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Napoli. Numerose e machiavelliche le soluzioni che in questo anno datori di enti pubblici, aziende e privati stanno attuando per fronteggiare le difficoltà di un'economia cittadina e nazionale arenata alle necessarie restrizioni emanate dal Governo. Molte attività hanno fatto dello smart working una filosofia d'emergenza, che sopperisce a lacune immediate nel tempo ma che non potrà sostituire a lungo termine quelle forme lavorative inscindibilmente baste sul contatto umano. Tra queste, le agenzie immobiliari che più di altri settori hanno percepito dall'interno l'evoluzione del rapporto tra domanda e offerta dal primo lockdown ad oggi. Per approfondire il modus vivendi ed operandi abbiamo raccolto la testimonianza di Nando Giordano, titolare del network L'Immobiliare.re che attualmente consta di 12 agenzie: "L'anno scorso abbiamo vissuto almeno inizialmente un blocco totale - spiega - ma fortunatamente viste le tempistiche del mercato immobiliare le trattative iniziate prima della pandemia e poi sospese siamo riuscite a chiuderle dopo le prime riaperture e dunque a recuperare. Allo stato attuale la situazione è molto semplice: chi ha disponibilità investe, è sparito il turista immobiliare che ti costringe a vari appuntamenti senza poi mai concludere. E lo stesso discorso vale anche per le zone: su Napoli, ad esempio, si chiudono trattative tanto a Posillipo quanto nei Quartieri Spagnoli. In questo particolare contesto storico lavoriamo solo con gente realmente interessata: per fare un esempio su 12 appuntamenti, abbiamo avuto 8 richieste di acquisto. E noto che ad investire, oltre a coloro che hanno risparmiato molto e possono permettersi la spesa, sono soprattutto dipendenti a differenza dei liberi professionisti bloccati anche da vari aspetti normativi".
A proposito di richieste: "Per lo stesso ragionamento di prima è molto più facile chiudere affari di alto livello perchè chi ne ha la possibilità sfrutta l'occasione di acquisto, magari anche cogliendo il piccolo ribasso che c'è stato. Idem per quelli di basso livello, monolocali e simili che si piazzano senza particolari problemi. Senza dimenticare che già di per se è molto lento ciò che gira intorno all'immobiliare a livello burocratico, adesso lo è ancora di più, gli atti devono sottostare a tempi più lunghi". Le principali difficoltà, invece, si registrano sotto la voce fitti: "Sono fermi - evidenzia Giordano -, bloccati. Le difficoltà economiche incidono molto, gli affittuari sono in casa e molti di loro sono impossibilitati a pagare e godono di proroghe, non liberando gli appartamenti. Ma voglio proiettarmi in avanti e sono convinto che il prossimo anno, quando tutto sarà finito, assisteremo ad un boom e ad un'impennata di fitti a partire dal livello più basso". Difficoltà serie sul fronte Case Vacanze: "Qui le complicazioni restano elevate: o si ha una gestione intelligente nel non disperdere gli investimenti fatti o si finisce facilmente in causa con i proprietari".
La Red Zone che ha contrassegnato la Campania non ha mutato gli aspetti organizzativi: "Per noi molte cose sono diventate un vantaggio, prendere appuntamenti mirati, evitare perdite di tempo con persone non seriamente interessate: assembramenti non se ne creano e diventa tutto più funzionale per noi titolari ed i clienti". Sulla dibattuta questione Superbonus: "E' un fattore limitato - spiega Giordano - Molti si fanno ingannare dalla scarsa conoscenza della materia, è utile solo a determinate categorie come chi ha ville o necessita di ristrutturazioni importanti. Un aspetto positivo da sottolineare, invece, è costituito dal 50% di sconto in fattura: il credito di imposta assume le sembianze di un assegno trasferibile, può essere ceduto all'impresa che a sua volta può vedersi erogato il finanziamento dalla banca. Così, anzichè ricevere la detrazione fiscale in 10 anni, si può scontare direttamente in fattura". Infine: "Il nostro settore richiede coraggio, consapevoli che dopo un periodo di crisi vi è sempre una rapida risalita fino alla vetta, un nuovo boom. Vogliamo essere ottimisti, non a caso contiamo di espandere ulteriormente il nostro raggio d'azione professionale, infatti il network ha in programma di inaugurare a giugno una nuova filiale al Vomero".
A proposito di richieste: "Per lo stesso ragionamento di prima è molto più facile chiudere affari di alto livello perchè chi ne ha la possibilità sfrutta l'occasione di acquisto, magari anche cogliendo il piccolo ribasso che c'è stato. Idem per quelli di basso livello, monolocali e simili che si piazzano senza particolari problemi. Senza dimenticare che già di per se è molto lento ciò che gira intorno all'immobiliare a livello burocratico, adesso lo è ancora di più, gli atti devono sottostare a tempi più lunghi". Le principali difficoltà, invece, si registrano sotto la voce fitti: "Sono fermi - evidenzia Giordano -, bloccati. Le difficoltà economiche incidono molto, gli affittuari sono in casa e molti di loro sono impossibilitati a pagare e godono di proroghe, non liberando gli appartamenti. Ma voglio proiettarmi in avanti e sono convinto che il prossimo anno, quando tutto sarà finito, assisteremo ad un boom e ad un'impennata di fitti a partire dal livello più basso". Difficoltà serie sul fronte Case Vacanze: "Qui le complicazioni restano elevate: o si ha una gestione intelligente nel non disperdere gli investimenti fatti o si finisce facilmente in causa con i proprietari".
La Red Zone che ha contrassegnato la Campania non ha mutato gli aspetti organizzativi: "Per noi molte cose sono diventate un vantaggio, prendere appuntamenti mirati, evitare perdite di tempo con persone non seriamente interessate: assembramenti non se ne creano e diventa tutto più funzionale per noi titolari ed i clienti". Sulla dibattuta questione Superbonus: "E' un fattore limitato - spiega Giordano - Molti si fanno ingannare dalla scarsa conoscenza della materia, è utile solo a determinate categorie come chi ha ville o necessita di ristrutturazioni importanti. Un aspetto positivo da sottolineare, invece, è costituito dal 50% di sconto in fattura: il credito di imposta assume le sembianze di un assegno trasferibile, può essere ceduto all'impresa che a sua volta può vedersi erogato il finanziamento dalla banca. Così, anzichè ricevere la detrazione fiscale in 10 anni, si può scontare direttamente in fattura". Infine: "Il nostro settore richiede coraggio, consapevoli che dopo un periodo di crisi vi è sempre una rapida risalita fino alla vetta, un nuovo boom. Vogliamo essere ottimisti, non a caso contiamo di espandere ulteriormente il nostro raggio d'azione professionale, infatti il network ha in programma di inaugurare a giugno una nuova filiale al Vomero".

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Napoli. Mantenere la tradizione del passato adeguandosi al presente e proiettandosi al futuro, valorizzando beni primari e giocando di squadra per resistere anche in un periodo storicamente così complesso come quello attuale. E' questa la mission di Masserie dell'Imperatore, l'azienda nata dall'idea di Davide Petito, deciso a valorizzare il patrimonio viticolo di famiglia. Il progetto nasce dalla passione e da un concetto primario, quello di rappresentare al meglio il proprio territorio, il Vulture e più nello specifico la valle dell'Ofanto. Per rappresentare al meglio un territorio bisogna conoscerlo a fondo, bisogna conoscere il suo andamento climatico, le caratteristiche del terreno nelle varie zone e contrade ma soprattutto bisogna conoscere la sua storia e instaurare un forte legame affettivo, è quasi come avere un interlocutore con cui parlare, bisogna saper ascoltare le sue richieste e bisogna anche assecondarle, con uno sguardo sempre rivolto al futuro e alla valorizzazione dello stesso territorio.
