Sono anni che siamo soliti assistere a repentini cambiamenti climatici. Le calde giornate di agosto lasciano il posto a temporali distruttivi, mentre con sempre maggiore frequenza si consumano inverni gelidi e nevosi anche nelle zone più calde del pianeta. Qualcosa si sta abbattendo sul nostro mondo, lo sta cambiando. Qualcosa lo sta letteralmente distruggendo. Eppure, ognuno sa bene che non si tratta del fato, di una calamità o di un essere soprannaturale che con la sua ira funesta ha deciso di sgretolare il nostro pianeta. E nessuno grida al miracolo, nessuno prega per le sorti di questo mondo, perché non è questo che serve. Tutti sanno chi è il colpevole di ciò, ma chiudere un occhio e continuare a vivere con la sicurezza che "oggi non è toccato a me, poi domani si vedrà…" è sempre più semplice. È l'essere umano che ha dato inizio a tutto ciò. Siamo noi che abbiamo ridotto all'osso la stessa terra che ci ha dato la vita. Ed è in questo contesto che si inseriscono i due grandi scienziati, Simon L. Lewis e Mark A. Maslin, che hanno contribuito alla stesura di un capolavoro quanto mai attuale e a noi vicino, "Il pianeta umano". Dopo lo straordinario successo ottenuto nel Regno Unito lo scorso anno, il 2019 si è aperto con lo sbarco in territorio italiano di un testo a cui tutti dovrebbero avvicinarsi per avere una panoramica più chiara di quanto sta realmente accadendo alla nostra Terra. La geologia, l'antropologia e la scienza si uniscono per affrontare la nostra era, l'Antropocene. È questo il perno centrale intorno al quale ruotano le teorie passate in rassegna dai due scienziati. Con il suddetto termine si fa riferimento all'epoca geologica in cui il pianeta Terra viene manipolato e condizionato dall'intervento umano, subendo notevoli trasformazioni nelle sue caratteristiche fisiche, chimiche e biologiche su scala globale. Il primo vero campanello d'allarme si è presentato con il crescente sviluppo di tecniche e armi impiegate nella caccia, intesa come pratica sociale cooperativa. Da quel momento in poi numerose specie di mammiferi sono state decimate; si è assistito alla scomparsa in gran parte del pianeta di elefanti, ippopotami, rinoceronti, divenuti mera carne da macello. A questa visione così cruda e massacrante si aggiunge, poi, l'aspetto legato all'agricoltura e al suo sviluppo/regresso. Numerose specie di piante sono state sottoposte a esperimenti con una conseguente modifica della loro genetica; intere foreste sono state ridotte in cenere per concedere agli uomini ettari infiniti da coltivare. Tutto ciò non ha fatto altro che provocare un drastico riscaldamento atmosferico, che con la sua dirompenza ha causato l'interruzione del normale ciclo terrestre. Ad una visione del mondo già di per sé drammatica si è aggiunto un ulteriore aspetto negativo, che ha contribuito al disfacimento di un ambiente ormai in uno status di disfacimento irreversibile. Le numerose esplorazioni alla ricerca del Nuovo Mondo non hanno fatto altro che diffondere in territori sconfinati, di popolazione in popolazione, malattie e virus letali. La perdita della forza lavoro ha causato l'inevitabile abbandono dei terreni agricoli da coltivare. Di conseguenza, ne è derivata una graduale ricrescita delle foreste, che hanno provocato un devastante raffreddamento dell'intero pianeta. I cambiamenti più evidenti sono anche quelli più recenti. A partire dalla rivoluzione industriale del XVIII secolo, i fattori principali che hanno colpito fortemente le sorti della nostra "madre terra" sono riconducibili ad un sostanziale aumento delle concentrazioni di anidride carbonica e gas metano, la scoperta dell'energia nucleare, l'immissione in atmosfera di ingenti quantità di gas serra, un sovrasfruttamento di acque dolci e risorse ittiche. Con il crescente aumento della popolazione si è assistito ad una eccessiva occupazione delle terre emerse, provocando nuovamente una drastica scomparsa delle foreste tropicali. Questa corsa verso il baratro ha favorito un unico aspetto, ovviamente negativo: la destabilizzazione del naturale equilibro atmosferico. Bisogna dare una svolta a questa fase. Si tratta della nostra vita, della nostra terra, del futuro nostro e delle generazioni che seguiranno. La necessità di un intervento di eradicazione delle emissioni di gas serra dovrebbe godere di importanza pari agli innumerevoli sforzi per una crescita economica. Ora che possiamo vedere con i nostri occhi e vivere sulla nostra pelle questo drammatico cambiamento, dovremmo essere anche in grado di attivarci per la salvaguardia dell'unico bene prezioso che ancora si affida alle mani di chi fino ad ora non ha fatto altro che condurlo in rovina.
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