
Il "Maestro di Providence": così è soprannominato Howard Phillips Lovecraft, lo scrittore americano che ha maggiormente ispirato la letteratura fantastica del Dopoguerra. Morto 47enne per un tumore all'intestino praticamente sconosciuto, la sua fama è cresciuta nel corso nel '900 quasi a diventare un punto di riferimento per scrittori e cineasti appassionati del genere horror. E' del 2015 la raccolta "Tutti i racconti", edita dalla Mondadori per la collana "Oscar scrittori moderni" che è possibile trovare in edizione unica o suddivisa in quattro periodi - 1897-1922, 1923-1926, 1927-1930 e 1931-1936. Il volume, molto accurato, è stata tradotto a partire dai testi scelti e predisposti da uno dei suoi massimi studiosi, S. T. Joshi, ed è preceduta da una biografia e da una cronologia della vita e delle opere. L'opera è suddivisa in tre parti: quella dei racconti, quella dei racconti giovanili ed infine quella dei racconti scritti in collaborazione, che era uno dei suoi principali mestieri per sbarcare il lunario, oltre alla scrittura di racconti su commissione. Lovecraft, uomo dal carattere indomito ma anche dalla salute fragile, ha vissuto protetto in maniera soffocante dalle cure della madre e delle zie, che lo hanno accompagnato per gran parte della vita, anche in contemporanea al matrimonio, poi naufragato, con la modista newyorkese Sonia Greene, impedendogli molto spesso di avere una vita sociale regolare. Le sue frustrazioni, acuite dal tentativo riuscito della madre di non farlo arruolare nell'esercito, si riversavano nella creazione di un mondo parallelo, quello della notte e dell'orrore, che fluiva dalla sua penna e che ha sempre caratterizzato la sua produzione. Molto autocritico ed intransigente con sé stesso, ha distrutto gran parte della sua produzione, specie quella giovanile, che è stata recuperata con grande fatica dai suoi estimatori. Questo primo volume riprende in parte questi racconti, dove si evincono in germe quelli che saranno i temi della produzione adulta. Appassionato di astronomia e di poesia - specie quella di Lord Dunsany - Lovecraft mescola questi elementi ad uno stile molto elegante e ad un vero e proprio gusto per l'orrore: tuttavia è utile precisare che si tratta di una concezione horror molto lontana da quella attuale, dove lo splatter, la violenza da macelleria la fanno da padrona. In Lovecraft non è presente l'elemento disturbante dell'orrido ma una serie di immagini e tematiche ossessive tra cui spiccano il ritorno dalla morte, mostri deformi frutto di degenerazioni umane, cimiteri, terre ed universi paralleli dove si ha nostalgia di tornare: la paura è suggerita, lasciata all'immaginazione del lettore, che può dare un volto e una sensazione all'incontro suggerito tra l'umano e il disumano, tra l'ordine terrestre e l'ordine cosmico. Le storie narrate da Lovecraft risultano tutte molto simili tra loro, accomunate dal filo comune delle sue ossessioni e, col progredire delle pagine, si nota il crescendo delle sue fantasie oscure che prosegue lungo un binario definito: quello della tensione emotiva da suscitare in chi ha la giusta sensibilità. L'opera di Lovecraft, sebbene molto apprezzata dagli amanti del genere, non è riuscita proprio per questa sua caratteristica di essere evocativa ma non esplicita, ad influenzare particolarmente la cinematografia horror: film tratti integralmente ad alcuni suoi racconti come "La mutazione del male" (2001) o "Reanimator" (1985 e 1990) si sono rivelati un fallimento. Diverso discorso per film ispirati alle sue opere come "Alien" (1979) e "Le colline hanno gli occhi" (1977) che sono diventati cult per intere generazioni.