"Da qui si sviluppa l'idea di rappresentare il Vulture mediante i suoi prodotti per eccellenza, l'Aglianico del Vulture e la Malvasia del Vulture - spiega Petito - Il legame affettivo che si ha con i propri prodotti ci spinge sempre più a ricercare l'eccellenza e a sperimentare ogni anno tecniche di vinificazione innovative, ma tutto parte dal lavoro in vigna, un lavoro incessante che dura per tutto l'arco dell'anno. Qui la manualità e l'esperienza la fanno ancora da padrone, bisogna curare le viti come curiamo noi stessi, bisogna accudirle e proteggerle".
L'impegno richiesto è costante così come la passione per portarlo avanti in maniera rigorosa: "Il lungo lavoro comincia a fine Gennaio, con la potatura delle viti, le nostre viti a spalliera, vengono potate mediante due diverse tecniche che scegliamo in base all'età delle nostre viti e soprattutto alla vigorosità delle stesse determinata anche dal tipo di terreno in cui si trovano, e sono il cordone speronato bilaterale e il guyot - aggiunge il fondatore - Il lavoro è manuale e una volta potati i tralci vengono disposti in mezzo ai filari come cordoni. Finita la fase della potatura, di solito verso la fine di Febbraio, segue una fase di lavoro in cantine per la preparazione delle nuove annate da imbottigliare, di solito i nostri vini base che vengono imbottigliati appena prima dell'inizio della primavera successiva alla vendemmia, per poi aspettare il risveglio della stagione, che porterà alla nascita delle nuove gemme che ci daranno i nuovi tralci alle nostre viti. Da Aprile inizia una lunga fase di lavorazioni in vigna che termina di solito nella settimana precedente al ferragosto. Si alternano lavorazioni con la fresa per pulire il terreno da erbacce spontanee e fresa interceppo per lasciare il fusto della vite sempre pulito e farlo respirare".
"Il tutto viene intervallato da ripetuti trattamenti in vigna, di solito ogni 7/8 giorni contro le varie malattie più comuni che ogni anno possono attaccare le viti, ovvero la Peronospora, l'Oidio o il mal dell'Esca, queste le più importanti. Dopo la metà di Maggio si entra in una fase importantissima del ciclo vitale della vite, la potatura verde o scelta germogli, essa è importante per due motivi, il primo è quello di pulizia della pianta e favoreggiamento della perfetta maturazione dei tralci che da qui a poco andranno in fioritura, la seconda è che la potatura verde se fatta nella maniera corretta ci permette di allungare la vita delle piante e di prepararci alla potatura invernale in maniera ottimale. Nei mesi successivi si continua con trattamenti alla pianta e con lavorazioni di pulizia al terreno, facendo sviluppare la parte superiore della pianta ovvero il fogliame. Durante il mese di Agosto, in base all'andamento climatico annuale si effettuano due importanti lavorazioni sempre in vigna: il defogliamento e il diradamento. Il primo viene effettuato soltanto sulle foglie che coprono l'uva che è ormai invaiata, ovvero ha maturato fino al punto di assumere il suo colore naturale, senza aver però ancora completato la sua maturazione zuccherina e polifenolica. Il defogliamento ci serve in questa fase a permettere una migliore maturazione delle uve che possono essere colpite in maniera omogenea dai raggi solari. Il diradamento invece consiste nelle annate più produttive e nei vigneti più vigorosi, nella cernita dei grappoli, ovvero si lasciano solo tolgono e si scartano i grappoli che sono a contatto tra di loro. Questo per far si che durante la maturazione delle uve non ci siano dei grappoli marci".
"Il mese di Settembre è il mese della raccolta delle nostre uve a bacca bianca, della nostra Malvasia, che vendemmiano a mano e immediatamente portiamo in cantina dove avviene la vinificazione in fermentini di acciaio inox a temperatura controllata senza macerazione sulle bucce. Per la nostra Malvasia segue un'affinamento in botti di acciaio inox a temperatura controllata per almeno 6 mesi prima dell'imbottigliamento e dell'immissione sul mercato di solito nella primavera successiva alla vendemmia. La seconda uva che viene raccolta è quella a bacca rossa destinata al nostro Rosato Basilicata IGP, composta da uve 100% Aglianico del Vulture che vengono raccolte anch'esse a mano e subito portate in cantina, dove avviene la vinificazione in fermentini di acciaio inox a temperatura controllata e dove avviene la macerazione sulle bucce per circa 7/10 ore, noi lo definiamo il vino di una notte, seguita dalla svinatura e poi dalla fermentazione alcolica. Il successivo affinamento per malmeno 6 mesi in botti di acciaio inox a temperatura controllata completano la maturazione di questo vino che viene imbottigliato e poi immesso sul mercato nella primavera successiva alla vendemmia. Successivamente iniziamo con la vendemmia delle nostre uve da destinare alle nostre 3 tipologie di rosso. La prima viene raccolta a mano dopo la prima decade di Ottobre e verrà destinata al nostro Rosso Basilicata IGP, anche qui vinificazione in fermentini di acciaio inox a temperatura controllata e macerazione sulle bucce per circa 10 giorni con rimontati quotidiani, seguiti da un affinamento per 6 mesi in botti di acciaio inox a temperatura controllata per 6 mesi prima dell'imbottigliamento e dell'immissione sul mercato nella primavera successiva alla vendemmia. La nostra seconda tipologia di vino è composta da sole uve Aglianico del Vulture provenienti dai nostri vigneti di età compresa tra i 27 e 30 anni, raccolte a mano dopo la seconda decade di Ottobre e immediatamente portate in cantina dove avviene la vinificazione in fermentini di acciaio inox a temperatura controllata con macerazione delle bucce per circa 15 giorni e rimontaggi quotidiani seguiti da un affinamento in botti di acciaio inox a temperatura controllata e per una parte in anfora per circa 12 mesi che ci permette di avere una microssigenazione naturale ottimale del vino in questa fase, seguita da un'affinamento in bottiglia per ulteriori 6 mesi che completano la maturazione di questo vino che sarà denominato Aglianico del Vulture D.O.C. ( Denominazione di Origine Controllata ). L'ultima nostra etichetta, quella di punta proviene da sole uve Aglianico del Vulture provenienti dai nostri vigneti più vecchi ( età 60 anni ) e raccolta a mano dopo la terza decade di Ottobre. Le uve immediatamente portate in cantina vengono vinificate in fermentini di acciaio inox temperatura controllata per circa 15/20 giorni con lunga macerazione sulle bucce e rimontaggi quotidiani. Segue un affinamento per circa 18 mesi in botti grandi di Rovere di Slavonia da 15 Hl e per almeno 1 anno in bottiglia, anch'esso ha come denominazione Aglianico del Vulture D.O.C."
