Non è il caso di lasciarsi ingannare dal nome: i "Gigli" nolani poco hanno a che vedere con il classico e delicato fiore bianco, quantomeno nell'attuale forma. Stiamo infatti parlando di strutture di legno alte 25 metri del peso di 25 quintali con base cubica di tre metri per lato, che nella grande cittadina di Nola, al confine con l'area metropolitana napoletana, sono l'ingrediente principale dei festeggiamenti in onore di San Paolino, vescovo e Santo Patrono della città. La festa dei gigli dal 2013 è Patrimonio orale e immateriale dell'umanità dell'Unesco e rientra nella "Rete delle grandi macchine a spalla italiane", come la macchina di Santa Rosa di Viterbo o la Faradda di li candareri di Sassari. La festa cade il 22 Giugno e viene celebrata in tale data solo se capita di domenica, in caso contrario occorre attendere la domenica successiva. La devozione per il Santo Nolano è molto grande e sentita e i preparativi per i festeggiamenti durano praticamente tutto l'anno. L'origine di questa celebrazione si perde nella notte dei tempi ma ha un fondamento storico reale e affonda le sue mani nella tradizione cattolica: Ponzio Meropio Paolino, Vescovo di Nola, in seguito all'invasione dei Visigoti di Alarico nel territorio, avvenuta intorno al 410 d.C., con un gesto di eroica generosità, offrì tutti i suoi beni e se stesso in cambio di tutti gli ostaggi catturati e in particolar modo del figlio di una vedova. Ritornato dalla sua prigionia, nel 431 d. C. circa, l'intera popolazione nolana lo attese festante al porto di Oplonti - l'attuale Torre Annunziata - scortandolo a Nola con un corteo alla testa del quale c'erano le attuali otto corporazioni delle arti e dei mestieri: Ortolano, Salumiere, Bettoliere, Panettiere, Calzolaio, Beccaio, Fabbro e Sarto. La popolazione, commossa, gettò al passaggio del Santo i gigli colti durante il cammino: l'anno successivo all'avvenimento, la popolazione pensò immediatamente di replicare i festeggiamenti e nel corso dei secoli la celebrazione del Santo è mutata nella foggia e nelle usanze. Da una processione di ceri posti su cataletti, si è gradualmente passati alle 8 maestose strutture piramidali, decorate finemente da maestri cartapestai, ognuna delle quali rappresenta una corporazione: ad esse si aggiunge la "barca", che simboleggia l'arrivo di San Paolino e del "Turco", suo accompagnatore. I gigli sono sostenuti da assi di legno - varre e varritielli - le quali sono portate letteralmente a spalla dalla "paranza", composta da 128 uomini, chiamati i "cullatori". Gli obelischi vengono fatti danzare secondo un percorso storico ed immutato nei secoli, che comprende alcuni tra i vicoletti più stretti della centro di Nola, tra cui quello "delle carceri". Per l'occasione le pareti delle strade vengono tinteggiate di fresco affinché dei giudici posti lungo tutto il percorso possano verificare che la paranza non abbia fatto oscillare o strusciare eccessivamente la struttura, in cima alla quale sono posti dei musicisti, che al ritmo di marcette e riarrangiamenti di musica nazionale e popolare, scandiscono il tempo di marcia dei cullatori. Intorno ai gigli i Comitati, una folla festante di persone che canta e balla per tutta la notte: infatti l'ultimo giglio completa il suo percorso alle 8 del mattino del lunedì successivo al giorno dei festeggiamenti. La festa dei gigli tuttavia, non si esaurisce in una sola giornata: ben complesso è il cerimoniale che conduce alle celebrazioni di giugno. Ogni corporazione parte con un anno di anticipo investendo per primo dell'onere e dell'onore di presiedere all'organizzazione generale il "Mastro corporativo", il quale a sua volta sceglierà un "Maestro di festa", un "Maestro musichiere" e un "Capo paranza" con una serie di cerimonie pubbliche. Ogni maestro di festa, una volta ricevuto il passaggio di consegne dal maestro dell'anno precedente, provvede ad organizzare nel corso dell'anno diversi eventi tra cui le cosiddette "tavuliate", delle cene collettive di raccolta fondi che talvolta hanno anche fini caritatevoli. L'attaccamento dei nolani per i gigli è sorprendente: i collatori di qualsiasi età mostrano con orgoglio la loro "gobba", un enorme callo sulla spalla che cresce grazie alla frizione sulla pelle del peso del giglio durante il trasporto. L'eco di tale devozione ha fatto sì che questo rituale venisse esportato in altre zone della Campania e del mondo: altre feste dei gigli si celebrano a Brusciano, Barra, Casavatore, Recale, Villaricca, Crispano, nel quartiere di East Harlem a New York e a Quilmes, vicino Buenos Aires.
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