Catania. Il Museo storico dello Sbarco di Catania rende omaggio ad uno dei personaggi che più di tutti ha contribuito a mantenere vivo l'heritage del nostro paese durante la seconda guerra mondiale, Phil Stern. Impugnando la sua unica arma, la macchina fotografica, più potente persino di un fucile per la sua capacità di eternizzare ogni istante della vita umana, il fotografo statunitense è divenuto famoso in tutto il mondo per avere immortalato, oltre ai volti più celebri di Hollywood, da Marilyn Monroe a John Wayne, lo sbarco degli Alleati in Sicilia nel 1943. Ed è in suo onore che la città metropolitana di Catania ha dedicato un intero padiglione, situato all'interno del Museo dello Sbarco, per permettere a tutti di avere accesso alla mostra permanente allestita al suo interno. Ben settanta sono gli scatti esposti al "Phil Stern Pavilion", atti a ricostruire con i semplici colori del bianco e del nero uno degli eventi più importanti in assoluto, segnando così la fine di una guerra turpe e violenta. "No more wars, mai più guerre" è lo slogan che fa capo all'intera mostra, inondando di carica emotiva i 700 metri quadri del padiglione, che porta scritto il suo nome. Nel 1941 si arruolò come volontario negli U.S. Army Ranger ed in seguito ad una missione in Tunisia, rimase ferito. Dopo un periodo di convalescenza, alla sola età di ventiquattro anni, Phil Stern giunse a Licata, in qualità di ranger sotto il comando del colonnello William Darby. Fu durante quella calda estate del 1943 che il giovane reporter venne nuovamente ferito, ma ciò non risultò come un impedimento per la sua attività. Imbracciando il suo obiettivo, immortalò i momenti più suggestivi di quel 10 luglio, realizzando con i suoi scatti un vero e proprio archivio di documentazione storica. La sua fu una scelta dettata dalla volontà di liberare l'Europa dal nazifascismo, ragion per cui si arruolò e prese parte anche all'Operazione Husky, forte della sua tenacia, mettendo più volte a rischio la sua stessa incolumità. La mostra permanente nasce, dunque, dalla volontà della promotrice dell'iniziativa, Ornella Laneri, nonché presidente della fondazione Oelle Mediterraneo Antico, con il sostegno dell'allestitore della mostra, lo storico Ezio Costanzo. Un ulteriore tassello si aggiunge al mosaico storico della città metropolitana di Catania, promuovendo un programma di sensibilizzazione di rilevanza artistica e culturale a livello mondiale.
La realizzazione del progetto è stata fortemente voluta dall'imprenditrice, che ha finanziato il progetto, cedendo in comodato d'uso al museo le opere ricevute dagli eredi di Phil Stern. La sua attività di reporter è attestata da poster, gigantografie, pannelli con annesse raffigurazioni storiche, riportando in scena la storia vera del dopoguerra in Italia attraverso gli occhi di chi l'ha vissuto in prima persona sulla propria pelle. Ma non solo, i manifesti e le fotografie esposte al padiglione del museo rappresentano una tappa fondamentale anche per la biografia del foto reporter, che insieme alla sua famiglia nel 2013, settant'anni dopo lo sbarco degli Alleati in Sicilia, ha ripercorso quei territori. In esclusiva per la città di Catania al museo sarà esposta l'inedita raccolta di fotografie, realizzate da Carmelo Nicosia, il suo fotografo personale. I suoi lavori, testimonianza del profondo legame viscerale che attanaglia il famoso reporter alla terra sicula, sono stati rilegati e pubblicati postumi nel libro "Phil Stern. Welcome back to Sicily". L'iniziativa dedicata a Phil Stern può essere considerata a tutti gli effetti un tentativo di innesto della Public History anche in quel di Catania. Il fine ultimo della Fondazione Oelle è legato al bisogno profondamente sentito di diffondere e al tempo stesso di mantenere vivo un passato che non merita di finire nel dimenticatoio. Ancora una volta Inghilterra e Francia, terreno fertile per la public history, sono gli esempi presi come modello da seguire per la creazione di una memoria storica di valore. Non a caso, infatti, la Fondazione Oelle predilige i territori dello Sbarco alleato degli americani al fine di renderli appetibile meta dei turisti. Il loro interesse si focalizza non soltanto sulla salvaguardia di tutti quei luoghi palpitanti di storia e cultura, ma in larga parte anche sullo sviluppo socio-economico della città. L'idea di riportare in luce una fetta della storia contemporanea nasce dalle iniziative inglesi e francesi, che dai loro luoghi di carattere storico-artistico hanno tratto grandi vantaggi per le casse del proprio paese.
La realizzazione di un percorso turistico mirato per riportare sotto i riflettori i luoghi che hanno fatto da scena ad uno degli eventi più memorabili della Seconda Guerra Mondiale rientra negli obiettivi che la Fondazione cerca di perseguire per la sua terra. Lo stesso Museo dello Sbarco, fino a prima della realizzazione del "Phil Stern Pavilion", poteva mostrare agli occhi dei visitatori soltanto l'aspetto più sanguinoso e violento, concentrandosi sulla guerra e sulle armi, tralasciando l'altra faccia della medaglia, quella sociale. Ciò che emerge dalla collezione degli scatti del fotografo americano è la vita vera, le emozioni scalpitanti del popolo che ha vissuto un dramma ineguagliabile e che finalmente può assaporare il gusto della libertà. Forse anche più delle parole, solo le immagini, inconfondibili nel loro modo di comunicare così diretto e chiaro, possono porre le basi per un presente culturalmente solido, forte di un passato di grande rilevanza, in vista di un futuro degno dei suoi fasti passati. Oltre ad essere volta alla costruzione di una memoria collettiva, la mostra permette agli astanti di vivere un evento racchiuso in un passato non troppo lontano, degno di vivere nella mente e nel cuore del mondo intero.