Come detto è di fondamentale importanze restare al passo con i tempi, valorizzando il brand attraverso la potenzialità del web e le capacità di chi se ne occupa: "I nostri canali social vengono gestiti da un team giovane composto da 3 ragazze, Simona, Giorgia e Fabiana, che gestiscono in maniera perfetta le pubblicazioni e i contenuti grafici, rispettivamente dislocate tra Milano e Napoli che sono due città con due mercati di riferimento per noi. Il progetto social è solo all'inizio è rappresenta pieno quella che è la filosofia dell'azienda, mediante i colori, i paesaggi e gli elementi caratteristici dei nostri vini e del nostro territorio. Un progetto social che nei prossimi mesi diventerà sempre più corposo e ricco anche di collaborazioni con altre realtà, altri brand e personaggi influenti nel mondo del vino", aggiunge Petito che poi si sofferma sull'importanza della vendita a distanza: "La parte E- commerce ci vede impegnati sempre di più e in particolare in questo periodo storico dove il canale Horeca è bloccato dalla crisi COVID 19. In questo momento to siamo attivi sulla piattaforma XECOM FOOD con i nostri vini e a breve sarà attivo il nostro personal shop Masserie dell'Imperatore".
In conclusione spazio ad altre idee e progetti: "La prima è quella della realizzazione dell'area Hospitality, e del recupero delle nostre due masserie storiche, tenendo sempre conto dei caratteri storici dei fabbricati ma con uno sguardo al futuro e all'innovazione per far vivere ai nostri clienti un'esperienza unica a 360 gradi, immersi nel cuore del Monte Vulture. La seconda è la nostra prossima uscita con L'Aglianico del Vulture D.O.C.G. Riserva che uscirà dal prossimo 2021 con l'annata 2015 e rappresenta per noi un punto importante. Sarà la nostra etichetta più importante e rappresenterà un pò quelli che sono i nostri 3 capi saldi: IL LAVORO, LA FAMIGLIA e IL TERRITORIO. Sarà ottenuto dal nostro vigneto più importante, il nostro CRU storico situato in contrada San Felice nel comune di Melfi e intitolato alla fondatrice dell'azienda Agricola Petito, Emanuela Cicchiello, (mia nonna) e prenderà il nome di Vigna Emanuela".

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Sarebbero quattro in Italia le date per riaprire al pubblico i negozi e far ripartire le fabbriche dopo l'emergenza Coronavirus. In attesa del provvedimento ufficiale del Governo, il calendario delle riaperture per la Fase 2 dovrebbe rispettare il seguente ruolino di marcia: dal 27 Aprile riapriranno le fabbriche di macchine agricole, dal 4 Maggio toccherà ai cantieri e al comparto manifatturiero, l'11 Maggio riapriranno i negozi di abbigliamento e calzature e, infine, il 18 Maggio dovrebbero riaprire al pubblico bar e ristoranti. In tutti i casi, le misure saranno molto rigide, soprattutto per quanto riguarda il rispetto delle distanze negli spazi interni e la parte relativa all'igiene dei locali che dovrà comprendere anche i filtri dell'aria condizionata. Inoltre, quando l'attività tornerà a regime, la pulizia dovrà essere fatta due volte al giorno, all'apertura e alla pausa, si dovrà prevedere l'uso di mascherine e guanti per il personale e rendere disponibili per i clienti dei dispenser per l'erogazione del disinfettante all'ingresso. Costi ulteriori e ingenti, dunque, che imprenditori e commercianti dovranno affrontare per "mettersi in regola" e per evitare le sanzioni o, addirittura, la chiusura o la sospensione della licenza. Nonostante il via libera per i negozi possa arrivare già l'11 Maggio, numerosi dubbi e timori sui costi da affrontare e i controlli che arriveranno potrebbero spingere molti commercianti e imprenditori a tenere ancora abbassate le saracinesche.

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Roma. Il lockdown costa 47 miliardi al mese, 37 al Centro-Nord, 10 al Sud. Considerando una ripresa delle attività nella seconda parte dell'anno, il Pil nel 2020 si ridurrebbe, in base a stime SVIMEZ, del -8,4% per l'Italia, del -8,5% al Centro-Nord e del - 7,9% nel Mezzogiorno. Dal report emerge che: 1) l'emergenza sanitaria colpisce più il Nord, ma gli impatti sociali ed economici "uniscono" il Paese 2) il Sud rischia di accusare una maggiore debolezza rispetto al Centro-Nord nella fase della ripresa, perché sconta inevitabilmente la precedente lunga crisi, prima recessiva, poi di sostanziale stagnazione, dalla quale non è mai riuscito a uscire del tutto. 3) Occorre completare il pacchetto di interventi per compensare gli effetti della crisi sui soggetti più deboli, lavoratori non tutelati, famiglie a rischio povertà e micro imprese.
UNO SHOCK ESOGENO SENZA PRECEDENTI PER IL NORD E PER IL SUD. La società e l'economia italiane sono attraversate dalla più grave crisi della storia repubblicana. Del tutto inattesa, di natura esogena, dai tempi di propagazione più rapidi tra mercati e paesi, dagli impatti sui livelli di attività economica e sul lavoro più profondi, più concentrati nel tempo e più pervasivi tra settori e territori rispetto all'ultima grande crisi avviatasi a fine 2008. Un inedito shock congiunto di domanda e offerta sta producendo impatti sociali ed economici che "uniscono" Nord e Sud del paese. L'emergenza sanitaria dunque colpisce più il Nord, ma gli impatti sociali ed economici tendono a propagarsi in maniera più uniforme sul territorio.
IL LOCKDOWN "COSTA" CIRCA 47 MILIARDI AL MESE, 37 "PERSI" AL CENTRO-NORD, 10 AL SUD. La straordinarietà della dimensione del lockdown si legge nella quota di impianti "fermi": la SVIMEZ ne stima più di 5 su 10 in Italia. Nella media nazionale, senza considerare i settori dell'Agricoltura, le Attività finanziarie e assicurative e la Pubblica Amministrazione, crollano del 50% fatturato, valore aggiunto e occupazione. Il blocco colpisce duramente, sia pure con diversa intensità, indistintamente l'industria, le costruzioni, i servizi, il commercio. A livello territoriale, sono più interessate le regioni del Nord soprattutto in termini di valore aggiunto (49,1%, circa 6 punti percentuali in più rispetto al Centro e al Mezzogiorno). In termini di occupati interessati la forbice si annulla tra Nord e Sud: 53,3% nel Nord, 51,1% al Centro e 53,2% nel Mezzogiorno. In termini di unità locali, le differenze territoriali si ribaltano, segno di una maggiore parcellizzazione del tessuto produttivo nel Mezzogiorno dove le unità locali interessate dal lockdown raggiungono il 59,2% a fronte del 56,7 e del 57,2% rispettivamente nel Centro e nel Nord. La SVIMEZ stima che un mese di lockdown "costa" 47 miliardi di euro (il 3,1% del Pil italiano), 37 dei quali "persi" al Nord, 10 nel Mezzogiorno. Si tratta di 788 euro pro capite al mese nella media italiana, 951 euro al Centro-Nord contro i 473 al Sud.
