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Intervista ad Annalisa De Caro, ricercatrice INFN e Università di Salerno

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Category: Cronaca
By Redazione
Redazione
14.May
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di Valentina Serra

Il 30 marzo scorso il CERN di Ginevra ha fatto notizia grazie a nuovi straordinari risultati ottenuti dall'acceleratore. L' Università di Salerno ha dato il suo contributo grazie ad un gruppo di ricercatori (prof. Mario Fusco Girard, prof. Salvatore De Pasquale, dott. Tiziano Virgili, dott.sa Annalisa De Caro, dott. Daniele De Gruttola, dott.sa Paola Pagano, dott. Giovanni Patimo) coinvolto in gran misura nell'Esperimento ALICE.

Irno.it ha raccolto la testimonianza della dottoressa Annalisa De Caro, ricercatrice originaria di Fisciano.

- Che cosa è successo esattamente più di un mese fa al Cern di Ginevra?

Il CERN (Centro Europeo per la Ricerca Nucleare) è entrato nel Guinness dei primati; la sua preziosissima e pontentissima macchina LHC (Large Hadron Collider) ha accelerato particelle elementari - ovvero le particelle subatomiche che compongono tutto ciò che è presente in natura - a valori di energie mai raggiunti finora ad opera dell'uomo: si tratta infatti del triplo del valore precedentemente raggiunto con apparecchiature simili. Ci siamo guadagnati un primato che precedentemente era stato degli Stati Uniti d'America.
Tremilacinquecento miliardi di elettronvolt(*) per ciascuno dei due fasci, per sondare la materia nel suo profondo.
Tutto ciò in Europa, vicino Ginevra sul confine franco-svizzero, dove ormai più di cinquant'anni fa la comunità scientifica, all'indomani della seconda guerra mondiale, ha fondato il centro europeo di ricerca nel campo della fisica nucleare, il più grande al mondo per estensione superficiale. Insomma, lo scorso 30 Marzo rapresenta una tappa storica per la fisica delle particelle elementari.

- Il raggiungimento di un livello di energia così elevato perché è così importante?

Nell'Universo abbiamo molte particelle che viaggiano a tali energie. Da sempre anche la nostra Terra viene investita da particelle molto veloci. La possibilità di riprodurre in laboratorio eventi di tal guisa ci permette di “accelerare la conoscenza”.
Man mano che aumentiamo l'energia avviciniamo sempre più il nostro punto di osservazione all'istante temporale del Big Bang.
Il raggiungimento di 7 TeV ha proiettato tutta la comunità scientifica verso un mondo inesplorato.

 

 

- Cosa comporteranno i nuovi risultati?

Le aspettative sono tante. Mancano ancora dei tasselli importanti al mosaico di conoscenza che la comunità scientifica ha assemblato principalmente nel corso del secolo scorso nell'ambito della fisica delle alte energie.
Il modello teorico attualmente piu' accreditato (il Modello Standard), perche' riproduce i risultati sperimentali finora ottenuti, prevede l'esistenza di una particella che dà massa a tutte le altre: il famoso bosone di Higgs. Alle energie raggiunte finora tale bosone non è stato osservato. Speriamo di coglierne l'evidenza sperimentale con l'energia raggiunta a LHC.
Investigando quel che è stato l'Universo primordiale soltanto qualche frazione di secondo dopo il Big Bang, cerchiamo di capire perché la materia ha prevalso sull'antimateria dando origine al nostro Universo, qual è l'origine della materia oscura nell'Universo e qual era lo stato della materia all'origine dei tempi.


- Che cos'è l'esperimento ALICE?

