
Edito per la prima volta nel lontano 1909, il libro che ha regalato la notorietà a Gertrude Stein è stato ripubblicato quest'anno nella collana Raggi dalla casa editrice Elliot. "Tre Vite" fu scritto in realtà nel 1907 ma solo due anni più tardi fu destinato alle stampe: la Stein redasse il suo capolavoro a Parigi in quegli stessi anni e in quello stesso ambiente in cui orbitavano artisti del calibro di Picasso e Matisse e, non molto tempo dopo, scrittori come Hemingway. Il romanzo analizza la vita di tre donne appartenenti alla middle - class americana: Anna, alacre domestica, Melanctha, giovane alla perenne ricerca di guai e Lena, amabile ragazza dal carattere totalmente passivo. La prima protagonista viene descritta come una donna dai saldi valori morali che tenta, spesso inutilmente, di inculcare nelle menti di coloro che incontrerà nel corso della sua esistenza. Anna è di origini tedesche, si preoccupa per tutti, guadagna uno stipendio sufficiente per sé ma destina il proprio denaro a chiunque abbia bisogno del suo aiuto; ogni volta che un suo conoscente non segue i suoi consigli Anna si infuria, protesta e la sua lingua abbastanza biforcuta inizia a sparare sentenze ma poi la sua indole cristiana la riporta sulla retta via per cui ella tende a non serbare rancore. Melanctha è invece una nera americana vissuta in una famiglia che di amorevole nei suoi confronti ha avuto ben poco: il padre viene narrato come un uomo burbero e preoccupato solo dell'onore della figlia mentre la madre è una donna sostanzialmente succube di un marito assente e per nulla legata alla figlia. Melanctha è intelligente ma ama ficcarsi nei guai, è continuamente alla ricerca di una fantomatica "saggezza" che rincorrerà per tutto il corso della sua breve vita; la giovane avrà diverse esperienze sentimentali, tutte sbagliate per lei, perché la sua sete di piacere non sarà mai placata e così prima Jeff Campbell e poi Sam Johnson l'accompagneranno per un determinato periodo ma poi dovranno necessariamente lasciarla in balia del suo triste destino. Infine c'è Lena, anche lei di origini tedesche, che si trasferisce negli Stati Uniti per seguire la zia, Mrs Haydon. Lena è docile, amabile, passiva, priva di personalità, non ci sono altri aggettivi per definirla, i suoi giorni trascorreranno tutti uguali, la sua staticità sarà smossa solo quando rischierà di non potersi più sposare perché il suo fidanzato, succube della famiglia, avrà un momentaneo colpo di testa e fuggirà a casa della propria sorella. Lena diventerà madre ma non mostrerà alcun attaccamento verso i figli e la sua vita si spegnerà lentamente nella più completa indifferenza. In questo lavoro è evidente che ci si trova dinanzi ad un registro stilistico molto particolare che può piacere o meno: la Stein attuerà una rivolta letteraria che si esplicherà in periodi estremamente brevi che procedono per asindeto, il lessico è povero, quasi banale e, soprattutto, pedante, vi sono continue ripetizioni che tendono ad annoiare il lettore anche perché spesso inutili e fuori luogo. Talvolta il linguaggio è criptico, la Stein fornisce un'indicazione ma poi l'interpretazione del suo pensiero risulta spesso complessa; "Tre Vite" è stato definito come un trittico ma c'è da dire che l'episodio di Melanctha è ben più lungo rispetto agli altri due e costituisce quasi un unicum, la protagonista infatti sarà la sola artefice del proprio destino, cosa che non riguarderà né Anna né Lena. All'autrice va indubbiamente il merito di aver acceso i riflettori sulla donna in un'epoca nella quale il ruolo femminile era relegato ad ambiti esclusivamente domestici e lei stessa operò delle scelte di vita impopolari agli inizi del Novecento. E' innegabile che la Stein registrò la realtà dei suoi tempi ma, agli occhi di noi moderni, quella realtà è troppo lontana per poter essere compresa adeguatamente, ecco perché questo libro, definito come un classico, non incontra facilmente il consenso del lettore.