
Svizzera-Polonia. L'allargamento dell'Europeo a 24 squadre ed il ripescaggio delle migliori terze hanno contribuito a creare un tabellone piuttosto elaborato e polarizzato, con tutte le big nella parte destra e destinate ad incontrarsi prima dello scontro finale. Non necessariamente un male, specie considerando che la fase a gironi ha regalato non poche sorprese, sgomberando il campo delle certezze acquisite sulla carta. Svizzera-Polonia, ad esempio, è una sfida nettamente equilibrata, che mette di fronte due delle compagini più solide della prima fase. Solida è senz'altro la selezione di Adam NawaÅ‚ka, che nel gruppo non ha subito goal e costretto la Germania al pari. Merito di una fase difensiva che ha funzionato a puntino, merito soprattutto dell'equilibratore Grzegorz Krychowiak, uno degli MVP del torneo (nonché uno dei miei metodisti prediletti), baconiano nel suo distruggere e proporre calcio. Se il capitano Robert Lewandowski non si è ancora sbloccato, oggetto com'è delle attenzioni particolari delle difese avversarie, il compagno di reparto Arkadiusz Milik è stato decisivo nella sfida contro l'Irlanda del Nord, più pasticcione in altre, ma comunque sempre prezioso in un lavoro di raccordo e collante che propriamente non gli appartiene. La Svizzera è invece giunta agli ottavi piazzandosi alle spalle dei padroni di casa francesi. Una vittoria e due pareggi nel girone, ma con la certezza di aver affrontato ogni gara con la volontà di imporre il proprio gioco. Il faro della nazionale di Petković resta Granit Xhaka, metronomo dal quale si dispiegano tutte le energie offensive degli elvetici, e la sfida con il dirimpettaio Krychowiak sarà senz'altro una delle chiavi dello scontro.
La chiave e i potenziali match winner.

Oltre al mediano del Siviglia, per la Polonia potrebbe essere giunta l'ora di Lewandowski. L'ariete del Bayern potrebbe infatti approfittare della tenuta non proprio stagna della coppia centrale svizzera per timbrare il suo primo centro. La Svizzera, così come la Polska, non ha avuto molte difficoltà a creare, quanto piuttosto a finalizzare. Nell'ultima gara contro la Francia, Seferović si è accomodato in panchina per lasciare spazio alla nuova star del firmamento alpino, Breel Embolo, autore di una prova maiuscola anche se poco incisiva verso i legni. Entrambe, comunque, cercheranno di fare la partita a Saint-Étienne. L'impressione è quella di una sfida che potrebbe prolungarsi oltre i 90', nella quale tutto o quasi passerà attraverso l'asse Xhaka-Krychowiak, gli uomini destinati ad accendere le speranze di gloria delle rispettive nazionali.
(in foto: le impressionanti prestazioni di Xhaka e Krychowiak, fulcri del gioco, nelle elaborazioni xG di 11tegen11)
Ungheria-Belgio. Di fronte ai Magyarok ammirati nel girone eliminatorio bisogna togliersi tanto di cappello, e cospargersi il capo di cenere, come nel caso del sottoscritto. Erano, infatti, piuttosto scontati i pronostici che davano la nazionale ungherese come vittima sacrificale, seppure al cospetto di rivali non certo di primissima levatura. La sorpresa non è stata il primo posto finale, quanto la fluidità di manovra, la capacità di uscita dal pressing e gli automatismi sorprendenti degli uomini di Storck, capaci di abbattere i rivali "asburgici" dell'Austria e di impattare - meritando forse di più - contro Islanda e Portogallo. Pur nel quadro di un organico povero di qualità individuale, è stato il collettivo - unito alla eccellente condizione fisica - la chiave del girone trionfale, a fronte di avversari più ricchi di talento ma assai meno pregni di idee. Sarà il caso dei rivali degli ottavi, il Belgio allenato (male) da Marc Wilmots. I Rode Duivels hanno mostrato le solite, gravi difficoltà contro squadre capaci di un arrocco granitico, lasciandoci le penne con l'Italia e sbloccandola sono in ripartenza contro la non irresistibile Irlanda. Saranno proprio i contropiedi il pericolo maggiore per i magiari, spesso portati a lasciare l'uno contro uno nelle retrovie: ecco perché la gestione della palla sarà ancora più importante che nelle altre gare.

La chiave e i potenziali match winner. Sarebbe scontato nominare in blocco l'undici ungherese. Dico dunque l'eterno Zoltán Gera, ma anche Ãdám Nagy, regista classe '95 capace di disimpegnarsi con entrambi i piedi, veloce di gambe e di testa, autore di una prima fase perfetta. Nel Belgio molto dipenderà ancora da Kevin De Bruyne, apparso un po' appannato - per colpe anche non sue, spesso messo fuori dal cuore del gioco - ma comunque in grado di accendere la miccia dei suoi. Le chiavi del confronto di Tolosa saranno dunque l'efficacia dell'Ungheria di trovare lo sbocco alla sua manovra ariosa e la capacità dei belgi di pungere con gli uomini più veloci, liberando gli arieti a rete.