L'IMPATTO DEL LOCKDOWN SULL'OCCUPAZIONE: AUTONOMI E PARTITE IVA A RISCHIO. Se si analizza l'intero sistema economico, tenendo conto anche del sommerso, sono interessati dal lockdown il 34,3% degli occupati dipendenti e il 41,5% degli indipendenti. Al Nord l'impatto sull'occupazione dipendente risulta più intenso che nel Mezzogiorno (36,7% contro il 31,4%) per l'effetto della concentrazione territoriale di aziende di maggiore dimensione e solidità. La struttura più fragile e parcellizzata dell'occupazione meridionale si è tradotta in un lockdown a maggiore impatto sugli occupati indipendenti (42,7% rispetto al 41,3% del Centro e del Nord). Sono "fermi" circa 2,5 milioni di lavoratori indipendenti interessati: oltre 1,2 milioni al Nord, oltre 500 mila al Centro, quasi 800 mila nel Mezzogiorno. Si tratta in larga parte di autonomi e partite iva: oltre 2,1 milioni, di cui 1 milione al Nord, oltre 400 mila al Centro e quasi 700 mila nel Mezzogiorno. Le perdite di fatturato e reddito lordo operativo di autonomi e partite iva sono piuttosto uniformi a livello territoriale. La perdita complessiva di fatturato è di oltre 25,2 miliardi in Italia, così distribuiti territorialmente: 12,6 al Nord, 5,2 al Centro e 7,7 nel Mezzogiorno. Una distribuzione territoriale simile si osserva per le perdite di reddito operativo: circa 4,2 miliardi in Italia, di cui 2,1 al Nord, quasi 900 milioni circa al Centro e 1,2 milioni nel Mezzogiorno. La perdita di fatturato per mese di inattività ammonta a 12 mila euro per autonomo o partita iva, con una perdita di reddito 3 lordo di circa 2 mila euro, 1900 e 1800 per mese di lockdown rispettivamente nelle tre macroaree.
IL CURA ITALIA: L'OBIETTIVO DI NON LASCIARE NESSUNO INDIETRO. I lavoratori autonomi compensati solo per il 30% delle perdite. La distribuzione territoriale, al netto dei consumi collettivi (nei quali è ricompresa la spesa sanitaria), prevede una distribuzione, rispetto alla popolazione residente nelle due ripartizioni, più favorevole al Centro-Nord, come è logico data la diversa intensità assunta dall'epidemia nelle diverse aree. Il "cura Italia" sviluppa un intervento essenzialmente di maggior spesa corrente pari a 1,2 punti di Pil, meno della metà della stima SVIMEZ dell'impatto di un mese di lockdown in termini di perdita di Pil. Il provvedimento esplica maggiori effetti al Sud in rapporto al Pil (1,4% contro l'1,2% nel Centro-Nord), mentre in termini pro capite si concentra maggiormente al Centro-Nord (372 euro pro capite contro i 251 nel Mezzogiorno). Il Centro-Nord ne risulta "compensato" per il 40% della perdita subita, il Sud per il 50%. La maggiore fragilità e precarietà del mercato del lavoro meridionale rende più difficile assicurare una tutela a tutti i lavoratori, precari, temporanei, intermittenti o in nero, con impatti rilevanti sulla tenuta sociale dell'area. Il decreto cura Italia ha esteso gli ammortizzatori sociali da una platea di circa 10 milioni di dipendenti privati a 14,7 milioni. Rimangono privi di tutela circa 1,8 lavoratori privati dipendenti, di cui 800 mila lavoratori domestici (200 mila al Sud e 600 mila nel Centro-Nord) e circa 1 milione di lavoratori a termine, che pur avendo lavorato in passato non erano occupati il 23 febbraio (350 mila al Sud e 650 mila nel Nord). Si tratta di una platea cui occorre dare risposta con uno strumento universale di tutela dalla disoccupazione, ma che non debbono rientrare nell'area assistenziale del Reddito di Cittadinanza. Infine, va considerato che, oltre a circa due milioni di lavoratori irregolari (1,2 milioni al Nord e 800 mila nel Mezzogiorno) è possibile stimare circa 800 mila disoccupati in cerca di prima occupazione che per effetto della crisi presumibilmente non potranno accedere al mercato del lavoro nei prossimi mesi, concentrati prevalentemente nel Sud (500 mila a fronte di 300 mila nel Centro-Nord). La compensazione statale di 600 euro prevista dal "Cura Italia" per i lavoratori autonomi copre "solo" il 30% della perdita di reddito lordo mensile di 2 mila euro in media nazionale stimata dalla SVIMEZ.
LE PREVISIONI SUL PIL PER IL 2020. La SVIMEZ stima un calo del Pil del -8,4% per l'Italia, del -8,5% al Centro-Nord e del - 7,9% nel Mezzogiorno. Si tratta di una previsione che considera il solo impatto del "cura Italia". Ulteriori interventi espansivi potrebbero attenuare la dinamica recessiva. Il profilo trimestrale 2020 evidenzia un impatto più rilevante nel primo semestre nelle regioni del Centro-Nord epicentro della crisi sanitaria. Il rimbalzo positivo, invece, che ci si attende con il venir meno del lockdown appare più intenso nelle regioni del CentroNord. Il Mezzogiorno incontra lo shock in una fase già tendenzialmente recessiva, prima ancora di aver recuperato i livelli pre-crisi, ancora inferiore di 15 punti percentuali rispetto al 2007 (il Centro-Nord di circa 7). Il rischio di default è maggiore per le medie e grandi imprese del Mezzogiorno. I tempi incerti del lockdown e l'incertezza che investe tempi e modalità delle riaperture minano le prospettive di tenuta della capacità produttiva. I dati territoriali sul blocco delle attività economiche delineano un quadro assai più problematico dell'ultima crisi. Il blocco improvviso e inatteso coglie impreparate le molte imprese meridionali che non hanno ancora completato il percorso di rientro dallo stato di difficoltà causato dall'ultima crisi. Rispetto alla grande crisi, il processo di selezione, allora dispiegatosi lungo un arco temporale ampio, oggi è anticipato all'inizio alla crisi con un'interruzione improvvisa che ha posto immediatamente al policy maker l'urgenza di intervenire a sostegno della liquidità delle imprese, di ogni dimensione. Un'urgenza che si è tradotta nel d.l. liquidità approvato nel Consiglio dei Ministri del 7 aprile. Sulla base dei dati di bilancio disponibili per un campione di imprese con fatturato superiore agli 800.000 euro, le evidenze su grado di indebitamento, redditività operativa e costo dell'indebitamento portano a stimare una probabilità di uscita dal mercato delle imprese meridionali 4 volte superiore rispetto a quelle del Centro-Nord.
UNO SHOCK ESOGENO SENZA PRECEDENTI PER IL NORD E PER IL SUD. La società e l'economia italiane sono attraversate dalla più grave crisi della storia repubblicana. Del tutto inattesa, di natura esogena, dai tempi di propagazione più rapidi tra mercati e paesi, dagli impatti sui livelli di attività economica e sul lavoro più profondi, più concentrati nel tempo e più pervasivi tra settori e territori rispetto all'ultima grande crisi avviatasi a fine 2008. Un inedito shock congiunto di domanda e offerta sta producendo impatti sociali ed economici che "uniscono" Nord e Sud del paese. L'emergenza sanitaria dunque colpisce più il Nord, ma gli impatti sociali ed economici tendono a propagarsi in maniera più uniforme sul territorio.
