A due anni di distanza da "La bambina e il sognatore", Dacia Maraini torna in libreria con il romanzo dal titolo "Tre donne", edito da Rizzoli. Il libro ruota attorno alle vite di Gesuina, Maria e Lori, rispettivamente nonna, figlia e nipote che vivono nella medesima casa. Potrebbe definirsi una sorta di gineceo la loro dimora ma non si pensi ad una convivenza pacifica o ad un rapporto confidenziale tra tre generazioni, al contrario queste donne sono in continua lotta tra loro. Gesuina ha 60 anni ma non si sente affatto vicina alla terza età: è ancora una bella donna, sa di piacere agli uomini e si diverte a stuzzicarli non solo nella vita vera ma anche in quella virtuale. Intrattiene una relazione basata solo sullo scambio di baci con il giovane fornaio ma contemporaneamente chatta con un uomo di 40 anni sposato e con figli. Ex attrice, per guadagnarsi da vivere fa siringhe a domicilio e si vanta di capire il suo prossimo solo guardando il suo fondoschiena. Una donna curiosa, non c'è che dire. Maria, sua figlia, trascorre le proprie giornate con la testa china sui dizionari a causa del suo lavoro come traduttrice per le case editrici. E' una donna che odia la tecnologia, ama ancora utilizzare carta e penna per dare forma ai suoi pensieri e nei momenti liberi scrive a Francois, il misterioso uomo che frequenta da qualche tempo dopo essere rimasta vedova del padre di Lori anni prima. Infine c'è Lori, una 16enne figlia della sua epoca come molti adolescenti contemporanei. E' ribelle, volitiva, contesta quotidianamente la madre e spesso anche la nonna con cui, però, ha un rapporto di amore/odio. Intrattiene una relazione con un suo coetaneo, Tulù, ed è amica di un'anziana clochard da cui si sente finalmente compresa. Il fragile equilibrio di questa singolare famiglia sarà distrutto quando arriverà Francois per trascorrere insieme alla sua amata le vacanze natalizie. I due partiranno per una sorta di luna di miele che durerà due mesi ma prima che il loro viaggio inizi accadrà qualcosa che stravolgerà il futuro di queste donne.
Se c'è un'autrice che ha attraversato il Novecento e si è relazionata con i nomi più blasonati della letteratura italiana contemporanea questa è proprio Dacia Maraini. Toscana e figlia di uno scrittore e di una principessa sicula, Dacia trascorse la sua infanzia in Giappone nei difficili anni del secondo conflitto mondiale ed insieme ai genitori e alle sorelle fu rinchiusa in un campo di concentramento nipponico prima di trasferirsi in Sicilia. Diventata 18enne si recò a Roma dove pubblicò il suo primo romanzo dal titolo "La vacanza". Negli anni Settanta, in sinergia con Marica Boggio, fondò il Teatro della Maddalena, interamente gestito da donne, arrivando a scrivere circa 60 testi teatrali che hanno avuto risonanza non solo in Italia ma anche all'estero tra cui il famoso "Diario di una prostituta con un suo cliente". Va inoltre ricordata la sua relazione sentimentale con Alberto Moravia, tra il 1962 ed il 1978, nei confronti del quale ha sempre speso parole ricche di affetto e sincera stima. Il suo bestseller "La lunga vita di Marianna Ucrìa", pubblicato nel 1990 e che le valse il prestigioso Premio Campiello, è ancora oggi amatissimo dal pubblico senza dimenticare "Bagheria" (1993) e "Chiara d'Assisi. Elogio della disobbedienza" (2013). Non solo romanzi al suo attivo, va infatti citata la sua produzione saggistica, i numerosi racconti dedicati anche ai bambini e le tante poesie.
La ricchezza e la varietà della produzione letteraria di Dacia Maraini non possono essere discusse, siamo dinanzi ad un'autrice che ha dato e continua a dare moltissimo alla letteratura contemporanea. Ma siamo anche di fronte ad una donna che ha sempre difeso a spada tratta l'autonomia del pensiero femminile e questo aspetto va sottolineato, soprattutto in un'epoca in cui l'emancipazione delle donne disturba e scatena episodi di efferata violenza. Dacia ha arricchito il suo bagaglio personale e culturale non solo grazie all'incontro con Moravia o con Elsa Morante ma anche grazie all'amicizia con Pasolini o con la diva Maria Callas, da lei descritta come una donna fragile e bisognosa di affetto autentico nonostante la sua vita apparentemente magnifica sotto i riflettori. Delude un po' la sua ultima fatica letteraria, soprattutto se confrontata con le opere che l'hanno preceduta. L'istinto muove Gesuina e Lori mentre la povera Maria è vittima di se stessa, di un uomo infingardo e di un destino che l'ha costretta a rimboccarsi le maniche per crescere una figlia e anche una madre che si sente ancora una ragazzina. E' un femminismo spinto fino all'egoismo quello che si respira tra le pagine di "Tre donne", dove nonna e nipote sovrastano Maria ma il finale del libro lascia uno spiraglio di speranza facendo intuire che il dolore è spesso maestro di vita.