
Giovanni Verga, "I Malavoglia" (Newton Compton Editori, 2014). La Sicilia nella sua accezione più pura fa da sfondo alle vicende dei Malavoglia, famiglia patriarcale di pescatori composta da padre, madre e cinque figli. Il primogenito 'Ntoni, che porta il nome del nonno e svolge il servizio militare, non può più finanziare i familiari per cui il patriarca 'Ntoni decide di acquistare una grossa quantità di lupini che il figlio Bastianazzo dovrà portare a Riposto ma durante il viaggio l'uomo morirà dando il via alle sciagure dei Malavoglia. I debiti aumentano, il patriarca 'Ntoni rischia di perdere la vita in mare, intanto la nuora Maruzza muore di colera. Il primogenito di Bastianazzo, che ha cercato di crearsi una posizione economica ma ha fallito, torna a casa diventando un alcolizzato e il fratello Luca muore nella battaglia di Lissa. Nemmeno per le giovani Malavoglia c'è pace: Lia si trasferisce a Catania dove sarà costretta a vendere il proprio corpo mentre Mena, una volta sfumato il suo matrimonio, sceglierà di occuparsi dei figli di Alessi, il fratello minore. E sarà quest'ultimo a ricostituire l'originario nucleo dei Malavoglia riacquistando la casa paterna. Il patriarca muore proprio il giorno in cui sarebbe dovuto ritornare a casa mentre il giovane 'Ntoni, uscito dalla prigione e deluso da se stesso, decide di andare via e di tagliare ogni rapporto con le proprie origini. Senza dubbio il Verismo verghiano si esprime al meglio proprio ne "I Malavoglia": le sciagure vessano la famiglia dalla prima all'ultima pagina ma un barlume di speranza, per chi non si è lasciato plagiare dal progresso ed ha trovato appiglio nei valori di un tempo, si avverte al termine della narrazione. Alessi ha accettato la sua condizione e non ha fatto nulla per mutarla, pertanto rispetto ai consanguinei è l'unico vincente. Impossibile non sottolineare la discrepanza tra lo Stato e le classi più umili del Mezzogiorno italiano, un rapporto impari in una terra in cui all'epoca predominava ancora il sistema feudale.
Luigi Pirandello, "L'esclusa" (Rizzoli, BUR Grandi Classici, 2007). La vicenda ruota intorno a Marta Ayala, accusata ingiustamente di adulterio perché scoperta mentre leggeva alcune lettere inviatele da uno spasimante. Marta viene allontanata dal marito Rocco, la sua famiglia di origine non vuole più saperne di lei e diventa la favola del paese che la sbeffeggia per una colpa mai commessa. Esasperata perché vittima di accuse ingiuste, la donna decide di cedere alle avances del suo corteggiatore, pur non amandolo, e resta incinta trasferendosi a Palermo e accettando il lavoro di insegnante. Incredibilmente, il marito di Marta si pente del torto commesso e decide di riaccogliere in casa la donna amata, proprio ora che si è macchiata della colpa di cui era stata accusata erroneamente. Marta soffre per questa situazione, considera persino la possibilità del suicidio, ma alla fine sceglie di confessare al marito l'accaduto il quale la perdona e accetta di crescere un figlio non suo. "L'esclusa" porta alla ribalta il celeberrimo paradosso pirandelliano: l'ironia apparente della storia cela una realtà tragica e pone l'accento su quanto l'essere umano sia influenzato dall'opinione di chi lo circonda. Marta diventa ciò che gli altri vedono in lei ma proprio quando la sua trasformazione è completa il marito decide di perdonarla. La femminilità e la reputazione di Marta sono oggetto di discussione, di scherno, ed è amaro notare che a distanza di decenni dall'opera di Pirandello la realtà odierna sia troppo spesso influenzata da determinati cliché, che non contemplano ancora l'idea della donna come essere pensante ed emancipato.
Elio Vittorini, "Il garofano rosso" (Mondadori, collana Oscar Moderni, 2017). La struttura del romanzo è articolata, vi è infatti una prima parte composta sottoforma di diario in cui il protagonista, Alessio Mainardi, annota le proprie vicende unendole alle missive scambiate con l'amico Tarquinio. Anche in questo caso ci troviamo in Sicilia, nella bella Siracusa, e precisamente nel 1924 data in cui si verificò l'assassinio di Matteotti. Il libro affronta il delicato passaggio dalla giovinezza alla maturità del protagonista: vengono passate in rassegna le amicizie, i primi amori - sia quello casto per Giovanna che regalerà ad Alessio il famoso garofano rosso, sia quello carnale nei confronti della meretrice Zobeida - senza dimenticare il fervore politico scoperto con il fascismo e maturato poi in scelte ben diverse di natura soprattutto etica. Altro punto focale della narrazione è l'allontanamento dalla famiglia, in particolar modo dai dettami imposti ad Alessio dal padre: la ribellione consentirà al ragazzo di recidere i legami con l'adolescenza traghettandolo finalmente nell'età matura. C'è molta autobiografia nel romanzo di Vittorini, basti pensare alla sua città natale ma anche al periodo narrato che è stato vissuto in prima persona dall'autore. Attraverso le pagine, infatti, Vittorini vive una sorta di catarsi: tra la stesura e la pubblicazione intercorsero anni e una serie di vicissitudini che portarono Vittorini quasi a ripudiare la sua opera. "Il garofano rosso" è un prezioso spaccato della storia contemporanea, che porta alla ribalta non soltanto anni tumultuosi e decisivi per la storia del nostro Paese ma soprattutto i turbamenti, le scoperte e le evoluzioni di un giovane uomo animato dalla passione.