IL LOCKDOWN "COSTA" CIRCA 47 MILIARDI AL MESE, 37 "PERSI" AL CENTRO-NORD, 10 AL SUD. La straordinarietà della dimensione del lockdown si legge nella quota di impianti "fermi": la SVIMEZ ne stima più di 5 su 10 in Italia. Nella media nazionale, senza considerare i settori dell'Agricoltura, le Attività finanziarie e assicurative e la Pubblica Amministrazione, crollano del 50% fatturato, valore aggiunto e occupazione. Il blocco colpisce duramente, sia pure con diversa intensità, indistintamente l'industria, le costruzioni, i servizi, il commercio. A livello territoriale, sono più interessate le regioni del Nord soprattutto in termini di valore aggiunto (49,1%, circa 6 punti percentuali in più rispetto al Centro e al Mezzogiorno). In termini di occupati interessati la forbice si annulla tra Nord e Sud: 53,3% nel Nord, 51,1% al Centro e 53,2% nel Mezzogiorno. In termini di unità locali, le differenze territoriali si ribaltano, segno di una maggiore parcellizzazione del tessuto produttivo nel Mezzogiorno dove le unità locali interessate dal lockdown raggiungono il 59,2% a fronte del 56,7 e del 57,2% rispettivamente nel Centro e nel Nord. La SVIMEZ stima che un mese di lockdown "costa" 47 miliardi di euro (il 3,1% del Pil italiano), 37 dei quali "persi" al Nord, 10 nel Mezzogiorno. Si tratta di 788 euro pro capite al mese nella media italiana, 951 euro al Centro-Nord contro i 473 al Sud.
L'IMPATTO DEL LOCKDOWN SULL'OCCUPAZIONE: AUTONOMI E PARTITE IVA A RISCHIO. Se si analizza l'intero sistema economico, tenendo conto anche del sommerso, sono interessati dal lockdown il 34,3% degli occupati dipendenti e il 41,5% degli indipendenti. Al Nord l'impatto sull'occupazione dipendente risulta più intenso che nel Mezzogiorno (36,7% contro il 31,4%) per l'effetto della concentrazione territoriale di aziende di maggiore dimensione e solidità. La struttura più fragile e parcellizzata dell'occupazione meridionale si è tradotta in un lockdown a maggiore impatto sugli occupati indipendenti (42,7% rispetto al 41,3% del Centro e del Nord). Sono "fermi" circa 2,5 milioni di lavoratori indipendenti interessati: oltre 1,2 milioni al Nord, oltre 500 mila al Centro, quasi 800 mila nel Mezzogiorno. Si tratta in larga parte di autonomi e partite iva: oltre 2,1 milioni, di cui 1 milione al Nord, oltre 400 mila al Centro e quasi 700 mila nel Mezzogiorno. Le perdite di fatturato e reddito lordo operativo di autonomi e partite iva sono piuttosto uniformi a livello territoriale. La perdita complessiva di fatturato è di oltre 25,2 miliardi in Italia, così distribuiti territorialmente: 12,6 al Nord, 5,2 al Centro e 7,7 nel Mezzogiorno. Una distribuzione territoriale simile si osserva per le perdite di reddito operativo: circa 4,2 miliardi in Italia, di cui 2,1 al Nord, quasi 900 milioni circa al Centro e 1,2 milioni nel Mezzogiorno. La perdita di fatturato per mese di inattività ammonta a 12 mila euro per autonomo o partita iva, con una perdita di reddito 3 lordo di circa 2 mila euro, 1900 e 1800 per mese di lockdown rispettivamente nelle tre macroaree.
IL CURA ITALIA: L'OBIETTIVO DI NON LASCIARE NESSUNO INDIETRO. I lavoratori autonomi compensati solo per il 30% delle perdite. La distribuzione territoriale, al netto dei consumi collettivi (nei quali è ricompresa la spesa sanitaria), prevede una distribuzione, rispetto alla popolazione residente nelle due ripartizioni, più favorevole al Centro-Nord, come è logico data la diversa intensità assunta dall'epidemia nelle diverse aree. Il "cura Italia" sviluppa un intervento essenzialmente di maggior spesa corrente pari a 1,2 punti di Pil, meno della metà della stima SVIMEZ dell'impatto di un mese di lockdown in termini di perdita di Pil. Il provvedimento esplica maggiori effetti al Sud in rapporto al Pil (1,4% contro l'1,2% nel Centro-Nord), mentre in termini pro capite si concentra maggiormente al Centro-Nord (372 euro pro capite contro i 251 nel Mezzogiorno). Il Centro-Nord ne risulta "compensato" per il 40% della perdita subita, il Sud per il 50%. La maggiore fragilità e precarietà del mercato del lavoro meridionale rende più difficile assicurare una tutela a tutti i lavoratori, precari, temporanei, intermittenti o in nero, con impatti rilevanti sulla tenuta sociale dell'area. Il decreto cura Italia ha esteso gli ammortizzatori sociali da una platea di circa 10 milioni di dipendenti privati a 14,7 milioni. Rimangono privi di tutela circa 1,8 lavoratori privati dipendenti, di cui 800 mila lavoratori domestici (200 mila al Sud e 600 mila nel Centro-Nord) e circa 1 milione di lavoratori a termine, che pur avendo lavorato in passato non erano occupati il 23 febbraio (350 mila al Sud e 650 mila nel Nord). Si tratta di una platea cui occorre dare risposta con uno strumento universale di tutela dalla disoccupazione, ma che non debbono rientrare nell'area assistenziale del Reddito di Cittadinanza. Infine, va considerato che, oltre a circa due milioni di lavoratori irregolari (1,2 milioni al Nord e 800 mila nel Mezzogiorno) è possibile stimare circa 800 mila disoccupati in cerca di prima occupazione che per effetto della crisi presumibilmente non potranno accedere al mercato del lavoro nei prossimi mesi, concentrati prevalentemente nel Sud (500 mila a fronte di 300 mila nel Centro-Nord). La compensazione statale di 600 euro prevista dal "Cura Italia" per i lavoratori autonomi copre "solo" il 30% della perdita di reddito lordo mensile di 2 mila euro in media nazionale stimata dalla SVIMEZ.
LE PREVISIONI SUL PIL PER IL 2020. La SVIMEZ stima un calo del Pil del -8,4% per l'Italia, del -8,5% al Centro-Nord e del - 7,9% nel Mezzogiorno. Si tratta di una previsione che considera il solo impatto del "cura Italia". Ulteriori interventi espansivi potrebbero attenuare la dinamica recessiva. Il profilo trimestrale 2020 evidenzia un impatto più rilevante nel primo semestre nelle regioni del Centro-Nord epicentro della crisi sanitaria. Il rimbalzo positivo, invece, che ci si attende con il venir meno del lockdown appare più intenso nelle regioni del CentroNord. Il Mezzogiorno incontra lo shock in una fase già tendenzialmente recessiva, prima ancora di aver recuperato i livelli pre-crisi, ancora inferiore di 15 punti percentuali rispetto al 2007 (il Centro-Nord di circa 7). Il rischio di default è maggiore per le medie e grandi imprese del Mezzogiorno. I tempi incerti del lockdown e l'incertezza che investe tempi e modalità delle riaperture minano le prospettive di tenuta della capacità produttiva. I dati territoriali sul blocco delle attività economiche delineano un quadro assai più problematico dell'ultima crisi. Il blocco improvviso e inatteso coglie impreparate le molte imprese meridionali che non hanno ancora completato il percorso di rientro dallo stato di difficoltà causato dall'ultima crisi. Rispetto alla grande crisi, il processo di selezione, allora dispiegatosi lungo un arco temporale ampio, oggi è anticipato all'inizio alla crisi con un'interruzione improvvisa che ha posto immediatamente al policy maker l'urgenza di intervenire a sostegno della liquidità delle imprese, di ogni dimensione. Un'urgenza che si è tradotta nel d.l. liquidità approvato nel Consiglio dei Ministri del 7 aprile. Sulla base dei dati di bilancio disponibili per un campione di imprese con fatturato superiore agli 800.000 euro, le evidenze su grado di indebitamento, redditività operativa e costo dell'indebitamento portano a stimare una probabilità di uscita dal mercato delle imprese meridionali 4 volte superiore rispetto a quelle del Centro-Nord.

