Scritto all'alba del secondo conflitto mondiale ma di un'attualità impressionante, "La casa dei Krull" di Georges Simenon affronta in modo magistrale la diversità tra i popoli e l'inevitabile sospetto che si genera quando si viene in contatto con chi non ci somiglia. Il volume, pubblicato per la prima volta nel lontano 1939, in Italia è stato edito da Mondadori nel 1965 e, di recente, da Adelphi nella collana Narrativa straniera. In un paese a Nord della Francia vive la famiglia Krull, di origine tedesca, che non è mai riuscita ad integrarsi del tutto. I Krull gestiscono un emporio dove si recano quasi esclusivamente i marinai dato che il negozio è collocato nei pressi di un canale mentre gli abitanti del posto continuano a guardarli con diffidenza. L'apparente tranquillità della famiglia viene sconvolta dall'arrivo di Hans, nipote del capofamiglia Cornelius, costretto a fuggire dalla Germania. Il giovane, amante della bella vita e delle donne, seduce la cugina Liesbeth sentendosi quasi padrone di quella casa dove invece è un perfetto sconosciuto. Hans mostra un atteggiamento sfrontato che provoca fastidio nella zia Maria e nella cugina Anna ma che disorienta soprattutto il cugino Joseph, laureando in Medicina, che nonostante i suoi 25 anni non è ancora in grado di approcciarsi ad una donna. Un giorno nel canale viene rinvenuto il corpo di Sidonie, una giovane violentata e strangolata, ed i sospetti ricadono in breve sui Krull anche perché Hans, incuriosito dalla vicenda, inizierà a fare indagini per conto proprio aumentando ancora di più il clima di diffidenza nei confronti dei suoi parenti. La popolazione, sobillata anche dalle amiche della vittima, attuerà azioni vandaliche ai danni dei Krull tanto che la polizia sarà costretta a sorvegliare la casa, anche se il provvedimento si rivelerà del tutto inutile, finché un giorno l'assedio dei cittadini sarà tale che gli agenti dovranno arrestare Joseph - principale sospettato pur se innocente - per placare gli animi. L'arresto preventivo del giovane getterà un'ombra funesta sull'illusoria serenità familiare lasciando nello sconforto le donne di casa e spingendo il capofamiglia ad un gesto estremo, infatti il taciturno Cornelius si toglierà la vita portando via con sé i dubbi e le amarezze di un'esistenza vissuta ai margini.
L'autore belga è noto al grande pubblico soprattutto per aver ideato la figura del commissario Maigret ma le atmosfere noir, pur se meno oscure, animano anche "La casa dei Krull". Attraverso un lessico semplice ma non banale, e con minuziose descrizioni degli ambienti che sembrano quasi adattarsi agli stati d'animo dei protagonisti, Simenon catapulta il lettore nelle epoche magistralmente descritte tanto che immaginarsi gli uomini e le donne narrati, così come i paesaggi e persino gli oggetti che adornano la scena, è del tutto naturale. Ma la tematica affrontata ne "La casa dei Krull" non ha a che fare soltanto con un omicidio efferato il cui colpevole è di difficile identificazione, ciò che interessa Simenon, infatti, è analizzare l'incontro con lo straniero, colui che per nascita o addirittura estrazione sociale si discosta dalla nostra comfort zone. In un periodo storico come quello che stiamo vivendo, in cui la cronaca è animata da quotidiane notizie relative all'arrivo di immigrati sulle coste europee o ai provvedimenti adottati dal neoeletto presidente statunitense Donald Trump, lo scrittore sembra aver anticipato il dissidio, il senso di diffidenza e la scontrosità che attraversano le nostre anime quando siamo dinanzi a culture apparentemente incomprensibili al nostro modo di essere. Ma si sa, la storia è contraddistinta da cicli, anche dal ripetersi di azioni e di scelte che si comprendono solo con il senno di poi e quella stessa storia che dovrebbe essere "magistra vitae" appare come una Cassandra inascoltata dall'uomo nel trascorrere dei secoli. A Simenon, forse, interessava porre l'accento sulla pochezza umana che di fronte all'ignoto sa spesso dare il peggio di sé, perché è più semplice e comodo fermarsi alle apparenze anziché aprirsi e comprendere quanto ci è sconosciuto.