
Una tradizione di origine medievale ed unica in tutta la Campania, quella dei "Biancovestiti", che nel Vallo di Lauro introduce il Venerdì Santo, giorno in cui si rievoca per il culto cattolico la "Passio Christi". Una simbolica sfida senza vincitori tra Paesi (Lauro, Taurano, Moschiano, Quindici, Beato e Bosagro, Pago e Marzano) all'insegna del bel canto, per giunta gregoriano. Un momento - per chi crede - di dolore e raccoglimento intenso che diventa vivo e vero perché trova spazio in un rituale pubblico, condiviso. Il pathos si respira per le strade e i "sepolcri" allestiti nei vari paesi del Vallo fin dalle prime luci dell'alba del venerdì, dove le persone attendono con smartphone, macchine fotografiche e fotocamere di immortalare l'attimo in cui si librano nell'aria i versi antichi dei canti gregoriani, tanto da far passare quasi in secondo piano la rievocazione recitata degli ultimi istanti di vita del Cristo. Quello dei Biancovestiti è infatti un rituale sì visivo, ma soprattutto uditivo, i cui suoni ancestrali, i cui versi risalenti all'epoca carolingia e all'antica tradizione della "visitatio sepulcri", scuotono la terra e gli animi. Cortei di uomini vestiti di tuniche e cappucci bianchi e di donne in nero, che recano con sé l'immagine della Sindone, in fila ordinata procedono con un incedere solenne presso i Sacri sepolcri allestiti in ogni paese. Una volta giunti a destinazione, gli uomini si predispongono in una formazione a cerchi concentrici dando le spalle al pubblico e inizio alla magia del canto. "Tomba che chiudi in seno il mio Signor già morto, finché non è risorto, non partirò da te. Alla spietata morte, allor dirà con gloria dov'è la tua vittoria, dov'è dimmi dov'è...": questi sono alcuni dei versi cantati dai Biancovestiti e che spesso, per via della particolare tipologia di canto, in cui le vocali sono allungate ed esasperate, non sono immediatamente comprensibili. La posizione a cerchi concentrici non è casuale del resto: in questo modo l'acustica si potenzia e regala vibrazioni molto simili al terremoto che squarciò la terra al momento della morte del Cristo. I testi dei canti, composti in epoca medievale, si tramandano di generazione in generazione e sono recitati a memoria: nessun supporto cartaceo deve offuscare questo momento comunitario molto sentito dagli abitanti del Vallo, che ingaggiano una simbolica "gara" tra paesi su quale compagine interpreta meglio le strofe, cantate rigorosamente a cappella. Il momento dedicato ai biancovestiti solitamente è totalizzante e occupa tutta la mattinata del Venerdì : il luogo culmine dell'esibizione è il piazzale antistante la Chiesa principale di Lauro, dove viene allestito un apposito palco con tre croci. Soltanto due paesi, Pago e Taurano, abbinano all'esibizione dei Biancovestiti una sfilata in costume di personaggi dell'epoca, con tanto di Cristo, nudo e ferito che trascina la Croce. La giornata si conclude con la Processione del Cristo morto, che si svolge nel tardo pomeriggio per le strade di tutti i paesi valligiani. I riti della Settimana Santa sono numerosi ma piuttosto similari in tutta Italia: il canto dei Biancovestiti è una delle rare eccezioni e un rito che conserva un legame forte con la simbologia della Pasqua cristiana, che nell'immolazione di Cristo trova il concepimento della Nuova Alleanza, ma soprattutto di quella ebraica. Un esempio lampante ne sono i costumi che ricordano per l'appunto quelli indossati in Galilea e nell'antica Roma ma soprattutto il rito di accompagnare il trapasso del Cristo (Pasqua in aramaico significa appunto "passare oltre") ricordando la liberazione del popolo ebraico dalla schiavitù egiziana.