ALICE è acronimo per A Large Ion Collider Experiment.
L'obiettivo di tale esperimento è rispondere a quest'ultima domanda ('qual era lo stato della materia all'origine dei tempi').
La materia come noi la conosciamo è fatta di protoni, neutroni ed elettroni, oggetti noti a tutti. Mentre l'elettrone è indivisibile, le altre due particelle appaiono formate da tre particelle piccolissime, dette quark, tenute insieme da altre particelle collanti dette gluoni. La loro caratteristica è lo stare confinati in piccolissimi volumi a formare adroni (famiglia di particelle di cui protoni e neutroni fanno parte). Con l'esperimento ALICE cerchiamo evidenze sperimentali dell'esistenza di quark e gluoni: come? Con collisioni di nuclei di atomi di piombo all'energia di LHC. Ci aspettiamo di ricreare le condizioni iniziali in cui si è trovato l'Universo frazioni di miliardesimi di secondo dopo il Big Bang: un temporaneo deconfinamento di quark e gluoni su un volume più grande di quello di un adrone, il cosiddetto plasma di quark e gluoni.
Esperimenti di tale portata richiedono enormi investimenti di risorse umane e di capitale. Sono esperimenti di portata internazionale. La collaborazione ALICE annovera più di mille componenti distribuiti in più di cento istituti di ricerca di più di trenta nazioni.

- Da quanto tempo sei al Cern e da quanto fai parte dell' equipe italiana che lavora all'Esperimento Alice? Potresti parlare della tua esperienza personale e del rapporto con i colleghi delle altre nazionalità?

Più di dieci anni fa sono stata al CERN per la prima volta. Ero laudeanda presso l'Università di Salerno e per la mia tesi mi sarei occupata di un nuovo rivelatore di particelle, con ottime prestazioni e 'low cost' in termini di materiali usati per la sua costruzione. Di lì a poco questo rivelatore è stato scelto proprio per le sue prestanti caratteristiche come elemento base di un grande apparato per l'esperimento ALICE: il TOF, rivelatore di tempo di volo, per l'identificazione delle particelle cariche prodotte in collisioni alle altissime energie di LHC.
Prima come dottoranda presso l'Università di Bologna poi come “ricercatrice a tempo determinato” a Bologna e successivamente a Salerno, dove tuttora svolgo la mia attività di ricerca, mi occupo, in particolare, della descrizione software dell'apparato sperimentale ALICE-TOF e dell'analisi dei dati appena raccolti.
Il gruppo di Fisica Subnucleare dell'Università e INFN di Salerno 

(composto dai proff. Mario Fusco Girard e Salvatore De Pasquale e dai
dott. Annalisa De Caro, Daniele De Gruttola, Paola Pagano e Giovanni
Patimo), il gruppo di Fisica delle Particelle Elementari dell'Università e INFN di Bologna (tra cui, ricordo in particolare, la prof.ssa Luisa Cifarelli, mia relatrice per le tesi di laurea e dottorato) in collaborazione con centri di ricerca russi, coreani e cernioti, lavorano insieme nell'ambito della collaborazione ALICE-TOF. Questa ha avuto la completa responsabilità della costruzione, assemblaggio e messa in opera di questo grande apparato sperimentale per l'identificazione di particelle.

 

L'esperimento ALICE annovera poco meno di una ventina di rivelatori di particelle, ciascuno con un compito ben preciso e sotto la responsabilità di diversi gruppi di ricerca su base internazionale: russi, tedeschi, americani, francesi, inglesi, etc.
Si tratta di un lavoro che non potrebbe essere in alcun modo portato avanti da un singolo scienziato; l'esperimento ALICE - così come i grandi esperimenti della fisica delle particelle elementari - non potrebbe esistere senza il contributo di equipe di scienziati.
Periodicamente ci incontriamo per confrontarci e avanzare insieme.
Con l'arrivo di questi eventi così speciali il confronto è diventato sempre più intenso, con l'unico comune obiettivo di pubblicare il prima possible i nostri risultati e divulare al mondo le conoscenze acquisite.


