
Ischia. La leggenda narra che San Giovan Giuseppe della Croce - unico Santo ischitano - da giovane abbia piantato tra le sue terre un albero al rovescio: le radici, esposte all'aria aperta, avrebbero portato carichi imponenti di susine, a testimonianza del fatto che è possibile osservare il mondo sempre da altri punti di vista. Ad Ischia le leggende e le storie che mescolano sacro e profano sono tante e donano un'aura speciale ad un luogo che nulla ha da invidiare alle altre isole dell'arcipelago Flegreo. La popolazione racconta, ad intervalli più o meno ciclici, di spiriti, di tesori sepolti e di passaggi segreti che incuriosiscono turisti: il Castello d'Aragona custodisce infatti un passaggio segreto che lo unisce alla torre di Guevara. Sembra che tale passaggio fosse segretamente utilizzato da Michelangelo per spiare l'amata Vittoria Colonna, poetessa e castellana d'Ischia. Inoltre, proprio nelle segrete del maniero giacerebbe un tesoro, in passato difeso strenuamente da un grifone. Tra le sue rovine si trova anche un cimitero di monache i cui scheletri erano visibili su alcuni scolatoi fino agli anni '70 del secolo scorso: le dicerie di paese narrano che strani rumori di passi, di pietre scagliate e di voci in lamento tradiscono la presenza di esseri soprannaturali che vegliano sul riposo eterno delle religiose.
Tuttavia, l'isola d'Ischia è ben nota per altre qualità: con una superficie di circa 46,3 kmq, 29 bacini termali, 67 fumarole e 103 sorgenti, essa era un ritrovo termale fin dai tempi degli antichi greci, che vi si recavano per curare le ferite di guerra. Tutto merito della sua natura vulcanica: il monte più alto dell'isola - la cui forma ricorda vagamente un trapezio - l'Epomeo, altro non è che la punta di un vulcano sottomarino sprofondato nel corso dei secoli e che è inattivo dal 1301, anno in cui ci fu l'ultima violenta eruzione, quella "dell'Arso". Dalla sua cima di tufo verde è possibile vedere a 360 ° tutta l'isola: poiché in passato era preda di saccheggiatori, gli ischitani utilizzavano le grotte dell'Epomeo - la cui etimologia ancora incerta potrebbe significare proprio "io guardo" - per nascondersi e per avvertire con segnali di fumo Roma e Napoli dell'arrivo di navi nemiche. Lo stesso nome dell'isola ha origini poco chiare ed è cambiato diverse volte nel corso della storia: Ischia, abitata fin dal neolitico, era conosciuta ai tempi dei greci con il nome di Pithecusa, per due possibili ragioni. Una che sottolinea la principale attività commerciale dell'epoca, ovvero quella della produzione di vasellame - in greco "pithos" significa "vaso" - e l'altra che ricorda i comportamenti meno evoluti degli isolani rispetto agli ellenici - "pithecos" significa infatti "scimmia". Al tempo dei Romani invece assunse il nome di Enaria poiché la tradizione voleva che il pio Enea vi si fosse rifugiato durante il suo viaggio o Oinaria, in onore del suo vino e delle sue viti.
L'attuale nome Ischia potrebbe derivare dall'espressione "insula visca" con cui alcuni definivano l'isola: il termine vixus - appiccicoso - deriverebbe dalla particolare resina che gli abitanti utilizzavano in particolar modo per impermeabilizzare i vasi di vino. Ischia è attualmente suddivisa in sei Comuni (Barano d'Ischia, Casamicciola Terme, Forio, Ischia, Lacco Ameno e Serrara Fontana) ed è la terza isola più popolosa d'Italia, con i suoi quasi 63mila abitanti, che crescono a dismisura nel periodo estivo. Oltre alle spiagge pregevoli, tra cui quella dei Pescatori ad Ischia e quella degli Inglesi nella contrada di Sant'Alessandro che conservano il fascino dell'antico borgo di pescatori che fu, Ischia vive immersa nella mondanità grazie ai suoi impianti termali prestigiosi. A riscoprire in epoca rinascimentale l'influsso benefico delle acque ischitane fu il medico calabrese Giulio Iasolino, che classificò le sorgenti termali e compì studi dettagliati sulle patologie che le acque potevano curare ed alleviare: negli anni '60 del XX secolo poi, fu l'imprenditore Angelo Rizzoli ad avviare il contemporaneo concetto di turismo termale sull'isola.
Ischia è isola dalla natura rigogliosa e potente, racchiusa nel Palazzo Reale e nella casina Buonocore, dove il botanico di corte di Federico II, Giovanni Gussone, fece nascere una magnifica pineta sulla colata di lava dell'eruzione dell'Arso e dove creò un giardino di platani, querce, lauri ed eucalipti intervallato da false grotte rivestite di schiuma vulcanica. Antichissima e povera la tradizione gastronomica isolana che prevedeva tra i piatti più prelibati il pane bagnato nell'acqua di cottura dei fagioli e il famoso coniglio all'ischitana. Per realizzare quest'ultimo molti contadini erano soliti crescere i conigli in fossi scavati nei terreni: in questo modo la carne rimaneva più compatta e saporita e l'animale accentuava le sue caratteristiche selvatiche. Tra le varie curiosità gastronomiche è da segnalare che il famoso metodo di cottura del pesce detto "all'acqua pazza" è stato inventato dagli ischitani, i quali, in periodi di magra, chiedevano ai pescatori di ritorno ciò che rimaneva attaccato agli ami utilizzati per la pesca. Con rimasugli di alici, saraghi e sarde, conditi con prezzemolo, aglio e peperoncino creavano questo goloso piatto che oggi è considerato da gourmet.
Una tradizione millenaria e pregevole che invece è andata perduta nella seconda metà del Novecento, a causa del cambiamento radicale dell'economia isolana, è stata quella della viticoltura: il museo archeologico di Lacco Ameno ospita la famosa "Coppa di Nestore", la quale reca su di sé un incisione che invita a godere del meraviglioso vino delle viti ischitane. Vino che -ahinoi - non viene quasi più prodotto. L'isola, oltre ad ispirare scrittori famosi come Truman Capote, Pablo Neruda ed Henrik Ibsen, ha fatto da sfondo naturale ad almeno trentuno film italiani ed internazionali tra cui ricordiamo "Cleopatra" di Mankiewicz, il "Corsaro nero" di Palermi e "Suor Letizia - il più grande amore" di Camerini. "Le isole suggeriscono reclusioni. Re e governi hanno fabbricato prigioni in ognuna di loro nel Tirreno. Per un bambino che negli anni cinquanta del secolo scorso sbarcava a Ischia, l'isola costituiva invece la più vasta e pulita libertà" scriveva Erri De Luca a proposito della magica Ischia, dove, che si creda o no, è possibile assaporare momenti di magia e di comunione con la natura armoniosa a cui "ordino di essere perfettamente uguale a come era, e lei, la mia fattucchiera, mi obbedisce".