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Il lockdown disposto per contenere i contagi da Covid-19 porterà nel 2020 ad un crollo del fatturato per le srl del settore Ristoranti e Alberghi (72.748 società che nel 2019 hanno fatturato 37,8 miliardi di euro), di 16,7 miliardi di euro, pari ad un calo, rispetto al 2019, del -44,1%. In particolare, il comparto della ricettività alberghiera è colpito da una perdita di 7,9 miliardi di euro, pari a -53,8%, mentre la ristorazione da una contrazione di 8,8 miliardi di euro pari a -37,9%. Nel 2020 in Campania il fatturato crolla di 1.2miliardi di euro ( -527.011 milioni di euro alloggio e -724.818 milioni di euro ristorazione). A livello regionale la più colpita la Lombardia con un calo di 3,5 miliardi di euro (-1,4 miliardi di euro alloggio e 2,1 miliardi di euro ristorazione), seguita dal Lazio con -2,7 miliardi di euro e dal Veneto con -1,6 miliardi di euro. Sono le stime quantificate dall'Osservatorio sui bilanci 2018 delle SRL del Consiglio e della Fondazione Nazionale dei Commercialisti. L'impatto è dovuto sia al calo della domanda che ha colpito il settore ancora prima che scattasse l'emergenza in Italia, sia al blocco delle attività imposto per decreto, al fine di fronteggiare l'emergenza sanitaria. La stima è stata condotta su un campione di società includendo tutte le Srl che hanno presentato almeno un bilancio nell'ultimo triennio disponibile(2016-2018). Si tratta, in questo caso, di 72.748 società (53.145 operanti nel settore della ristorazione e 19.063 operanti nel settore ricettivo) alle quali è imputabile un volume complessivo di ricavi pari a 37,8 miliardi di euro nel 2019. Si precisa, inoltre, che le stime qui presentate sono relative ai soli bilanci delle Srl del settore Ristorante e alberghi e non sono, pertanto, riferibili all'intero settore che, sulla base di dati Istat 2017 è costituito da circa 328 mila imprese, tra cui circa 160 mila ditte individuali e 90 mila società di persone oltre a quasi 3 mila cooperative. Le quantificazioni sono state condotte sulla base di alcune ipotesi relative all'impatto della crisi provocata dall'emergenza coronavirus separatamente per le Srl del comparto "Alloggio" e per quelle del comparto "Ristorazione". In particolare, per il primo si è tenuto conto della forte stagionalità dell'attività produttiva, adoperando i dati Istat sui flussi turistici 2019 stagionalizzati per trimestre. Per ottenere le stime finali sui bilanci annuali, sono state utilizzate due differenti misure di impatto mensili per i comparti di cui sopra, costruite tenendo conto del blocco delle attività nei mesi di marzo e aprile e della graduale ripresa dell'attività nei mesi successivi. Le ipotesi impiegate hanno previsto cali di attività sin dal mese di gennaio 2020. Si è tenuto conto, in particolare per il settore della ristorazione, di attività in continuità anche nei mesi di lockdown (ad esempio per cibi da asporto o per particolari servizi di catering e mense), e, in ogni caso, di una non completa ripresa dell'attività produttiva fino a dicembre 2020. Una crisi improvvisa per un settore in crescita. Nell'Osservatorio infatti emerge come nel 2018 in Italia, gli addetti e i ricavi aumentavano rispettivamente del +5,9% e del +5,7% rispetto all'anno precedente seguendo una tendenza positiva dell'ultimo periodo. Tra i singoli comparti produttivi spiccava la performance di ristoranti e attività di ristorazione mobile mentre l'andamento per macroaree territoriali registrava la più alta crescita di fatturato nel Sud (+6,4%) e nel Nord Ovest per quanto riguarda il valore aggiunto(+7,9%). A livello regionale sul podio si posizionava la Basilicata con la crescita più elevata del fatturato del settore Ristoranti e Alberghi nel 2018 (+9,4%), seguita dalla Sicilia (+7,1%), dall'Emilia Romagna (7%) e dalla Campania (+7%). Le regioni che invece mostravano i cali più significativi dei tassi di crescita del fatturato nel 2018 rispetto al 2017 l'Abruzzo (-5,7%), il Molise (-3,7%), la Lombardia (-3,2%) e la Sardegna (-3,2%), pur rimanendo comunque in territorio positivo. Tra tutte, si segnala il Molise, unica regione a presentare una decrescita del fatturato nel 2018 rispetto al 2017 (- 0,4%).

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Roma. L'emergenza epidemiologica da Covid-19 ha imposto nei giorni scorsi una serie di importanti e gravi restrizioni a cittadini ed imprese per il contenimento e la gestione della pandemia. Si tratta di limitazioni estremamente intense - necessarie e imprescindibili - che hanno prodotto e stanno ancora producendo effetti devastanti sull'economia e sulla vita dei cittadini e delle imprese. La FederCepi Costruzioni rappresenta, in Italia, 6500 imprese dell'edilizia: si tratta soprattutto di PMI, di quel nerbo vitale dell'economia italiana già duramente provato dalla (mai davvero superata) crisi economica, e che oggi risente particolarmente delle restrizioni imposte dalla pandemia. "È fortissimo - dice il presidente Antonio Lombardi - il timore che per molte di queste aziende, queste restrizioni risultino letali, e che non riaprano mai più i battenti. Per tali ragioni auspichiamo misure urgenti e straordinarie che aiutino a superare il momento di enorme difficoltà ed evitare un default finanziario che allo stato appare quasi inevitabile senza azioni incisive ed efficaci di sostegno. Abbiamo elaborato una serie di proposte che a nostro avviso potrebbero supportare non poco le imprese in questo momento di enorme difficoltà, e speriamo vivamente nel Suo interessamento e nel Suo aiuto, affinché possano sollecitamente tramutarsi in provvedimenti legislativi a difesa di un settore strategico e fondamentale per l'economia del Paese. 1. Immediato pagamento di tutti i debiti della P.A. (stimati in circa 53 mld di euro) alle imprese, compresi i rimborsi I.V.A., mediante anticipazione (contro garantita dallo Stato italiano), da parte del sistema bancario: il credito potrà essere dimostrato da atti contabili (S.A.L.) e /o fatture, confermate dall'Ente Committente; l'anticipazione del credito da parte delle banche dovrà essere a costo zero per l'impresa creditrice. 2. Approvazione di una norma generale che differisca di sei mesi, al 30 settembre p.v. tutte le scadenze di pagamento e le obbligazioni pecuniarie ricomprese nel periodo di emergenza (a partire da 12 marzo scorso), anche quelle garantite da titoli di credito. Nello specifico, auspichiamo che con un intervento legislativo straordinario: a. Vengano automaticamente prorogate di sei mesi (dal 12 marzo al 30 settembre) le scadenze di tutte le obbligazioni pecuniarie, anche quelle garantite da titoli di credito; b. i pagamenti effettuati mediante assegni bancari, durante il medesimo lasso di tempo, siano considerati "promesse esenti da imposte", a cui si applica la stessa proroga, salvo che il debitore comunichi al creditore di non volersi avvalere della stessa; c. tutte le disposizioni di pagamento, mediante intermediari finanziari, sono assoggettate alla medesima proroga, salvo che il delegante comunichi al delegato di non volersi avvalere della stessa. Chiediamo infine un d. espresso divieto di qualsiasi segnalazione, in ogni sede, di qualsiasi mancato pagamento avvenuto durante il periodo dal 12 marzo al 30 settembre. e. esonero del pagamento del corrispettivo nei contratti di leasing e di assicurazione, nei casi in cui il debitore, non abbia utilizzato il bene nel periodo dal 12 marzo al 30 settembre o frazione dello stesso, in relazione alla sua attività lavorativa. Sono interventi straordinari, imposti dalla straordinarietà del momento".

