Secondo i dati di una ricerca condotta dall'Osservatorio Nazionale sullo Stalking, un italiano su cinque è vittima di molestie insistenti: un dato allarmante, che rappresenta eloquentemente una mattanza senza soluzione di continuità che colpisce le donne e gli uomini, indipendentemente dall'età, dall'estrazione sociale e dall'appartenenza etnica. Numeri che sono impressionanti oggi, e che non sono certo rassicuranti per le evoluzioni future del fenomeno degli atti persecutori: il dato più preoccupante è il numero oscuro celato dietro ai dati ufficiali. La maggior parte delle vittime, infatti, non denuncia lo stalking, considerando quest'atto come qualcosa di simile al firmare la propria condanna a morte. Questa convinzione è dovuta ad una generalizzata sfiducia verso le autorità (molti omicidi sono avvenuti dopo diverse denunce) e alla consapevolezza che lo stalker sia spinto a perseguitare da un profondo disagio psicologico, che la coercizione può solo peggiorare, se non affiancata ad un percorso di risocializzazione e sostegno psicologico. Per questo motivo, dal 2007, l'Osservatorio Nazionale Stalking, associazione di volontariato che opera su Roma e in diversi centri sul territorio nazionale, ha istituito il Centro Presunti Autori, il cui obiettivo è quello di segnalare a tutte le persone che si trovano a mettere in pratica agiti persecutori la possibilità di uscire dalla condizione di persecutore grazie ad una presa di coscienza del problema e ad un supporto psicologico specializzato coordinato da esperti. Il percorso è gratuito, e 120 stalker sono già stati risocializzati lasciando intravedere alle proprie vittime lo spiraglio di una speranza: quella di vivere una vita normale. Il protocollo ha prodotto una serie di dati incoraggianti: il 40% degli stalker ha raggiunto un completo contenimento degli atti persecutori, mentre nel 25% dei casi si è verificata una significativa diminuzione dell'attività vessatoria, della recidiva, e la prevenzione degli agiti più gravi. Da gennaio 2010 a gennaio 2011 l'Osservatorio Nazionale Stalking. ha registrato una flessione del 25% nelle richieste d'aiuto: in concomitanza con questo "trend" sono diminuite drasticamente anche il numero delle denunce per stalking. Le persone che ci hanno contattato hanno dichiarato di non avere intenzione di denunciare il persecutore. Le motivazioni che le vittime adducono per la mancata denuncia sono sostanzialmente di tre tipi: la sfiducia verso le autorità (nessuna garanzia di sicurezza o protezione dopo la denuncia), la paura di peggiorare la situazione persecutoria e il fatto di voler aiutare il presunto autore senza farlo condannare, dato nel 90% circa è un conoscente o un familiare. Gli ultimi casi di cronaca lasciano trasparire messaggi chiari ed inquietanti: uno stalker su tre, dopo la denuncia e, talvolta, dopo la condanna, continua a perseguitare la vittima, sovente con maggiore intensità, violenza e frequenza. Non è raro che si arrivi all'omicidio. La vittima di stalking che decide di denunciare deve farsi carico delle spese legali. La mancanza del patrocinio gratuito PER TUTTE LE VITTIME (indipendentemente dal reddito) è una gravissima pecca del 612-bis. Alla difficoltà di denunciare lo stalker, spesso un familiare o un conoscente della vittima, si aggiunge la difficoltà a far fronte alle spese legali. Anche questo fattore concorre nel limitare il numero delle denunce. Ma ci sono altri fattori: la lentezza della pena. Tra la denuncia e l'eventuale condanna passa troppo tempo e la vittima viene lasciata sola dalle istituzioni che dovrebbero tutelarla ed esposta quindi all'escalation degli atti persecutori che, come già detto, spesso piuttosto di subire un'interruzione, aumentano d'intensità. Alcune vittime tentano il suicidio, molte si sentono isolate.In una società improntata ad una crescente insicurezza in tutti gli ambiti è sempre più difficile gestire le relazioni interpersonali prevenendone le complicazioni dovute alle percezioni abbandoniche. Il lavoro di cui si sente urgente necessità, e che l'Osservatorio Nazionale Stalking conduce da anni, deve consistere nell'accompagnamento delle persone coinvolte in atti persecutori nel difficile percorso della separazione e dell'emancipazione affettiva. Non è sufficiente fare ricorso alla giustizia punitiva, ma corroborare quest'azione con la giustizia riparativa: le azioni moleste, violente, e lesive della libertà personale vanno condannate con fermezza, ma è imprescindibile un recupero delle persone sotto il profilo psicologico, in quanto gran parte degli stalker presenta una struttura di personalità patologica, che non permette loro di elaborare e superare un abbandono. Un intervento preventivo - ma anche in medias res - assicurerebbe il contenimento degli agiti più gravi, dalle minacce all'omicidio, che caratterizzano lo stalking, permettendo una risocializzazione dei presunti autori e un reinserimento nella società. Il successo di questa operazione, nelle percentuali sopra riportate, fa sperare in un futuro per tutti migliore, in cui il sopruso non si la norma, e il rispetto l'eccezione.
Il presidente tiranno

Donald Trump sta sfidando le peggiori categorie più consolidate della politica tradizionale,
...