
Milano. Una nuova concezione dell'uomo, dei suoi rapporti col mondo e con la natura, la riscoperta degli antichi testi classici e dei canoni artistici greci, la filologia, la razionalizzazione del corpus giuridico romano. Se il rinnovato fervore delle humanae litterae fece da apripista all'epoca d'oro del Rinascimento - l'antropocentrico Rinascimento, secondo la definizione di Burckhardt - e culminò nella produzione artistica italiana, altrettanto vero è che il clima di vivacità culturale varcò i confini nostrani attecchendo nelle corti di tutta Europa. In Francia, il mecenatismo di Francesco I si risolse nella straordinaria primavera della Scuola di Fontainebleau; nelle Fiandre, i temi cardine del rinnovamento culturale si erano già manifestati nella prima metà del Quattrocento. La Germania, il cui territorio al tempo coincideva con il vecchio Sacro Romano Impero, non si estraneò dal clima rivoluzionario, sia sotto Massimiliano che sotto le spinte accentratrici del figlio Carlo V. Se la scoperta del Nuovo Mondo, da un lato, aveva ampliato gli orizzonti di quell'uomo ora, finalmente, al centro della speculazione e delle arti, dall'altro aveva trafitto le tradizionali vie dei traffici e degli scambi in Europa. Lungo queste piste si trovava la città di Norimberga, snodo commerciale e centro artigianale di primo livello, lì dove avvenne la formazione di Albrecht Dürer. Non semplice pittore ma artista a tutto campo: matematico, incisore, saggista. A Magonza, Gutenberg aveva sdoganato la stampa, grazie ai caratteri mobili già realizzati in Cina secoli addietro e grazie alla tecnica di fusione del metallo sperimentata a fine Trecento in Corea. Dürer, uomo del Rinascimento, seppe condensare le nuove conoscenze ergendosi, con Holbein il Vecchio e Lucas Cranach, a maestro dell'arte xilografica. Nella pittura si rivela tutta la sua sagace versatilità: la nuova idea del mondo, già delineata in alcuni scritti, fu resa con un realismo rigoroso, chiaro debitore di un approccio scientifico e razionale alle arti. Determinanti, in tal senso, furono il soggiorno svizzero di Basilea, prima, e soprattutto quello italiano poi, che gli permise di conoscere i capolavori del Mantegna e dei Bellini. Lo studio della prospettiva e il senso geometrico delle proporzioni furono al centro dei suoi interessi e di nuovi scritti. E ancora la natura, al centro dei suoi acquerelli ma anche delle incisioni della seconda parte di carriera, dedicata quasi del tutto alla grafica. La mostra "Dürer e il Rinascimento tra Germania e Italia", di scena al Palazzo Reale di Milano fino al 24 giugno prossimo, vuole illustrare la grande e luminosa produzione dell'artista di Norimberga, il fervore culturale del tempo e l'atmosfera di autentico cosmopolitismo. In mostra capolavori afferenti a tutte le declinazioni artistiche da lui praticate: disegno, pittura, grafica. Tra i protagonisti della mostra altri artisti tedeschi a lui contemporanei come Lucas Cranach e Hans Baldung, nonché maestri italiani come Mantegna, Lorenzo Lotto, Leonardo e Giorgione.