
Proseguono con sempre maggiore successo gli spettacoli della rassegna e concorso teatrale "Rota in festival", un appuntamento con il "teatro sommerso" e/o sperimentale, dedicato agli artisti emergenti e alla nuova drammaturgia. Sabato 16 ottobre - infatti - presso il Centro Sociale "Biagi" a Mercato S. Severino, location del cartellone di "Rota in festival" approntato dalla Compagnia Stabile "Città di Mercato S. Severino", si è tenuto lo show farsesco-buffonesco "Baccanti", tratto però da una tragedia: "Le baccanti", del noto drammaturgo greco Euripide. L'autore e tragediografo della classicità è annoverato tra gli altri tragediografi Eschilo e Sofocle, nonchè con il commediografo Aristofane, quale punto di riferimento del teatro antico e tradizionale, ricco di colpi di scena, di vis teatrale e di gravità, a stretto contatto - seppur "poeticamente" - con la realtà mistica e deistica, superstiziosa e caricaturale (per Aristofane soprattutto, ma anche nel senso etimologico del termine per le opere tragiche di Eschilo, Sofocle ed Euripide) della Grecia patria dei filosofi.
Il plot, liberamente ispirato dalla succitata tragedia, è stato portato in scena dai validi ed eclettici, poliedrici componenti dell'associazione "Valdrada", proveniente da Roma, da contattare ai seguenti recapiti e su Facebook: www.valdradateatro.it;
This email address is being protected from spambots. You need JavaScript enabled to view it.; tel.:06/890.13.205; 339/4235681; 347/5517121; 347/6250138.
La trama della piece ripercorreva l'ordito di Euripide, tuttavia in chiave farsesca e comica in cui il dio del libertinaggio, del sesso e del godersi la vita ossia Dioniso (Bacco) è stato rappresentato come un nano goffo e buffone, insolente e un po' effeminato, in sintesi: ridicolo al limite del grottesco...
Scenografia a cura di Fabio Pecchioli, una sapiente regia da parte di Chiara Becchimanzi e il tutto recitato dai membri del Valdradateatro, a guisa di un branco di buffoni insiti però nel contesto moderno, odierno.
Non mancava una virtuosa del violino: Antonia Harpei, a sottolineare i momenti e i passaggi più bui o assatanati, più delicati e più intensi e tragici del burlesco copione: ciò esclusivamente dal vivo.
Prima della "messa in onda" dello spettacolo, un'altra gradita sorpresa: dopo aver ricevuto sabato 9 ottobre la medaglia di bronzo da parte del presidente del Senato Schifani - fatto che noi avevamo tralasciato nell'articolo ma solo per concentrarci meglio sulla rappresentazione di quel giorno, imperniata sulla figura della pittrice messicana Frida Kahlo - anche sabato 16 è stata consegnata una medaglia di bronzo ma stavolta dal presidente della Camera, Gianfranco Fini: lo ha espresso con grande soddisfazione il presidente Nicola Sabatino, che presenta i vari appuntamenti con ironia e scanzonatezza. E' veramente una conferma - secondo il nostro parere - del valore artistico e drammaturgico della manifestazione; una kermesse che non potrà far altro che crescere, svilupparsi nei prossimi anni...
E veniamo a noi e ai vari momenti clou della rappresentazione, performata - fatto curioso - da un solo attore uomo e da molte donne; di queste una vestiva panni maschili, indossando la personalità di Penteo, figlio di Agave.
Uno show che si è proiettato nel mondo di oggi, ricco di "buffoni" e imbonitori: tra questi - secondo noi - un ruolo non marginale ma anzi centrale ricopre e occupa la televisione, dionisiaca anch'essa e che (anch'essa) sovverte l'ordine costituito come nell'antica lotta tra Kosmos (ordine) e Caos (confusione); tra bene e male, tra Eros e Thanatos (Amore e Morte personificati)...
La presenza della tv spazzatura e livellacoscienze nella recitazione è stata colta in numerosi spunti, come ad esempio nel portare sul palco gli specchi (frammenti dello schermo televisivo) dei vanitosi Dioniso e le sue Menadi, o Baccanti.
L'informazione televisiva - sempre più velina, sempre più legata ai compromessi e al relativismo (etico e non), che non è solo la relatività del "Panta rei" eraclitiano - è parte a nostro modesto avviso dello show in quanto le dicerie che coinvolgono Fini, la Marcegaglia, Boffo, Berlusconi e anche i parenti di Sarah Scazzi (la giovane uccisa ad Avetrana della quale si parla recentemente) sono al pari degli "inciuci" (nel significato recente e codificato della parola) che i Buffoni/Baccanti esprimono per ingannare Agave.
In tale piece si confrontano le verità, anzi: si cerca la Verità, quella di Penteo che muore per essere stato sbranato dalle Baccanti ma soprattutto dalla madre Agave accecata dal dio Dioniso; la verità della stessa madre di Penteo, che improvvisamente rinsavisce e si strazia vedendo il figlio da lei stessa ucciso satanicamente; la verità che porta lo spettatore a immedesimarsi in una prossima "vittima" da essere sacrificata per tributare onori ai falsi dei...
Il tutto è iniziato con armonici e antichi canti greci, con il sirtaki - la danza nazionalpopolare dell'Ellade anche moderna - con l'ironia graffiante e ben dosata, con la bramosia e l'ossessività e dell'invasamento sacro, rituale, mitico, ansante e sgomento da parte delle attrici e dell'unico attore nei panni del dio.
Musiche e luci ricche di suspence, antichi ritmi di tamburi lontani e dalla sonorità secca e spregiudicata, misteriosa e misterica e densa di esoterismo, di oscurità.
In scena tanti personaggi convincenti e godibili, fuori dalle righe e caricati ma nel complesso aderenti al tema e al testo antico. Varie le metafore che avvicinano l'opera scritta secoli fa ai nostri tempi (moderni); inoltre vi sono elementi naturali una volta simboli di divinità, come il fuoco "apotropaico" (cioè allontanante gli spiriti maligni) e purificatorio.
Emblematica infine (e concludiamo) la presenza di alcune sarte greche a simboleggiare invece le tre Parche: Cloto, Lachesi e Atropo, le dee che, sempre in metafora, dipanavano il filo della esistenza umana e poi lo tagliavano: al taglio del filo ogni uomo moriva.
ANNA MARIA NOIA