- « Gli scienziati al CERN (...) rappresentano il risultato di secoli di ricerca e di studio per mostrare il potere dello spirito umano, quindi mi appello a loro affinché non si considerino tecnici, ma guardiani di questa fiamma dell'unità europea, così che l'Europa possa salvaguardare la pace nel mondo. »
 (Isidor Isaac Rabi, in occasione del trentesimo anniversario del CERN (1984) -fonte: wikipedia). 

Che cosa pensi di questa frase?

Penso di viverla quotidianamente con il lavoro che svolgo, nei luoghi in cui mi muovo per lavoro e con le persone con cui lavoro.
Il CERN è supportato dai Governi degli stati membri e l'obiettivo di queste ricerche non è militare, come accadduto altrove durante la Seconda Guerra Mondiale. I governi membri sono chiamati ad investire persone e capitale nelle attività di ricerca del CERN con l'unico obiettivo di supportare la ricerca di base nell'ambito della fisica delle particelle elementari.


- La scienza dovrebbe fare di più per l'uomo oppure è l'uomo che dovrebbe fare di più per la scienza?

Penso che si dovrebbe fare di più per la scienza.
Per esempio, divulgarla di più e sempre meglio per avvicinare le persone a questo mondo che almeno per il passato è stato abbastanza distante.
Da una parte mi rendo conto io stessa della difficoltà di tradurre in termini semplici ma rigorosamente scientifici alcuni concetti apparentemente astratti. Ma è una difficoltà che val la pena affrontare. E questo a tutti i livelli, dalle scuole di base alle Università. Trovo, comunque, che già da qualche tempo si sta facendo molto di più di quanto non si sia fatto per il passato nel settore divulgazione scientifica. Ovviamente parlo per quel che è stata ed è la mia esperienza personale.
D'altra parte credo che nel mondo del 'tutto e subito' la scienza ha ben poche chance. Il lavoro dello scienziato è un lavoro di 'provando e riprovando' come diceva Galileo Galilei e di 'volli, e sempre volli, e fortissimamente volli' come caparbiamente ripeteva Vittorio Alfieri.

- Cosa pensi della cosiddetta "fuga dei cervelli"? E' vero secondo te che in Italia si investe pochissimo nella ricerca rispetto agli altri stati europei?


Penso che in Italia si investa poco nella ricerca; basti pensare che Francia e Germania investono ciascuna quasi tre volte quel che investiamo noi.
La figura del ricercatore in Italia non è valorizzata e gratificata quanto lo è all'estero: questo spinge molti ad andare a fare ricerca presso istituti e Università estere. E con i cervelli vanno in fuga anche gli investimenti che lo Stato ha fatto per formare i cervelli stessi. Spero che si possa continuare a fare ricerca in Italia.


- Sei soddisfatta del ruolo giocato dall'Università dove ti sei laureata?

Tutto sommato sì; anche se non mi ha dato tutto ciò di cui potevo aver bisogno per la scelta dell'ambito di lavoro che ho fatto, mi ha comunque dato gli strumenti giusti per permettermi di lavorare nel campo che mi sono scelta. Ricordo, ad esempio, che nel confrontarmi con i miei colleghi di dottorato dell'Università di Bologna mi ritrovavo a tratti più avvantaggiata dal punto di vista della teoria e del calcolo mentre meno dal punto di vista sperimentale.
La percezione di una limitata conoscenza è stata per me sprone a coprire il divario. Il raggiungimento di risultati positivi dipende - e per me lo è stato - anche dalla determinazione personale oltre che dalle proficue offerte formative che mi sono state proposte lungo tutto il mio percorso scolastico-univesritario.



(*) 1 elettronvolt è l'energia che ha un elettrone accelerato con una differenza di potenziale (una pila stilo) da 1 Volt
Ovvero 1.6x10^(-19) Joule: si tratta di un'energia macroscopicamente piccolissima, se confrontata con l'energia di una mela (≈200g) che cade da un'altezza di 1m per effetto della gravità, cioè ≈ 2 Joule. Anche se si tratta di energie molto localizzate e perciò alte.
 

 

 

 


 

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