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Credito Cooperativo: Doppia tutela ai propri clienti e depositanti

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Category: Cronaca
27.Oct
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di Domenico Prezioso

Il fallimento della Lehman Brothers a metà settembre ha scatenato una crisi di fiducia che si è progressivamente aggravata, coinvolgendo uno dopo l'altro operatori europei e americani di grande dimensione, fino ai drammatici episodi di queste ultime settimane.

L’effetto della crisi Lehman sul sistema bancario italiano è stato quasi esclusivamente indiretto; più diretti sono stati gli effetti sui risparmiatori.

 

“E’ inevitabile che i risparmiatori siano stati assaliti da dubbi e timori per i propri investimenti.”

 

L’attività di investment banking, fortemente colpita dalla crisi, è limitata; rispetto ad altri paesi vi è stata assai maggior cautela nell’emissione di strumenti complessi e opachi e nell’investimento in prodotti di finanza strutturata, che si è riflessa in livelli di leva finanziaria meno squilibrati.

 

 

Un fallimento di grandi proporzioni mette a dura prova il funzionamento dell’apparato istituzionale dedicato alla tutela dei risparmiatori. Il rischio di default è insito nel titolo obbligazionario; nessuna attività finanziaria è priva di rischio. È tuttavia essenziale che gli intermediari che offrono prodotti finanziari ai risparmiatori si comportino con la massima correttezza; chiariscano la natura e l’entità dei rischi da assumere; prestino, in caso di eventi traumatici, tutta l’assistenza e il sostegno che la legge e la loro stessa reputazione richiedono.

Per dare una risposta alla domande-chiave cercheremo di fare luce in una fase in cui il governo ha dato un segnale concreto, con il varo del decreto salva banche, per far tornare la fiducia degli investitori nel mercato-finanziario. Il richiamato decreto legge ha stabilito che in Italia tutti i depositanti sui conti correnti bancari verranno garantiti totalmente. Il Tesoro garantirà inoltre le emissioni di debito da parte delle banche per tutto il 2009.

Il Credito Cooperativo dal 2004, e a prescindere dalle garanzie con il recente provvedimento del governo, le banche di credito cooperativo e le casse rurali (442 in tutta Italia), grazie all’esistenza del Fondo di Garanzia dei depositanti e del Fondo di garanzia degli obbligazionisti, offrono una tutela doppia ai propri clienti e depositanti rispetto a quella delle altre banche. Il Fondo di garanzia dei depositanti, istituito nel 1997, garantisce, alla pari di quanto avviene per il resto del sistema bancario, i titolari di conto correnti e depositi bancari entro i limite massimo di legge di 103 mila euro. Dal gennaio 2005 è operativo  anche il Fondo di garanzia degli obbligazionisti. Offre un’ulteriore garanzia individuale di 103 mila euro per i possessori di obbligazioni emesse dalle Banche di Credito Cooperativo.

Costituito il 25 luglio scorso (sarà operativo dai primi mesi del 2009), il Fondo di Garanzia Istituzionale del Credito Cooperativo (FGI) realizza uno dei progetti più rilevanti definiti nell’ultimo Convegno Nazionale del Credito Cooperativo (Parma, dicembre 2005) per rafforzare la rete tecnologica ed organizzativa delle Banche di Credito Cooperativo e Casse Rurali. Si affianca al Fondo di Garanzia dei Depositanti del Credito Cooperativo (FDG - del quale assumerà la funzione di prevenzione delle crisi) e gestirà, con una apposita sezione e fino ad esaurimento degli impegni in essere, il Fondo di Garanzia degli Obbligazionisti (FGO).

Obiettivo del Fondo di Garanzia Istituzionale (FGI) è quello di tutelare la clientela delle oltre 400 Banche di Credito Cooperativo, salvaguardando la “liquidità e la solvibilità” delle Banche aderenti attraverso azioni correttive ed interventi di sostegno e prevenzione delle crisi.

Il FGI offre, in questo modo, una tutela “globale” per i risparmiatori clienti delle BCC in relazione a tutti i crediti che questi vantano nei confronti della propria banca. Tutelaaggiuntiva a quella, obbligatoria per legge per tutte le banche, che limita la tutela dei depositanti alla somma di 103 mila euro.

Il FGI per obiettivi, caratteristiche e funzionalità, è una novità assoluta per il sistema bancario italiano. Rappresenta la più alta e più coerente, anche in senso mutualistico, forma di integrazione tra banche locali autonome ma inserite in un sistema “a rete”, in linea con le indicazioni della normativa europea (Basilea 2) che prevede la nascita di forme di garanzie incrociate per i “network bancari”, a beneficio dei risparmiatori e del mercato.

La costituzione del Fondo ha fatto seguito all’auspicio espresso dal Governatore della Banca d’Italia Mario Draghi che, nel corso dell’ultima Assemblea della Associazione Bancaria

Italiana, aveva parlato della necessità, per il Credito Cooperativo, di “proseguire il proprio impegno nella ricerca di soluzioni organizzative nuove, in grado di assicurare maggiore integrazione ed efficienza della rete, nel rispetto della autonomia dei singoli organismi”.

Il FGI è costituito con la formula della adesione volontaria. “Consorziati fondatori” sono le 15 Federazioni locali delle Banche di Credito Cooperativo, mentre “consorziati ordinari” saranno le Banche di Credito Cooperativo, Casse Rurali, Casse Raiffeisen che dovranno avanzare domanda di adesione al Fondo.

Il FGI si avvarrà di risorse liquide e di impegni “a chiamata” per il perseguimento

dei suoi obiettivi. La risorsa liquida iniziale è di 40 milioni di euro.

L’avvio di operatività del Fondo è previsto per i primi mesi del 2009.

Assumendo le funzioni di “prevenzione delle crisi” proprie dell’esistente Fondo di Garanzia dei Depositanti del Credito Cooperativo, il Fondo seguirà l’andamento gestionale delle banche consorziate, avvalendosi di strumenti di monitoraggio dedicati. Sulla base di questa attivitàpreventiva, il Fondo potrà definire una serie di azioni, che vanno da interventi preliminari con l’obiettivo di rimuovere gli elementi “potenzialmente pregiudizievoli” per la stabilità finanziaria della Banca, fino alla definizione di un vero e proprio piano di risanamento, con la determinazione delle risorse necessarie.

Non saranno solo i risparmiatori e i depositanti, in via diretta, ad ottenere vantaggi dalla costituzione del Fondo, ma anche le comunità locali in senso più ampio.

 

 

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