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Roma. Tolleranza zero per l'acqua in bottiglia, naturale o frizzante, esposta in vendita al sole. Il rischio è una multa da 1500 euro per il commerciante colpevole. Arriva direttamente dalla Cassazione la sentenza 39037 nei confronti di chi non usa le dovute accortezze nel trattare gli alimenti deteriorabili, mettendo a rischio la salute dei consumatori. I giudici di piazza Cavour hanno così respinto il ricorso del titolare di un esercizio commerciale che aveva messo in vendita bottiglie di acqua minerale, tenute nel piazzale davanti al negozio prima di portarle all'interno. L'acqua in bottiglia, se lasciata in luoghi caldi o con temperature elevate, potrebbe divenire nociva per la nostra salute. Inutilmente la difesa aveva puntato sui tempi brevi dell'esposizione alla luce, sostenendo che l'acqua era stata scaricata e lasciata all'aperto il tempo necessario a portarla nel deposito. Ma la Suprema Corte ha chiarito che la vendita di alimenti in cattivo stato di conservazione, secondo l'articolo 5 della Legge 283/1982, é un reato di pericolo presunto con una soglia di punibilità anticipata. La violazione si concretizza dunque anche in assenza di un affettivo accertamento del danno al bene tutelato, ma più semplicemente sulla base di un verbale ispettivo, una foto o alcune testimonianze. Del resto il divieto di esporre le bottiglie d'acqua alla luce o al calore del sole è datato e risale al 20 Gennaio del 1927. Un decreto ministeriale di allora faceva riferimento alle bottiglie di vetro, che non subiscono modificazioni in seguito al contatto con il calore. È evidente che la cautela deve essere ancora più stringente oggi se si considerano le bottiglie di plastica. Il rischio deriva dai materiali con cui viene confezionata. Secondo gli studiosi il problema principale deriverebbe dal fatto che le bottiglie comunemente definite di "plastica" sono realizzate con tereftalato che, una volta entrato in contato con fonti di calore, rilascia sia antimonio che bisfenolo A o BPA. Queste sostanze in quantità minime non destano preoccupazione ma potrebbero avere un impatto a lungo termine sulla salute e, in particolare, su quella dei bambini. La Cassazione ricorda che l'acqua è un prodotto alimentare vivo e non va considerata in maniera diversa dal vino e dall'olio. Nel caso esaminato il reato c'é stato ed è stato provato, grazie alle ispezioni, che l'acqua era stata esposta in periodi caldi come Giugno e Settembre. Anche gli ambulanti sono avvertiti.

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Roma. Ammontano a circa 40 miliardi di euro gli investimenti deliberati dal Cipe, il Comitato interministeriale per la programmazione economica. Alle infrastrutture andranno 11,5 miliardi (strade 6 miliardi, ferrovie 2,1, metropolitane 1,5, sicurezza delle ferrovie regionali "interconnesse" 300 milioni, mezzi Tpl 1 miliardo), 1,4 al Ministero dello Sviluppo, 400 milioni all'agricoltura. Di quasi 2 miliardi è l'ammontare dei fondi destinati invece all'ambiente; 800 milioni sono destinati alle bonifiche dei siti d'interesse nazionale e delle discariche.Tra le altre misure approvate ci sono quelle che riguardano il Masterplan per il Mezzogiorno e una serie di progetti definitivi per opere immediatamente cantierabili. Gli investimenti per il rilancio del Mezzogiorno ammonteranno così a 13,4 miliardi di euro per interventi da realizzarsi, insieme alle risorse comunitarie, nelle Regioni e nelle Città metropolitane mediante gli accordi inter-istituzionali cosiddetti "Patti per il Sud". Inoltre, al Sud saranno destinati altri 11 miliardi per un totale dunque di quasi 25 miliardi. Le assegnazioni tengono conto degli impieghi già disposti e della chiave di riparto percentuale del Fondo per lo sviluppo e la coesione (80% al Mezzogiorno e 20% al Centro-Nord). Di seguito, la dotazione finanziaria di ciascun Patto:
- Regione Abruzzo: 753,4 milioni di euro;
- Regione Basilicata: 565,2 milioni di euro;
- Regione Calabria: 1.198,7 milioni di euro;
- Città di Reggio Calabria: 133 milioni di euro;
- Regione Campania: 2.780,2 milioni di euro;
- Città di Napoli: 308 milioni di euro;
- Regione Molise: 378 milioni di euro;
- Regione Puglia: 2.071,5 milioni di euro;
- Città di Bari: 230 milioni di euro;
- Regione Sardegna: 1.509,6 milioni di euro;
- Città di Cagliari: 168 milioni di euro;
- Regione Siciliana: 2.320,4 milioni di euro;
- Città di Catania: 332 milioni di euro;
- Città di Messina: 332 milioni di euro;
- Città di Palermo: 332 milioni di euro.

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Torino. L'agenzia di stampa LaPresse acquisisce la testata giornalistica Agr. L'accordo definitivo è stato siglato il 15 ottobre tra il presidente di LaPresse, Marco Durante, e l'amministratore delegato di PRS Mediagroup, Federico Silvestri. L'acquisizione - come riporta l'agenzia - si colloca nella più ampia strategia di crescita e consolidamento di LaPresse e rafforza uno dei comparti di servizio già fiore all'occhiello dell'agenzia, accanto al fotogiornalismo e all'attività di news agency, che nell'ultimo bimestre ha segnato un'ulteriore implementazione con l'ingresso di 27 nuovi giornalisti, nelle tre redazioni di Torino, Milano e Roma. La testata giornalistica Agr è leader nella produzione di contenuti d'informazione multimediale e opera in ambito digitale, televisivo e radiofonico. In particolare è la casa di produzione di riferimento per la realizzazione di video contents per i più prestigiosi clienti italiani e multinazionali, creando e distribuendo video news, tg e giornali radio diffusi, tra le altre, a oltre 60 emittenti radiofoniche e circa 20 televisioni in Italia. Lo staff della testata giornalistica Agr, composto da 14 risorse, di cui 9 giornalisti ex articolo 1, è stato assorbito da LaPresse che lo integrerà allo staff già presente nella propria sede di Milano. Il direttore della testata giornalistica Agr, Vito Romaniello, assume la vicedirezione della sede milanese di LaPresse.

