilizza i pezzi di legno recuperandoli e dando loro nuova vita. Incontro cruciale è stato quello che ha visto protagonista l'autore del libro "Il calice svelato", il Dott. Montera, medico cosentino, intervistato dal giornalista de "Il Mattino" Marcello Napoli: il libro vuole indagare la simbologia nascosta che si trova nel noto quadro di Leonardo da Vinci, "L'Ultima Cena". Ha così esordito Marcello Napoli: "Leonardo è un'artista che negli ultimi anni va molto di moda, basti pensare anche solo al libro di Dan Brown, però posso affermare che il lavoro di Montera è diverso perché ci ricorda che non siamo più in grado di guardare attentamente la simbologia che ci circonda. Nell'Umanesimo e nel Rinascimento nulla era casuale e Leonardo, in questo senso, è un artista paradigmatico: già osservando il quadro, notiamo che gli apostoli si raccolgono a gruppi di tre ed ognuno di loro, raffigurato mentre compie un gesto particolare, potrebbe rappresentare un segno dello zodiaco. Parlavo di una simbologia molto forte - ha proseguito Napoli - e voglio accennare qualcosa: la tovaglia su cui cenano gli apostoli con Gesù potrebbe rappresentare la Sacra Sindone ma non è l'unico indizio che ci fornisce Leonardo, lascio però all'autore il compito di illustrare nel dettaglio l'argomento del suo libro". "Innanzitutto vorrei ringraziare chi mi ha invitato a Salerno - ha esordito Gabriele Montera - e parlo riferendomi a questa associazione che negli ultimi tempi sta avendo un meritato successo. Voglio fare una doverosa premessa dicendo che non era mia intenzione scrivere un libro ma poi una serie di eventi mi ha trascinato in questa avventura: tutti conosciamo lo splendido dipinto di Leonardo ma forse non ci siamo mai soffermati a guardarlo con attenzione: una sera, dopo aver terminato le visite nel mio ambulatorio, mi fermai a contemplare in modo distratto un poster che attendeva di essere collocato sulla parete e che raffigurava proprio una riproduzione di questo dipinto. Osservando bene - ha spiegato lo scrittore, proponendo alcune diapositive dell'opera - possiamo vedere che sul muro situato a sinistra, alle spalle di Bartolomeo, ci sono due figure geometriche che hanno la chiara parvenza di un calice e mi sento di affermare che potrebbe trattarsi del leggendario Graal, ma le sorprese non sono finite qui. Situato proprio al di sopra del calice, scorgo un volto dove è possibile individuare delle fattezze identiche a quelle del volto della Sindone. E' probabile che Leonardo abbia scelto di dipingere il quadro con questa tecnica proprio per far sì che, nel corso del tempo, il dipinto svelasse gli indizi che lui aveva disseminato in vari punti. La volontà di collocare Bartolomeo sotto il calice potrebbe essere dovuta al fatto che, anche se costui era un israelita, lo stesso Gesù lo etichettò come non falso e quindi la posizione del calice sarebbe indicativa. Per capire se le mie ipotesi erano corrette o meno, non mi sono servito di particolari artifici ma di semplici fotocopie ingrandite ed ho visto che il volto presente sul muro e quello della Sindone combaciavano alla perfezione. Nel dipinto, inoltre, Leonardo compie degli errori di prospettiva perché il tavolo va da una parete all'altra e i due apostoli situati alle estremità sembrano incassati nel muro: credo che anche queste siano delle indicazioni precise. Partendo dalle misure del tavolo mi sono accorto che, dividendo per due, si ottiene la medesima misura della Sindone e la stessa piega della tovaglia corrisponde alla piega del sacro lenzuolo che avvolse il corpo del Cristo. Il cenacolo ha l'aspetto di una scena teatrale - ha concluso Montera - ed in realtà Gesù, in quel momento, parlava della sua passione a tutti gli apostoli che ascoltavano le sue parole con un misto di stupore e terrore". Al termine dell'intervento di Montera si è originato un vivace dibattito che ha visto alcuni schierarsi con le tesi dello scrittore ed altri contestare punto per punto le sue ipotesi ma Montera è apparso molto soddisfatto per il risultato ottenuto dalla sua spiegazione: "Sono davvero compiaciuto nel notare che l'ambiente in cui mi trovo stasera è assetato di cultura e pieno di interesse verso le mie tesi". Napoli, invece, ha chiuso così: "Il Dott. Montera ci ha affascinati con il suo libro e lo ha fatto con grande umiltà invitandoci a riflettere su un tema di sicuro interesse e che riserva sempre grandi sorprese". Un evento molto ben riuscito quello di ieri a conferma che gli stimoli culturali in città sono all'ordine del giorno e Montera, attraverso un viaggio suggestivo e denso di enigmi, ha pungolato sapientemente l'uditorio conducendolo per mano attraverso i misteri di uno degli artisti più poliedrici della storia.