
Se nella religione ebraica è considerata una festa di ringraziamento, in quella cattolica la Pentecoste celebra la discesa dello Spirito Santo sui discepoli e, di conseguenza, la nascita della Chiesa. Il nome deriva dal greco "Pentecosté" e significa cinquanta, infatti la festività cade sempre di domenica il cinquantesimo giorno dopo la Resurrezione del Cristo: secondo la tradizione cristiana, riportata negli Atti degli Apostoli, nel Vangelo secondo Luca e in quello secondo Giovanni, mentre gli apostoli e Maria erano riuniti nel Cenacolo di Gerusalemme, improvvisamente si udì un boato e comparvero delle lingue di fuoco che, dividendosi, scesero su ciascun apostolo consentendo loro di esprimersi in qualsiasi lingua perché lo Spirito Santo li aveva pervasi. L'episodio segna l'inizio della predicazione da parte dei seguaci di Gesù ed è particolarmente significativo perché dà il via alla nascita della dottrina e della Chiesa cristiana. Ma, di preciso, cosa intendiamo quando parliamo di Spirito Santo? Si tratta dello Spirito di Dio ed è la Terza Persona della Santissima Trinità, composta appunto da Padre, Figlio e Spirito Santo. Nell'iconografia classica lo Spirito Santo è solitamente raffigurato come una colomba bianca ma nel Nuovo Testamento viene identificato con una lingua di fuoco e nel Vangelo secondo Giovanni come soffio da parte di Gesù. Come già anticipato, la Pentecoste cade 50 giorni dopo la Pasqua e sembra che il primo ad identificare questa festa con la discesa dello Spirito Santo sia stato l'apologista Tertulliano mentre, a partire dalla fine del IV secolo, i catecumeni non ancora battezzati ricevevano il sacramento del Battesimo proprio alla vigilia della Pentecoste. I cattolici ricevono lo Spirito Santo nel corso del sacramento della Cresima, detta anche Confermazione, a significare che l'individuo rafforza il proprio credo apportando così un approfondimento della grazia ricevuta in occasione del Battesimo. La festa della Pentecoste è un appuntamento che si rinnova ogni anno in diversi Paesi nel mondo ma soffermiamoci sulle usanze che hanno luogo in Italia: la nostra nazione già a partire dal Medioevo, e almeno fino al XIX secolo, aveva la consuetudine di far cadere sui fedeli una pioggia di petali di rose rosse e, all'interno del Pantheon di Roma, questo caratteristico rituale continua a verificarsi attirando annualmente folle di fedeli e curiosi ma anche in altre zone italiane, come ad esempio Massaquano, antica frazione di Vico Equense, la pioggia di petali invade i presenti dopo la processione della Vergine Maria. Nella basilica di Orvieto la tradizione voleva che una colomba bianca percorresse un filo sospeso mentre si sparavano alcuni mortaretti. A Gangi, in provincia di Palermo, da circa 365 anni ha luogo una processione in onore dello Spirito Santo il lunedì immediatamente successivo alla ricorrenza: ben 40 statue di santi vengono condotte lungo le strade cittadine e, davanti alla piazza dove si trova il santuario dedicato alla Terza Persona della Trinità, ha luogo "a cursa e i miracula di santi". L'atmosfera festosa invade tutta Gangi e i colpi di cannone, nel pomeriggio, segnalano che il corto di santi ha inizio. Le invocazioni allo Spirito Santo, al Santo portato in processione e alla Misericordia divina sono urlate per consentire che la voce arrivi fino in cielo ed il rituale fa sì che i fedeli siano percorsi dall'adrenalina che dà loro la forza di continuare anche quando la stanchezza rischia di prendere il sopravvento. Dinanzi alla processione si collocano i giovani e gli adulti che recano un contenitore in argento, "panariddu", dove troveranno posto le offerte ma il momento più toccante si verifica quando ha inizio la salita della Via Crucis e le statue di dimensioni più piccole percorrono le stazioni mentre i simulacri più grandi prendono posto dinanzi ad un cancello. Verso la fine del pomeriggio i "tamburinai" arrivano al santuario dedicato allo Spirito Santo, aprono il corteo presentando il loro omaggio e subito dopo il parroco apre i "Cursi" durante i quali ogni santo percorre il piazzale di corsa per tre volte per dimostrare la sua prontezza nell'ubbidire alla Terza Persona della Trinità. I santi, poi, rientrano nel santuario e si chinano dinanzi allo Spirito Santo ancora una volta mentre il lungo corteo viene chiuso dalla reliquia della Santa Croce con cui il parroco impartisce la benedizione ai presenti. In epoca odierna i riti religiosi in onore della Pentecoste hanno perso parte del loro smalto, soprattutto nelle grandi realtà cittadine in cui si segue unicamente la liturgia religiosa ma dove le manifestazioni folkloristiche hanno perso ragion d'essere. Nei piccoli centri, invece, i riti si mantengono vivi segnalando la forte appartenenza della comunità ed il desiderio di vivere la fede con gioia e devozione.