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New York. Il New York Times ha annunciato di avere superato il milione di abbonati alla sua edizione digitale, facendo diventare il quotidiano di New York il primo media mondiale a battere questo primato. Inoltre il gruppo ha detto di avere 1,1 milioni di abbonati sia all'edizione cartacea sia a quella digitale: la somma dei due risultati consente al quotidiano di vantare il più grande numero di lettori paganti nei suoi 164 anni di storia. "Molte società di media, affrontando la competizione di altri gruppi digitali, hanno ridotto i numeri nelle redazioni e i loro investimenti. Ma noi non lo abbiano fatto e dobbiamo ringraziare i nostri abbonati per questo", si legge in un articolo firmato dal direttore Dean Baquet. "Il mese scorso ho condiviso con voi la lista dei lavori che abbiamo pubblicato da quando abbiamo iniziato la versione digitale in abbonamento nel 2011. La potenza di queste storie riflette la forza della nostra redazione", continua Baquet che ha aggiunto: "Continuiamo a dare lavoro a un numero di reporter uguale a quello che avevamo 15 anni fa - e adesso includiamo anche grafici, sviluppatori, videomaker e altri innovatori digitali cherendono la nostra offerta digitale ancora più ricca". Poi ha concluso: "Quando la carta era stata razionata nella Seconda guerra mondiale, il New York Times aveva tagliato la pubblicità, non gli articoli, e quando ci furono tempi difficili negli anni Settanta che avevano causato il ridimensionamento di alcune pubblicazioni, il Times aveva aggiunto nuove sezioni. Adesso, nell'era digitale, quando molti media sono sotto pressione i nostri lettori - ci stanno aiutando a restare forti".

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Milano. La Arnoldo Mondadori Spa acquista la divisione Libri di Rcs Group. Le trattative, ormai piuttosto intense da qualche mese, sono giunte ad un punto di svolta grazie ad un'offerta pari a 127,5 milioni su una valutazione complessiva di 130 milioni. L'accordo consentirà al Gruppo Mondadori di consolidare la propria presenza in Italia nel mercato dei libri trade e nell'editoria scolastica, nonché negli illustrati a livello internazionale. Il perimetro dell'operazione comprende l'intera quota del 99,99% posseduta da RCS MediaGroup S.p.A. in RCS Libri S.p.A. con le sottostanti partecipazioni - che al closing includeranno il 94,71% di Marsilio Editore S.p.A. - ed escluderanno il 58% posseduto in Adelphi Edizioni S.p.A. Tale perimetro ha registrato nell'esercizio 2014 i seguenti valori pro-forma: ricavi per 221,6 milioni di euro, Ebitda ante oneri non ricorrenti per 8,8 milioni di euro e investimenti per 11 milioni di euro, di cui 1,7 milioni destinati al rinnovo delle librerie Rizzoli. Con l'operazione Mondadori acquisirà la titolarità esclusiva di tutti i marchi in ambito librario, tra cui Rizzoli. L'accordo prevede inoltre che le testate di RCS MediaGroup possano continuare ad esercitare un'attività editoriale libraria in linea con quella attuale. Mondadori così, che già possiede Einaudi, Piemme, Frassinelli e Sperling & Kupfer, rileva anche Rizzoli, Bompiani, Fabbri e Marsilio. Il 58% di Adelphi detenuto da Rcs sarà invece ceduto a Roberto Calasso, socio di minoranza e direttore editoriale della casa editrice, che ha esercitato l'opzione di prelazione prevista nel caso di cambio di proprietà. Grazie a questo acquisto, Mondadori arriverà a controllare il 35% circa dell'intero mercato editoriale d'autore, escludendo l'editoria scolastica. Il perfezionamento dell'operazione è soggetto all'approvazione delle competenti autorità regolatorie, ossia l'Antitrust; eventuali provvedimenti di autorizzazione condizionata - come specifica lo stesso gruppo Mondadori - non pregiudicheranno il completamento dell'operazione.

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Washington. La Volkswagen nell'occhio del ciclone. La famosa casa automobilistica tedesca, già da qualche giorno, è finita nel mirino dell'Epa, l'Agenzia per la protezione ambientale statunitense, con l'accusa di aver alterato i dati relativi alle emissioni delle sue auto a diesel vendute negli Usa negli ultimi anni. Alcune accuse erano già state mosse da apparati dell'amministrazione americana; dopo che lo scandalo si è allargato a macchia d'olio, è stata la stessa azienda teutonica ad ammettere la violazione della normativa antismog. Come prima conseguenza il titolo Volkswagen ha perso in pochi giorni oltre il 20% della sua quotazione in Borsa (fino al -19% in un solo giorno su Francoforte). Come se non bastasse, inoltre, il gruppo rischia una pesante sanzione vicina ai 18 miliardi di dollari, oltre a plausibili conseguenze sul piano penale. Più a stretto giro di posta, poi, va sottolineato come ben più seri possono essere i danni che l'azienda di Wolfsburg può riportare a livello d'immagine e, quindi, come possano diventare serie le ripercussioni immediate sul mercato. La Francia, per bocca del ministro delle Finanze Michel Sapin, ha già chiesto una più ampia indagine "su scala europea" sul rispetto da parte delle case automobilistiche dei limiti sulle emissioni inquinanti, allo scopo di tranquillizzare i consumatori. In base alle indiscrezioni pubblicate da qualche giorno su alcune testate straniere, il numero delle auto truccate supererebbe gli 11 milioni. Secondo alcune fonti riportate dal Die Welt, inoltre, sia il governo tedesco che l'Unione Europea erano a conoscenza della magagna. La questione, dunque, oltre a portare sulla graticola la casa automobilistica, mette in discussione il mito dell'efficienza tedesca. Nel frattempo l'ad Volkswagen Martin Winterkorn, nonostante le scuse formulate in via pubblica, rischia di essere defenestrato.

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Roma. Dopo l'aumento dei francobolli, tocca ai bollettini subire un ritocco al rialzo. Poste Italiane ha infatti aumentato il costo della commissione per il pagamento dei bollettini postali: da oggi, infatti, quelli di conto corrente passano da 1,30 a 1,50 euro, le commissioni per Rav e F35 arrivano a 1,63 euro e quelli per le multe a 1,99 euro. Restano invariate, almeno per ora, le commissioni per bollettini pagati sui canali digitali, cioè web, Mobile e Atm, pari 1 euro, per gli over 70 e possessori di social card (€ 0,70), per Rav e F35 (€ 0,13) e multe (€ 0,45) pagati online. Il prezzo del bollettino era fermo dal 2012 e il ritocco è stato giustificato dall'aumento dei costi operativi e industriali, dall'accettazione da parte di Poste Italiane di carte di pagamento emesse da terzi senza aumentare costi e dagli investimenti tecnologici. Secondo l'associazione di consumatori, comunque, a conti fatti Poste Italiane rimane la via più economica per pagare i bollettini.

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Milano. C'è l'offerta del Gruppo Mondadori per rilevare la divisione libri di Rcs Mediagroup. La proposta è vincolante ed è stata partorita nella serata di ieri, lunedì 29 Giugno, termine ultimo del periodo di trattativa esclusiva concordata tra i due colossi editoriali. La palla passa ora al Consiglio di Amministrazione di Rcs, che nella prossima seduta dovrà decidere sul merito dell'offerta, il cui valore non è stato reso ufficialmente noto. Fonti private parlano di una proposta di 135 milioni di euro, al momento forse non soddisfacente per gli uomini Rizzoli, dal momento che le editrici Adelphi, Bompiani, Rizzoli, Marsilio, Sonzogno e Fabbri pesano attualmente a bilancio per 182 milioni di euro.