Treviso. "Prima di essere celebre, Rodin era solo". Questo è l'incipit con cui si apre il libro che Rainer Maria Rilke aveva scritto su Rodin a inizio Novecento. Cosa c'entra con Treviso? Marco Goldin, curatore della mostra "Rodin. Un grande scultore al tempo di Monet" e dell'intero progetto trevigiano Linea D'Ombra, ai tempi della stesura della sua tesi di laurea si era imbattuto in questo libro e ne era rimasto totalmente folgorato. Rodin era a lui tanto vicino, uomo solo nel suo amore per l'arte, isolato dal resto del mondo, in armonia nel suo spazio fatto di marmo e scalpellino. E' in seguito a questo incontro che Marco Goldin può dare ufficialmente il via ad un percorso espositivo aperto al pubblico fino al prossimo 03 giugno. Ben 50 sculture, accompagnate da circa 25 opere su carta, si alterneranno tra le splendide sale del Museo di Santa Caterina a Treviso. Provenienti direttamente dal Musée Rodin di Parigi, i capolavori del grande artista giungeranno in Italia in una tappa conclusiva per porre fine ai festeggiamenti tenutisi per tutto l'anno 2017 in occasione del centenario della morte di Auguste Rodin. Il grande maestro lasciò una traccia di sé e del proprio genio compositivo negli anni '40 dell'Ottocento fino al 1917, anno in cui con lui si spense la luce del marmo che aveva illuminato la sua esistenza fino a quel momento. I capolavori hanno viaggiato per il mondo, partendo dal Grand Palais di Parigi per giungere poi al Metropolitan di New York e chiudere infine questo tour con l'unica tappa italiana presente in programma. Treviso potrà vantarsi di essere il teatro della più grande e rinomata performance espositiva del nuovo anno 2018. Questa importante opportunità è dovuta non soltanto allo stretto rapporto che intercorre tra il museo parigino e il curatore della mostra, Marco Goldin. Un dato che non può essere sottovalutato, al fine di capire perché sia stata scelta proprio la Treviso, è da ricollegare all'appartenenza alla medesima città di uno dei più illustri colossi nella storia della scultura del Novecento italiano, Arturo Martini. La mostra è un momento importante per il Museo di Santa Caterina, perché vede per l'occasione l'inaugurazione e l'apertura al pubblico degli spazi totalmente restaurati della sala ipogea, dedicata al pittore trevigiano, Giovanni Barbisan. All'interno delle ampie sale saranno allestiti fino a giugno percorsi espositivi che permetteranno ai visitatori di giungere ad opportune conclusioni, passando in rassegna non soltanto le mastodontiche opere scultoree più celebri di Rodin, ma anche i suoi disegni, le sue bozze, la fase iniziale e fondamentale per il passggio alla realizzazione concreta dell'opera. A tal proposito bisogna ricordare che Rodin, prima di avvicinarsi al mondo del candido marmo, si specializzò soprattutto nel disegno, affinando le pratiche e le tecniche artistiche presso la Petite E'cole, che abbandonò solo quando scoprì la sua profonda attitudine per la scultura. La mostra è strutturata seguendo tutte le tappe fondamentali, attraverso le quali si è sviluppata la formazione artistica e culturale del grande Rodin. Brillano nei grandi saloni del museo le opere raffiguranti il "Bacio", ispirato alla storia di Paolo e Francesca, decantata da Dante nel V canto dell'Inferno, la fusione in bronzo del "Monumento a Balzac", il "Pensatore", l'"Uomo dal naso rotto", per poi giungere ad una delle più celebri, la colossale opera bronzea dei "Borghesi di Calais" e la "Porta dell'Inferno", ispirato alla Divina Commedia. Da questo alternarsi di forme, figure anatomiche colte nella loro staticità, cui si contrappongono quelle maggiormente dinamiche e flessibili, emergono i forti interessi dell'artista per l'arte rinascimentale in Italia e, soprattutto, quel legame che lo univa al maestro per eccellenza, il grande Michelangelo, senza nulla togliere agli importanti insegnanti appresi da Donatello e dal Bernini. Come supporto alle sue opere sarà parte integrante della mostra espositiva una monografia dello scultore, utile per capire i meccanismi che portavano il celebre Rodin a rendere morbido e malleabile il marmo, consentendo al gesso di vibrare nella sua compattezza, prima ancora delle innumerevoli fusioni in bronzo, che si aggiunsero ai suoi capolavori. Si potrà assistere alla perfetta osmosi tra pittura e scultura: il marmo che incontra la tela e le sue infinte sfumature, i colori si fondono con il candore marmoreo, grazie ad alcune testimonianze fondamentali per chiudere quel percorso artistico e formativo di Rodin. Non dovrà stupire, a tal proposito, l'esposizione di una nota tela di Edvard Munch, del 1907, ritraente la statua del "Pensatore" a Lubecca, nel giardino del dottor Linde, grande appassionato di arte e collezionista sia di Rodin, che di Munch. Ma la mostra non finisce di stupire. Dopo il post-impressionismo del pittore norvegese, segue la presenza di un altro capolavoro, simbolo dell'impressionismo di Monet, "Reti da pesca a Pourville", risalente alla fine degli anni '80 dell'Ottocento. Questo rincontrarsi dei due artisti contemporanei rappresenta il riecheggiare delle loro opere in mostra già nell'estate del 1889 a Parigi presso la Galleria di Georges Petit, che all'epoca vantava alcuni dei capolavori presenti oggi al Museo di Santa Caterina a Treviso. Attraverso questo percorso espositivo, unico nel suo genere, i visitatori avranno la fortuna di un confronto a tu per tu con l'artista, supportati da lettere e documenti biografici, necessari per definire la storia e lo sviluppo della scultura negli ultimi decenni del XIX secolo e nei primi due del XX secolo.